XX

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Il sole sta iniziando a tramontare.
L'erba e le foglie degli alberi assumono sfumature arancioni e nelle case in lontananza iniziano ad accendersi le prime luci.
Harley non è ancora tornato ma sono sicura che non si sia allontanato di molto.
«Tutto quello che fanno gli umani  è pensare. Pensare e basta. Ma non si stancano mai?»
Al suono di quella voce sobbalzo.
Asmodeo è accanto a me. Lo stesso volto i cui lineamenti avevo intravisto solo di sfuggita, adesso è rivolto verso il villaggio. Il demone ha le mani incrociate dietro la schiena e la postura dritta .
«Buonasera, Eirene.»
Non rispondo al saluto perché la gola sembra seccarsi all'improvviso e le parole non vengono fuori.
«Sei sola, vedo. Mio figlio si è già stancato di te? Che gran maleducato.»
Stringo i pugni.
«Non è come pensi.»
L'accenno di un triste sorriso fa la sua comparsa sul suo viso.
«Ti sbagli, Eirene. È esattamente come penso.»Fa una breve pausa.
«Lo ha scoperto, vero? Avete ricordato. Entrambi.»
È la verità.
«Probabilmente però sarai un po' confusa. Lascia che ti spieghi.»
Desiderosa di saperne di più lo lascio parlare. Non che possa fermarlo, comunque.
«Ogni demone ha il suo angelo. E tu sei il suo.»
Pensando di aver capito male lo fermo.
«Spiegati meglio.»
Ricevo un'occhiataccia ma fa come gli ho chiesto.
«Non è un mistero che tra Inferno e Paradiso ci sia una differenza abissale. Così come tra gli appartenenti alle diverse fazioni.
Ma proprio questa differenza è fondamentale perché permette alle due parti di completarsi a vicenda. Non esisterebbe l'una senza l'altra. Ma avvicinandosi si consumano.
L'uno vive dell'altro e viceversa.
È estremamente raro che il demone e il corrispettivo angelo si incontrino ma con voi è successo e non è esattamente un bene.»
Non ho il tempo di elaborare il tutto che una domanda si fa strada nella mia testa.
«Ma non dovrebbero odiarsi?»
«Non è così semplice. Si odiano. Ma l'odio è un sentimento e quando è così millenario e forte è facile che si trasformi in qualcos'altro.»
«in cosa?»
La risposta non arriva ed io non chiedo oltre.
Non sono un angelo, penso.
Il silenzio viene presto interrotto dall'arrivo di Harley.
Corre verso di noi ad una velocità impressionante. A volte mi scordo della sua vera natura. Chissà cos'altro può fare.
Solo adesso mi rendo conto di quanto io sappia poco di lui.
Vengo presto distolta dai miei pensieri quando vengo presa per un braccio e trascinata indietro.
Adesso Harley è davanti a me e sembra voglia proteggermi con il suo corpo.
Le mani strette in due pugni, gli occhi più rossi che mai.
«Padre, cosa ci fai qui?»
La voce calma e composta sembra quasi essere fuori posto in quel momento.
«Lo scoprirai presto, immagino.»
Guarda il vecchio orologio che porta al polso e sospira.
Proprio mentre sto per chiedere spiegazioni, sento un leggero vento scompigliarmi i capelli.
Lentamente mi volto, qualche ciocca ancora davanti al viso.
La prima cosa che vedo sono le ali bianche.
Alte, imponenti, candide ali.
Sono angeli, mi dico.
Però quella dipinta sul loro viso non è l'espressione serena che immaginavo.
Le loro labbra sono contratte in un ghigno, i loro occhi però sono inespressivi.
Una bellezza glaciale.
«Harley.» Lo chiamo sfiorandoli la spalla.
Si volta anche lui e sembra più sorpreso di me.
«Cosa ci fanno qui?» La mia domanda viene trasportata via dal vento che si sta facendo sempre più forte man mano che gli angeli avanzano.
Harley sposta lo sguardo dal padre ai nuovi arrivati in maniera frenetica.
«Ce ne avete messo di tempo.»
A parlare è Asmodeo.
Ha lo sguardo fisso sul figlio, il volto inespressivo ma non sta parlando con lui.
Harley reagisce all'istante.
Con un braccio mi avvicina a lui, mi tiene stretta, come se non volesse lasciarmi andare.
«Sei stato tu a chiamarli? Tu? »
Le parole escono fuori in un ringhio. Asmodeo smette di fissarlo per guardare poi in un punto dietro le nostre teste.
«Mai fidarsi di un demone, figlio mio.» sussurra.
Ci supera con passo veloce e raggiunge gli angeli.
Harley lo segue con lo sguardo pieno d'odio.
Mi stringe ancora di più.
«Vogliono te» sembra gridare.
Quei mostri dalle bianche ali che nel sogno ci rincorrevano su per la collina, adesso ci sono davanti e aspettano il momento adatto per prendermi e portarmi via.
So che il demone che mi è accanto sta valutando la situazione. Ma non più farcela. Anche con tutta la rabbia che prova in questo momento, la differenza numerica ci travolgerebbe.
È in questo momento che vorrei essere qualcosa di diverso.
Vorrei essere più forte, mettere paura, minacciare chi fa lo stesso con noi.
Ma sono inutile.
«Harley, lo so cosa stai pensando. Non lo fare. Non vinceresti e lo sappiamo entrambi.»
Le mie parole non lo scalfiscono.
«No.» si passa una mano  fra i capelli, frustrato.
«Non ti lascerò portare via di nuovo. Ce la farò. Devo farcela. Forse tu potresti distrarli mentre io li sorprendo da dietro, oppure possiamo provare a scappare verso il villaggio, io...»
Non fa neanche in tempo a terminare la frase che suo padre prende parola.
«Lasciala andare. Consegnagliela  adesso e non ci sarà bisogno di scontri inutili. Lo sai che non ce la potrai mai fare da solo. Insomma, tu ho insegnato ad essere più intelligente di così.»
«Non lo farò.»
«Ascolta, sii ragionevole. Sei il mio unico erede, un giorno avrai tu il comando di una porzione degli Inferi e vuoi lasciare che questo... essere ti consumi?»
«Smettila.»
«Di fare cosa? Di cercare di farti ragionare? Quello che vuoi tu non è ciò di cui hai bisogno. Avresti tutto, tutto.»
«Ti ho detto di smetterla.»
Intanto la presa sul mio braccio inizia a indebolirsi.
Forse potrei scappare, sparire per sempre. Lui sarebbe in salvo. Non dovrebbe più scegliere, rinunciare a così tanto. E lo sarei anch'io.
Gli angeli iniziano ad avanzare e capisco che è il momento giusto.
Mi libero dalla stretta ed inizio a correre.
Non mi guardo indietro anche se sento chiamare il mio nome.
Probabilmente me ne pentirò, penso.
Sono una vigliacca.
Ma per una volta ho pensato anche a me stessa.
La mia corsa viene presto interrotta però quando vengo tirata indietro con forza.
«Dove pensi di andare?»
Alzo gli occhi e la persona che mi trovo davanti non è chi mi aspettavo.
«Damon?»

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