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«Eirene! Dove vai?»
Il battito del mio cuore è accompagnato dal suono delle mie risate. I piedi scalzi ad ogni passo entrano a contatto con l'erba. È così bagnata che ho paura di scivolare. Quando sento la sua voce farsi sempre più vicina inizio a correre. Non voglio perdere anche questa volta.
«Guarda che tanto ti raggiungo!»
Sento da lontano l'eco della sua risata.
Accelero e quando arrivo vicino al vecchio albero, mi manca il fiato.
Mi siedo sulla grandi radici e aspetto. «Ti ho lasciato vincere, ringraziami.» Sospiro e gli lancio un'occhiataccia.
«Stai scherzando, vero? Accetta la sconfitta. Io sono più forte.» Gli faccio la linguaccia.
«Non è assolutamente così. Voi femmine siete troppo deboli. Vi possiamo battere quando ci pare.»
Continuo a guardarlo male e aspetto che si scusi. Quando non lo fa, mi giro dall'altra parte e metto il broncio.
«Ren? Dài su, non fare così.»
Gli do ancora le spalle anche se sul mio viso ormai c'è un sorriso. Lo prendo in giro ogni volta ma non se ne accorge mai.
«Eh va bene, scusa. Non intendevo dire quelle cose.» Non basta.
«E poi?» Per poco non sono scoppiata a ridere, mi avrebbe sicuramente scoperto.
«Uff, mi arrendo. Ammetto che sei più forte tu. Adesso ti giri?» Mi volto. Gli occhi scuri non nascondono la sua preoccupazione ed i capelli sono arruffati più del solito. Quando vede che sto sorridendo noto l' espressione sul suo viso. È  fantastica.
«Mi hai preso in giro. Di nuovo.»
Scoppiamo a ridere nello stesso momento e senza che se ne accorga ricomincio a correre verso casa.

Quando mi sveglio sono sorpresa di trovarmi nel mio letto. Mi sembra di poter sentire ancora l'erba umida sotto ai piedi, la ruvidezza della corteccia dell'albero, la risata di quel bambino. Mi porto una mano sulla tempia mentre ci ripenso. Era tutto così familiare. Ho la sensazione di conoscere quel bambino da anni ma non lo ricordo. Ripenso alle emozioni provate in quel sogno. Ero felice, serena. Se mi concentro abbastanza posso ancora sentire l'eco delle nostre risate.
Con calma mi vesto e scendo a fare colazione. Dopo aver salutato la nonna, esco e mi dirigo verso la fermata. Il cielo è coperto da nuvole scure e fa freddo. Mentre aspetto, osservo il mio riflesso nelle pozzanghere create dalla pioggia che tappezzano la strada. Sono sempre io. Non faccio in tempo ad alzare lo sguardo che i miei piedi vengono affiancati da quelli di qualcun altro. Damon è vicino a me e mi sorride.
«Buongiorno.»
Sorrido anch'io.
«Sai, dovesti smetterla di spuntare così all'improvviso.»
Riporto lo sguardo sui miei piedi.
«Impossibile. È una delle mie qualità.» Anche se in questo momento non lo sto guardando posso immaginare il ghigno sul suo viso.
«Come mai sei qui?»
«Passavo di qui e-» Lo fermo prima che possa continuare.
«Ti ha mandato Sel,vero?» Mi protegge anche quando non c'è.
«Già. È voluta rimanere con Daniel anche oggi.» Me ne ero totalmente dimenticata.
«Come sta?»
Si limita a scuotere la testa prima di rispondermi.
«Ha avuto una ricaduta. Il coltello... Aveva una componente demoniaca. L'alcol ha solo evitato che la ferita si infettasse ulteriormente ma non l'ha guarito.»
Rimaniamo in silenzio per un po'. Penso a Selene, a come tutto sia cambiato in così poco tempo. Penso a come dall'arrivo di due semplici ragazzi possano essere entrati nella mia vita così tanti problemi. Demoni, angeli. Cose di cui prima ne negavo addirittura l'esistenza adesso si sono intrecciate alla realtà. Il rombo di un motore mi distoglie dai miei pensieri. Una moto nera si ferma esattamente di fronte a me. Le due ruote hanno sconvolto i confini irregolari di una pozzanghera.
Quando si toglie il casco lo riconosco. Stessi capelli marroni, stessi occhi neri. Quando incontro il suo sguardo, il cuore sembra smettere di battere. Non diciamo niente. Sono io la prima a interrompere il contatto visivo. Solo in quel momento il ragazzo sembra notare Damon che, immobile, lo fissa con la mascella contratta e le mani strette in un pugno.
«Gabriel.» Il suo tono è tranquillo, non esprime alcun emozione.
«Demone.» Mi sorprendo di come una semplice parola possa celare così tanto astio.
«Devo dire che iniziavi a mancarmi. Quanto tempo sarà passato dal nostro ultimo incontro? Ho perso il conto.» Quindi si erano già visti?
«Tu invece non mi sei mancato affatto, considerato che a questo punto avresti già dovuto essere morto.» La risata di Harley è l'unica cosa che sento. Ricordi, immagini, suoni che non riesco ben a decifrare mi invadono la mente.
«Davvero credevate che avrei lasciato questo mondo così facilmente? Non siete imbattibili e neanche superiori a noi. Tantomeno tu, un semplice Protettore.» Il termine esce con disprezzo dalle sue labbra.
Vedo qualcosa scattare negli occhi di Damon. Una scintilla pericolosa li anima. Inizia ad avanzare verso di lui. Harley non sembra  minimamente spaventato.
«Vuoi attaccarmi? Accomodati. Di certo non sarò io il primo a violare il Patto.» Questo sembra farlo esitare. Dopo averci pensato per qualche secondo, si calma e riprende la sua posizione al mio fianco.
«Cosa vuoi, Demone?» È tutto ciò che gli chiede.
«Semplicemente riprendermi ciò che mi aspetta.» Quegli occhi scuri percorrono la mia figura e non mi lasciano per un istante. Sembra essersene accorto anche Damon perché mi prende per un braccio e mi avvicina a lui con fare protettivo. Il suo sguardo però ancora non mi abbandona e vengo attraversata da brividi di piacere. Mi stupisco delle mie stesse sensazioni. Dovrei essere spaventata e sentirmi minacciata ma invece mi sento al sicuro. In questo momento la mano di Damon sulla mia pelle mi mette solamente a disagio.
«Lasciala andare.»
Quello che esce dalla bocca di Harley è un comando.
«No. La devo proteggere. La devo proteggere da quelli come te.»
Damon mi avvicina ancora di più. Il suo tocco comincia a bruciare.
«Ti ho detto di lasciarla andare. Non la devi toccare.» Per la prima volta sento Harley perdere il suo tono calmo e la rabbia inizia a fargli tremare la voce. Sono spaventata. Terrorizzata da quello che potrebbe veramente accadere se perdesse il controllo. Così mi allontano dal Protettore, liberandomi della sua stretta. Damon mi fissa tra il sorpreso e il deluso mentre inizio ad indietreggiare. Poi scappo. Inizio a correre senza una meta. Non mi guardo indietro. Ho solo uno scopo: allontanarmi da tutto.

N/A:
Pensavo di cambiare nome ad Harley. Mi piace molto ad esempio Jem. Oppure lascio questo? Se avete dei nomi in mente non esitate a commentare!
Fatemi sapere cosa ne pensate.

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