Sto correndo da più di cinque minuti e le gambe iniziano a farmi male. Però non desisto e continuo ad andare avanti rallentando solo un po' quando scorgo il cancello della scuola. Mancano due minuti al suono dell'ultima campanella. So di potercela fare.
Arrivo davanti alla porta dell'edificio proprio mentre si sta per chiudere e non faccio in tempo a salire l'ultimo scalino che mi sento afferrare da una mano che mi trascina dentro. «Ma che ca-...Sel ma sei impazzita?» Due occhi chiari mi fissano con impazienza.
«Io? Ah,sarei io quella pazza? Mi hai fatto prendere un colpo! Almeno avvisa che sei in ritardo,no? Pensavo ti fosse successo qualcosa, i-» Fumavo dalla rabbia. Adesso stava proprio esagerando. Capivo la preoccupazione ma non ero sua figlia. «Adesso basta! Sel non sono né tua figlia né il tuo animale domestico, devi smetterla di trattarmi come se mi dovessi costantemente proteggere! Sono in ritardo solo di pochi minuti che cosa credevi che mi fosse successo, eh?
Pensavi che mi avessero rapito gli alieni? Smettila di preoccuparti per ogni singola cosa! Non mi attaccheranno dei demoni o dei vampiri per rubarmi la linfa vitale se anche non sei con me ogni secondo!»
Rido solo al pensiero di esseri con corna e zoccoli da capre oppure di pipistrelli troppo cresciuti. Probabilmente leggo troppi libri. Mentre pronuncio le ultime parole la vedo spalancare gli occhi quasi terrorizzata. Cavolo, non pensavo che la mia immaginazione fosse così spaventosa. Forse ho esagerato.
«Mi dispiace, è solo che dopo quello che è successo ieri...» Abbassa lo sguardo e non riesco a non sentirmi in colpa per averle urlato contro in quel modo.
«Ehi, va tutto bene. Lo capisco, credimi. Però non ti preoccupare più troppo per me, ce la faccio da sola a difendermi. Vedi?» Indico il mio muscolo immaginario sorridendo. Lei scoppia in una risata e ci dirigiamo con calma verso il cortile. Ormai l'ultima campanella è suonata da un pezzo.Finalmente è arrivata l'ora di pranzo.
Durante le ultime ore nessuno mi ha dato fastidio ma invece di esserne felice sono più preoccupata. Ho paura di quello che potrebbe accadere.
Quando esco dalla classe mi accorgo di come il corridoio sia più pieno del solito. Riesco a raggiungere il mio armadietto anche se con una costola dolorante per tutte le gomitate ricevute.
Dopo che ho posato anche l'ultimo libro chiudo con uno scatto l'anta. Senza guardare avanti provo a dirigermi verso la mensa ma vado a sbattere contro qualcosa. Faccio solo in tempo a vedere una massa di riccioli biondi a terra prima di cadere anch'io sul pavimento. Devo aver messo male la caviglia perché quando provo a rialzarmi mi fa malissimo. Una volta in piedi mi maledico mentalmente: la persona che ho fatto cadere e che adesso sta cercando di rialzarsi è Hanna.
«Mi dispiace.» Non cerco neanche di apparire sincera perché so che non ci riuscirei. Da brava ragazza però le raccolgo il libro che le era caduto e glielo consegno. «Tieni ti er -...». Quando però Hanna solleva lo sguardo le parole mi muoiono in gola. Brividi gelati percorrono la mia schiena e non riesco a muovermi. Ciò che vedo non è l'occhiata carica d'odio che mi aspettavo ma un colore: rosso. Non vedo altro. Le iridi del color del sangue sono fisse su di me e su nient'altro. Quando la ragazza inizia ad avanzare il libro che tenevo in mano scivola a terra. Nel corridoio tutto sembra essersi fermato. Non un rumore giunge alle mie orecchie. L'attenzione di tutti sembra essere rivolta verso di noi.
Indietreggio lentamente senza però rompere il contatto visivo. Faccio qualche altro passo fino a che non sento la mia spalla sfiorare qualcuno. Per paura di incontrare un'altra faccia ostile, esito prima di voltarmi e la prima cosa che vedo sono due occhi verdi. Appartengono ad un ragazzo dai capelli neri e dalla pelle olivastra. Ci fissiamo per quello che sembra un'eternità ma che in realtà sono pochi istanti prima che lui distolga per primo lo sguardo fissando un punto alle mie spalle. Lo vedo serrare la mascella. Non appena provo a girarmi per vedere cosa sta osservando, mi afferra in fretta il braccio, senza però farmi male, e mi trascina dietro di lui come se volesse proteggermi.
So che Hanna è ancora davanti a me ma provo a non pensarci chiudendo gli occhi con violenza. L'immagine del ghigno sulla sua faccia sembra non voler lasciare la mia mente.
«Abbadon, è un piacere rivederti dopo tanto tempo». La sua voce è calda e decisa, in contrasto con quella che sento subito dopo.
«Mi sei mancato anche tu, Damon.»
Non ci stavo più capendo niente. Perché l'aveva chiamata Abbadon?
« Come ti fai chiamare adesso? Hanna, se non sbaglio. Beh, la creatività non è mai stato il tuo forte.
Ma dimmi, Han, posso fare qualcosa per te?». Una risata metallica risuona nel corridoio. Decido di sporgermi con la testa per vedere cosa succede. Immediatamente occhi color del sangue incontrano i miei. Non riesco più a muovermi. Ho paura. «Spostati,Damon. Non è te che voglio.» La voce di Hanna non è più la stessa. Appare più profonda, più malvagia, disumana.
Damon aumenta la stretta sul mio braccio e mi costringe a tornare ancora dietro la sua schiena spezzando così il contatto visivo.
«Davvero? Così mi ferisci.» Hanna, o quello che ne rimane di lei, avanza, sento i suoi passi farsi sempre più vicini. «Ho detto togliti.» Le parole escono fuori dalla sua bocca sibilando. Me ne convinco sempre di più. Quell'essere non è umano. Hanna non è umana.
«Cos'è mi vuoi attaccare? Lo sai che non puoi. Non vorrai mica violare il Patto, no?» La voce del ragazzo non lascia trasparire un minimo di paura. Come se tutto questo per lui fosse normale. Un urlo stridulo di frustrazione lacera l'aria.
«Non finisce qui. Non ci sarai sempre tu a difendere la Pax. A presto, Gabriel.» Non ci capisco più niente. La testa mi scoppia. Cos'è una Pax? Si riferiva a me? Perché l'ha chiamato Gabriel? Non si chiamava Damon? E perché lui l'ha chiamata Abbadon? Cos'era diventata Hanna? Un mostro?
Solo quando appoggio la fronte alla sua schiena per cercare di calmarmi, il ragazzo sembra ricordarsi di me. Mi prende con delicatezza la mano e attraversiamo il corridoio. Tutti gli studenti si spostano per farci passare, non mi sfuggono gli sguardi carichi d'odio che però questa volta non sono rivolti solo a me.
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Pax
Paranormal[completata] Sono passati anni da quando I genitori di Eirene sono scomparsi. Non è rimasta da sola,però. Ogni giorno ad aspettarla a casa c'è la nonna. A scuola invece c'è Selene, amica di una vita. Ogni volta è stata lei a toglierla dai guai, a...