Sono seduta in classe da non so quanto tempo. Il posto accanto a me è vuoto. Mentre aspetto che il professore faccia la sua comparsa, gioco annoiata con la matita facendone sbattere la punta contro la formica del banco. È un ritmo ripetitivo. Nervoso. Qualcosa però mi blocca la mano. Un tocco gelido. Pelle su pelle. Lo guardo negli occhi e mi perdo in tutto quel nero. Un angolo della sua bocca si solleva quando nota che lo sto fissando. Non ci diciamo niente. Una strana sensazione si fa strada dentro di me quando sorpassa il mio banco e va a sedersi nell'altra fila. Il posto al mio fianco non rimane vuoto per molto, però. Damon con un sorriso vi si siede poco tempo dopo. La lezione comincia con qualche minuto di ritardo.
Capisco che c'è qualcosa che non va quando la vista inizia ad appannarsi. Sbatto le palpebre più volte. Luci fortissime lampeggiano ad intermittenza. La testa comincia a pulsare violentemente. Mi sembra di aver vissuto tutto questo già in precedenza. Ho voglia di urlare dal dolore.
Immagini sfocate, sconnesse si fanno strada nella mia mente.
Prati verdi, nuvole, mani intrecciate.
Sento qualcuno chiamarmi insistentemente ed io le urlo di smetterla perché quelle grida non fanno altro che peggiorare la situazione.
«Eirene! Cosa succede?» È Damon. Provo a chiedere aiuto ma un'altra fitta lancinante mi blocca. Altre immagini. Una porta socchiusa, una corona di fiori.
«So cosa fare. Ci penso io.» Un'altra voce si è aggiunta.
«No. Devi starle lontano, demone.» Rabbia. Mi sembra di impazzire. «T-Ti prego...» Mi ritrovo a supplicare Damon di lasciarlo fare. Non mi importa quanto possa essere pericoloso. Voglio solo che tutto questo smetta. Vengo portata via. Parole in un antico idioma mi cullano mentre sono fra le braccia di Harley. Come spunta da un istinto primordiale inalo il suo profumo. La mia mente è in subbuglio ma il malditesta sembra essersi placato. Poi lo vedo. Eravamo piccoli. Stessi capelli marroni, stessi occhi neri. Ci teniamo la mano e corriamo. Non facciamo altro che scappare. Mostri dalle grandi ali bianche ci inseguono. Sono troppo veloci e sappiamo che ci raggiungeranno presto però non ci fermiamo. Abbiamo qualcosa che a loro manca. Coraggio. Quando arriviamo vicino al burrone mi trattiene per un braccio per evitare che io scivoli in quell'abisso. Potrei morire, penso. Poi mi guarda. Manca poco alla fine. Mi sussurra parole e promesse. Le lacrime iniziano ad inumidirmi il viso. Cerca di allontanarsi ma io non mollo la presa sulla sua mano. Controlla quanto manca all'arrivo degli uomini piumati. Mi sfiora la guancia con le labbra prima di lasciarsi cadere.
«Tornerò a riprenderti.»
Sono queste le sue ultime parole.
Quando apro gli occhi ormai il mio cuore batte ad un ritmo regolare ed il dolore è cessato. La mia anima però è sconvolta. Non posso negare l'evidenza adesso. La somiglianza è evidente. Il ragazzo che vedo davanti a me è lo stesso bambino del sogno. Mi allontano spaventata da lui. «Stai bene?» Non rispondo.
«C-chi sei?» La mia voce trema. Aggrotta le sopracciglia e mi guarda come se fossi pazza.
«Sono Harley. Non ti ricordi?» Come potrei dimenticarlo, mi dico.
«Chi sei veramente? Io ti conosco, ti ho già visto. Nei miei sogni, nei miei ricordi perduti...»
Il suo sguardo si indurisce. Sembra stia ripensando a qualcosa di doloroso. Un infausto accadimento del suo passato.
«Non è importante chi sono. Non lo è mai stato.»
Parole criptiche dal significato che non riesco a decifrare. È come se dovessi sapere qualcosa che però non ricordo. Poi dietro di lui una figura avanza a passo spedito. È Damon. Desiderosa di conforto corro per raggiungerlo. Harley mi osserva. I suoi occhi che fino a qualche secondo fa erano un miscuglio di emozioni, nel momento in cui mi getto fra le braccia del protettore si fanno vacui e spenti. Ritorna il gelo. Poi scompare. Mi allontano dal ragazzo. Il mio cuore si fa incredibilmente pesante. Però non cedo. Passo il palmo della mano sulle guance umide. «Io vado. Grazie... Di tutto.» Risponde con un cenno della testa. Mi chiede come sto. «Va tutto bene...io sto bene. Non ti preoccupare. Salutami Sel.». Corro via. Di nuovo.Una volta finite le lezioni, a cui mi sono imposta di partecipare, decido di non tornare a casa subito. Arrivo al parco. Fa freddo e le giostre sono vuote. Con la voglia di tornare bambina anche solo per un istante mi avvicino all'altalena ed inizio a dondolarmi avanti e indietro. Poi sempre più veloce. Sempre più in alto. Mi sembra quasi di toccare il cielo con un dito. Rido come non faccio da tempo.
Quando arrivo a casa è sera. La nonna non c'è ma non me ne preoccupo. È sempre in giro a quest'ora. Non ci penso neanche a mangiare. Vado subito in camera e dopo essermi messa una maglietta comoda con cui dormire, mi stendo sul letto. Mi giro e rigiro tra le coperte. Ripenso a tante cose. Tante persone. Poi mi addormento. Sogno.
Gelide dita mi accarezzano il volto, le braccia, le gambe. Mi infiammano e mi fanno rabbrividire allo stesso tempo. Morbidi capelli mi sfiorano il mento mentre il respiro caldo mi sfiora la pelle. Baci umidi sul collo tracciano una linea irregolare che sale fino alla mia guancia destra per poi scendere sul petto. Gemo. Così piacevole. Così reale. Cerco di avvicinarmi alla fonte di quell'idilliaco piacere e quando la mia pelle entra in contatto con quella di qualcun altro, apro gli occhi di colpo. Il mio petto si alza e si abbassa velocemente. Mi guardo intorno ma la stanza è vuota. Un alito di vento entra dalla finestra aperta. Non è stato un sogno. Qualcuno è stato in questa stanza fino a qualche secondo fa. Posso sentirne ancora il profumo.N/A: Scusate l'attesa 😁
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Pax
Paranormal[completata] Sono passati anni da quando I genitori di Eirene sono scomparsi. Non è rimasta da sola,però. Ogni giorno ad aspettarla a casa c'è la nonna. A scuola invece c'è Selene, amica di una vita. Ogni volta è stata lei a toglierla dai guai, a...