XXX- Rebirth. (Fine)

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Le tende che circondano l'ampia sala sembrano fatte di neve.
Nascondono il pavimento dorato e le statue d'avorio.
Il trono su cui sono seduta ha accolto Gratiae per generazioni.
Accanto a me ce ne sono altri due sui quali siedono donne di etereo aspetto dai capelli dorati e la pelle diafana.
Sussurrano con eleganza alle orecchie degli angeli inginocchiati di fronte a loro.
Una dolce melodia invade l'aria.
Oggi scenderemo sulla Terra.
Insieme.
I soprusi attuati dall'attuale ordine di Protettori non sono passati inosservati.
E non sono più sopportabili.
Giustizia verrà fatta.
Gli animi corrotti lasceranno l'ordine ed i più onorevoli lo fonderanno di nuovo seguendo principi giusti ed inequivocabili.
Per ordine divino la pia pax sarà ristabilita.
Quando gli angeli lasciano la sala, ci spogliamo delle nostre vesti bianche e ci inginocchiamo davanti al catino d'argento posto al centro della sala.
Le nostre ali oggi si risveglieranno.
Intoniamo un canto di preghiera.
Posso sentire la pelle lacerarsi, il sangue scivolare sulla schiena.
La sofferenza è molta.
Ci teniamo per mano per farci forza a vicenda.
L'una capisce il dolore dell'altra.
Quando il processo è finito, il sangue viene raccolto nel catino ed usato come sacrificio.
La schiena,ancora intorpidita dal dolore, adesso accoglie  imponenti ali piumate.
Daphne mi avverte che è il momento di lasciare il Paradiso.
Non c'è tempo per esitazioni.
            
La prima cosa che noto è la pioggia.
Piccole e gelide gocce che si fanno strada
sul volto,
il petto,
le braccia.
Per la prima volta dopo molto tempo sento.
Il cielo.
Non me lo ricordavo così grigio.
E gli alberi così spogli.
È l'inverno, mi sussurra Daphne all'orecchio.
Inverno.
Parola che mi lascia un sapore strano in bocca quando provo a ripeterla.
I ricordi mi trafiggono come spilli.
Scuoto la testa per cacciarli via.
Devo evitare che il bisogno di vendetta mi consumi.
I Protettori sono stati avvisati del nostro arrivo e adesso sono schierati di fronte a noi, in ginocchio.
I miei occhi si posano sull'unica persona che si è rifiutata di abbassare la testa al nostro cospetto.
Mi tremano ancora le mani.
Le nascondo dietro la schiena così che lui non possa vederle.
Sono cambiata tanto, sono diventata più forte ed ho scoperto il mio vero potenziale.
Sono diventata una Gratia.
Eppure una parte di me è rimasta ancorata all'Eirene del passato.
Quella che preferiva nascondersi davanti ai problemi piuttosto che affrontarli.
Ed è per questo che non sarò mai come le altre Gratiae.
Perché in fondo non sarò mai pronta a rifiutare ciò che mi rende ancora umana.

«Dimitri, fai un passo avanti.» Daphne è la prima prendere la parola.
Il Protettore fa come richiesto.
È diverso da come lo ricordavo.
Grosse cicatrici gli deturpano il viso e il resto del corpo.
Fa fatica a reggersi in piedi.
Non sembra più l'uomo che tempo fa mi ha pugnalato dritto al cuore.
Il suo sguardo incrocia il mio e un ghigno si impossessa del suo volto.
« Sei colpevole di aver cercato di trasformare l'ordine dei Protettori in qualcosa di malvagio allontanandolo dallo scopo per cui è stato creato.
Sei colpevole di aver cercato di porre i tuoi interessi al di sopra di quelli dei tuoi compagni facendo loro credere il contrario. Sei colpevole di aver cercato di dare inizio ad un'ingiusta ribellione ed hai creduto di riuscire a sovvertire l'ordine naturale delle cose peccando così di superbia. Ma soprattutto sei colpevole di aver ucciso persone innocenti soltanto al fine di raggiungere il tuo scopo o per denaro.
Per questo l'ordine delle Gratiae condanna te e chi ti ha appoggiato alla dannazione eterna.
Verrete immediatamente consegnati da una di noi alle porte dell'Inferno.»
È il turno poi di Chloe che, rivolgendosi all'intera folla, pronuncia l'ordine finale.
«Verrà da oggi creato un nuovo ordine, che abbia lo scopo non solo di rassomigliare a quelli precedenti ma di essere addirittura migliore.
Affidiamo il comando ai fratelli Selene e Daniel che più volte hanno dimostrato di essere degni di questo incarico e soprattutto di saper riconoscere i propri errori.»
E così sia.

Faccio di tutto per non lasciare che il mio sguardo si posi su Selene.
La sento chiamarmi ma non posso voltarmi proprio ora.
Devo lasciarmi tutto alle spalle perché ormai la mia vita sulla Terra è finita da un pezzo. Il mio compito adesso è sorvegliare dall'alto.
Come ha fatto mia madre prima di me.
Non c è più spazio per il passato ma solo per la mia rinascita.
                      ***
È mio compito consegnare i dannati all'Inferno.
Prima di partire ho bisogno di parlare con Dimitri.
E anche lui sembra intenzionato a voler scambiare due parole con me.
Sono io la prima ad avvicinarmi.
Non ho tempo da perdere.
«Dov'è Damon?»
«Non si saluta? Dove sono finite le buone maniere, nipotina?»
Per questa volta mi prendo il lusso di reagire alle sue provocazioni.
Le mie dita si stringono attorno alla sua gola.
«Ti ho fatto una domanda.»
Non devo aspettare molto prima che mi implori di lasciarlo andare con l'ultimo filo di voce che gli è rimasto.
«È andato via. M-ma non prima di aver fatto questo.» Con una mano tremante si indica le cicatrici. «Nessuno lo ha più visto.»

Non impieghiamo molto a raggiungere gli ampi cancelli.
Harley ci stava aspettando.
Quando mi vede le braccia che prima teneva incrociate, cadono inermi lungo i fianchi.
Non si aspettava di vedermi. O forse non mi riconosce più.
Ci avviciniamo con cautela. Stringo le labbra perché ho paura di non saper gestire il nervosismo.
Allora stacco tutto, mi estranio con il cuore per evitare interferenze indesiderate da parte di sentimenti che credevo sopiti.
«Principe.» la mia voce è meccanica. Nessuna emozione.
Harley dal canto suo non fa niente per nascondere la sua meraviglia. Quegli occhi così scuri mi scrutano da cima a fondo.
Istintivamente cerca di toccarmi il viso con una mano ma mi ritraggo prima che le sue dita mi possano anche solo sfiorare.
Sussurra il mio nome. Faccio finta di niente anche se vorrei soltanto scappare.
«Principe, sono venuta a portarle i suoi nuovi ospiti. Ora è tempo che io vada.»
Faccio per voltarmi ma la sua voce mi blocca.
«Eirene, aspetta. Io...»
Ma lo interrompo prima che possa finire di parlare.
«Non c'è più nient'altro da dire, Harley. Tu hai fatto le tue scelte ed ora tocca a me fare le mie.
Addio.»
Da un cuore fatto a pezzi a volte può nascere la forza per rialzarsi in piedi ed andare avanti. Senza più guardare indietro.

Fine

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