Parte 1 Anno 2015

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GIANNA

Quando sono cambiate le cose? Il mutamento è stato tanto graduale da esser quasi impercettibile. Forse non mi sono accorta subito che al posto dei sorrisi c'erano musi lunghi. Forse pensavo che quei musi lunghi dipendessero dalle difficoltà che derivano dal cambiamento di scuola. E' sempre traumatico passare dalla scuola media alla scuola superiore. D'altronde ero preparata. Sapevo che questo periodo sarebbe arrivato prima o poi. Ho letto libri che ne parlavano. Ho sentito altre madri lamentarsene. Ma ora so che quando la cosa ti tocca da vicino, non si è mai abbastanza pronti.

In fondo che cos'è l'adolescenza? Non è esattamente questo? Una metamorfosi. Uno stato transitorio. Il passaggio dall'età infantile a quella adulta.

Ma perché in questo passaggio ci dobbiamo andare di mezzo noi, i genitori? Non è colpa nostra se il vostro corpo si trasforma. Se la vostra mente si evolve. Se i vostri compagni entrano in competizione e fanno di tutto per farvi sentire inadatti. Come se non ci riuscisse già abbastanza il vostro io.

Ho letto in un libro che l'astio verso i genitori non è solo normale, ma addirittura salutare. Perché il figlio passa dall'adorazione verso i genitori, che non fa altro che assecondare la sua dipendenza da loro, a un rifiuto nei loro confronti, che a quanto pare dovrebbe aiutarlo a divenirne indipendente, a crearsi la sua personalità incondizionata, a diventare adulto.

A me sta bene. Anzi, sono felice di sapere che mia figlia sta diventando adulta. Sono felice di sapere che si dirige verso l'indipendenza. Dopo tutto io non sarò eterna, quindi sono più tranquilla nel saperla autonoma. Ma perché in tutto questo mi deve odiare tanto? Perché mi deve rinfacciare tutto ciò che secondo lei faccio di sbagliato? Perché si deve chiudere in insondabili silenzi spezzati solo da mugugni in risposta ai miei tentativi di farla parlare?

Io cerco di ricordarmi com'ero io alla sua età. E forse è vero che erano altri tempi, ma non ricordo di aver mai trattato mia madre come una rompiscatole e cretina per giunta.

So che è convinta che io non la possa capire e forse in un certo senso è vero, ma se almeno ci provasse a spiegarmi cosa le passa per la testa. Farei del mio meglio per starle vicino. Ma così, così non so nemmeno io cosa fare.

"Sono tornata!" urla. Eccola è lei. Mi chiedo che umore devo aspettarmi oggi. Ultimamente è terribilmente lunatica.

"Tesoro, sei tornata? Pensavo che ti fermassi a scuola oggi pomeriggio"

"Ho cambiato idea, è un problema?"

"No, anzi mi fa piacere". Ripiomba nel silenzio.

"Hai fame?" le chiedo io sperando che miracolosamente torni ai tempi in cui quando tornava da scuola si divorava la merenda, mentre mi raccontava del suo compagno di banco, Andrea. Sapevo ogni dettaglio di quel bambinetto. Persino quante volte andasse in bagno durante la mattinata.

Ora invece ottengo solo un "NO!" e le sue spalle che si scusano al posto suo di abbandonarmi in cucina come una scema, mentre lei si va a chiudere in camera.

A volte vorrei prendere di petto questa ragazzina anoressica e insolente e urlarle: "Che ne hai fatto della mia bambina? Riportamela subito indietro!"

ERIKA

Salgo le scale pestando i piedi, piantando in asso mia madre mentre mi sta ancora parlando. Non ho fame e non ho nessuna voglia di sorbirmi le sue solite prediche sull'anoressia, come se si potesse davvero diventare anoressici saltando un solo pasto? Mi chiudo in camera. Mi butto sul letto e ficco la testa sotto il cuscino. Che giornata di emme! Se penso alla figuraccia che ho fatto stamattina proprio davanti a Samuele. Il mio Samuele. Perché accidenti devo essere così maldestra? Mi sono caduti i libri dalle mani. I miei vari foglietti di appunti e disegni, ne hanno approfittato per liberarsi dalle copertine che normalmente li sigillano e via, tutti cosparsi sul pavimento! E quel cretino di Marco che tra tutte le carte, con occhi di falco, ha subito notato proprio quello dove avevo disegnato un cuore con all'interno le iniziali E+S. Cosa che chiaramente non poteva tenersi per sé.

"E+S! E+S!" canticchiava con la sua voce stridula che risonava per tutto il corridoio. Neanche avesse sei anni!

E Samuele imbarazzato, che se ne stava a distanza, con la faccia di uno che desiderava chiamarsi in un altro modo, almeno per un giorno.

Ma poi chi glielo garantisce che S sia proprio lui? S potrebbe stare anche per Saro, Sergio, Santino. Se solo conoscessi qualcuno con questi nomi che non siano cugini o quarantenni.

Quando finirà questo supplizio? Odio la scuola! Odio i miei compagni! E odio pure me stessa per essere così scema!

"Erika, va tutto bene?" - mi chiama mia madre da dietro la porta. Lo so che è solo preoccupata per la sua bambina. Ma davvero non la reggo. Dovrà capirlo prima o poi, che non sono più una bambina!

"Mamma, mi vuoi lasciare in pace?"

Che difficoltà ha a capire che voglio stare da sola? Odio quando insiste tanto per parlare.

Se solo mio padre...

Rivoglio mio padre.

Spazio autrice:

Ragazzi, ho pensato di cimentarmi in qualcosa di completamente diverso. Come vi sembra questo inizio? Che ne dite, proviamo ad andare avanti? Grazie per il sostegno! :-*

Un desiderio dentro al cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora