XIV

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Altre tre ore sono passate e non so più cosa fare. Ogni mezz'ora la porta bianca viene aperta e lo stesso ragazzo che mi ha rapito viene a controllarmi. Non dice niente. Si assicura solo che io sia ancora lì e poi se ne va richiudendo dietro di sé la porta. Ho provato a fargli qualche domanda ma non sembra volermi ascoltare. Mi ignora.
Anche in questo momento la porta si apre ed i tendaggi blu vengono scostati per permettere il passaggio.
Con un cenno del capo mi saluta per poi tornare indietro ed uscire.
Affondo la faccia nel cuscino annoiata. Non c'è via d'uscita.
Sento il cigolio della porta che si chiude, però c'è qualcosa di diverso: manca lo scatto finale.
Senza perdere tempo mi alzo in piedi e mi avvicino all'uscita. Con cautela spingo sulla familiare maniglia antipanico. Si è aperta. Devo trattenere un grido di gioia. Cercando di non fare rumore, esco in corridoio. Non c'è però il silenzio che mi aspettavo. Musica da discoteca. La riconosco subito. Sembra lontana ed il suono è per la maggior parte attutito dalla pareti.
Mi lascio la stanzetta alle spalle e seguo la musica cercando di trovarne la fonte. Il rumore  si fa più potente man mano che raggiungo l'ultima porta a destra prima del corridoio.  Non mi chiedo neanche cosa potrò trovare dietro. La apro e basta.
La prima cosa che sento è il forte odore di tabacco. L'oscurità è attraversata da barre di luci led, come quelle nel corridoio ma di un colore più tendente al blu. Senza neanche vedere dove metto i piedi avanzo finché non arrivo ad un'altra tenda blu. Devono essere proprio fissati con questo colore.
La apro e vengo catapultata in una nuova atmosfera. Sono in un locale gremito di gente. L'oscurità è ancora il fattore dominante ma le luci a intermittenza illuminano la folla. Mi trovo esattamente dietro al bancone dove due ragazze stanno servendo dei drink di un colore tendente al nero. I loro movimenti sono automatici e veloci ed osservandole rischio di cadere in una specie di trance. Mi muovo velocemente sperando di passare inosservata e riesco a mischiarmi tra la gente.
Lancio un'occhiata alla tenda da cui sono entrata. Il ragazzo biondo è lì che cerca qualcuno. Me. Cerco di mimetizzarmi meglio che posso ma in mezzo a tutti quei vestiti provocanti, i miei jeans saltano subito all'occhio. La gente non aiuta. La maggior parte delle persone quando mi vede passare si scosta facendo una faccia disgustata, altri si leccano le labbra. Mi sento a disagio e voglio uscire da qui al più presto.
La musica continua a pompare dalle casse e le luci adesso seguono un nuovo schema.
Mi guardo indietro ancora una volta: il ragazzo è sparito.
Il panico mi assale e mi manca l'aria. Non esito a spingere e dare gomitate per farmi spazio e quando arrivo alle scale che si trovano vicino alla porta d'uscita, devo fermarmi per qualche secondo. La pausa non dura molto però perché vengo presa per un braccio e trascinata sotto l'impalcatura di ferro.
Sto per mettermi a gridare quando lo vedo: Harley.
«Cosa ci fai tu qui?» Fatico a fare la domanda perché sono ancora senza fiato.
«È quello che io dovrei chiedere a te.» Non ha tutti i torti.
«Lo sai che posto è questo? Ti sei guardata un po' intorno?»
Con una mano sulla spalla mi gira e mi indica una coppia che sta ballando vicino ad un divanetto bianco. «Li vedi quei due?» Annuisco. «Guarda i loro occhi.»
Faccio come dice e il respiro mi si blocca in gola. Le iridi brillano di un rosso intenso. «Demoni.» sussurro ma lui sembra sentirmi lo stesso.
«Esatto. Adesso vuoi spiegarmi cosa ti è venuto in mente di venire in un locale come questo?» chiede con una punta di rabbia nella voce e anche con quella che sembra... preoccupazione?
«Non ci sono venuta di mia spontanea volontà. Mi hanno rapita e adesso mi stanno cercando v-». Mi interrompe quasi subito.
«Frena. Ti hanno rapita?» un misto tra scettico e incredulo.
«Sì. Ti sto dicendo la verità. Ero in biblioteca però poi al momento di andare via non mi andava di disturbare Selene e Daniel e quindi ho chiesto un passaggio ad un ragazzo che passava di lì che mi ha portato qui e chiusa in una stanza.»
Mi interrompe per la seconda volta.
«Sei salita in macchina con uno sconosciuto? Ma cosa cavolo ti è saltato in mente?»  Sono appena stata rimproverata da un demone. Fantastico.
«Si,beh, vedi...» Mentre cerco di inventare una qualche scusa mi guardo attorno. Tra la miriade di corpi una chioma bionda attira la mia attenzione. Ed è vicina. Troppo vicina.
«Oddio, Harley. Mi devi aiutare, ti prego. Lui si sta avvicinando. Non mi deve vedere.» Contrae la mascella.
«Descrivimelo.» dice.
«Capelli biondi, occhiali da sole. Dovresti riconoscerlo. Solo lui li porta qua dentro.» Vedo lo sguardo di Harley posarsi su ogni persona finché non trova il ragazzo.
Senza preavviso mi prende per i fianchi e mi avvicina al muro, coprendomi la visuale con il suo corpo.
Sto per chiedergli di levarsi di dosso quando mi interrompe mettendomi una mano sulla bocca.
«Non ti muovere. È proprio dietro di noi.» Mi irrigidisco e faccio come dice.
Harley toglie la mano indugiando più del dovuto con la punta delle dita sulle mie labbra.
«Il tuo odore è troppo forte.  Ci troverà presto. Devi pensare a qualcos'altro e non concentrarti sulla paura che stai provando. Ci attira.»
Provo a far navigare i pensieri via, lontano da quella situazione ma la paura continua a stringere come una morsa.
«Non ci riesco.»
Alcune coppie che ci stanno vicino volgono lo sguardo nella mia direzione. Gli occhi sono rossi e brillano di odio e desiderio. Sento Harley imprecare e poi tutto succede in un attimo: le sue labbra sono sulle mie e le sue mani sono ai lati del mio viso. Automaticamente poggio le mani sulle sue spalle. Senza neanche accorgermene ricambio. Ricambio il bacio di un ragazzo che conosco a malapena, di un demone.
Però non penso più e con la coda dell'occhio vedo il biondo passare oltre.

N/A
Questo capitolo fa schifo,lo so. Perdonatemi.

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