Parte 10 Anno 2015

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GIANNA

Non riesco a trovare pace. Continuo ad andare da una stanza all'altra, chiedendomi come posso stare qui seduta ad aspettare che mia figlia ricompaia da quella porta. Quante gliene devo dire! Lascia solo che torni a casa! Questa volta l'ha davvero combinata grossa!

E quello Stefano... La fa facile lui. "Tornerà. Tornerà". E se non tornasse?

Ma come potrebbe non tornare? Deve tornare. Deve!

Oh Erika! Dove sei ora? Mia dolce, piccola Erika. Sola, in una città a te sconosciuta. E se qualche losco individuo ti si avvicinasse e ti volesse fare del male?

19.00

Ho consultato gli orari dei treni. Se come sostiene Stefano, ha lasciato casa sua alle quattordici e trenta, potrebbe essere riuscita a prendere il treno delle quindici e dodici. Ma quel treno si appoggia a un freccia rossa. Troppo caro. Più probabile che abbia preferito aspettare l'intercity che costa la metà. Il primo intercity dopo le quattordici e trenta, è quello delle diciassette e quarantadue. Se avesse preso quello, non arriverebbe a casa prima delle ventidue.

E cosa dovrei fare io nel frattempo? Mi sento così impotente! Non posso far nulla, se non restare qui ad aspettare... Faccio a tempo a diventare pazza nell'attesa!

Riprovo a digitare il suo numero.

"Servizio di segreteria telefonica. Il numero da lei chiamato potrebbe essere spento o irraggiungibile"

Ancora spento. Giuro che l'ansia mi sta uccidendo! Ci vorrebbe un valium.

Accendo la televisione per distrarmi.

Notizie di cronaca: "Donna scomparsa, sospettato l'ex fidanzato".
Fantastico! Giusto quello che mi serviva per stare meglio!
"Scomparsa". Che angoscia! Mi chiedo in che stato si trovi ora la madre di quella donna. Disperata. Proprio come me, col peso del dubbio che la schiaccia.

22.00

Tendo l'orecchio a ogni minimo rumore che proviene dall'esterno. Sento dei passi. Mi precipito all'ingresso. Esco sul pianerottolo. Un vicino che rientra tardi dal lavoro.

Corro in strada. Osservando speranzosa ogni orizzonte. Quanto vorrei intravedere la sua sagoma in lontananza che si avvicina. Ma la via è buia e deserta.

La testa mi scoppia. Ho un nodo in gola che non riesco a sciogliere.

Torno in casa. Richiamo Stefano. Ho bisogno di parlare con qualcuno. Ho bisogno di qualcuno che mi rassicuri.

"Stefano"

"Gianna. E' tornata?". La sua voce è concitata e il suo tono tutt'altro che rassicurante. Sembra spaventato.

"No".

Così dicendo non riesco a trattenere le lacrime, che dalla gola raggiungono i miei occhi, dai quali sgorgano profusamente.

"Stefano sono le dieci passate... Dovrebbe essere già a casa. Anche se avesse preso il treno delle diciassette e quarantadue, dovrebbe essere già di ritorno. Perché non arriva? Perché? Non so che fare! Continuo a pensare che sia solo colpa mia. Se solo gli avessi permesso di rimanere in contatto con te in questi anni, forse non avrebbe sentito la necessità di venirti a cercare di nascosto! Oh mio Dio, Stefano! Dove sarà la mia Erika?! Dove? E se le fosse successo qualcosa? Io morirei".

"Gianna, ti prego, calmati. Ero convinto che sarebbe tornata a casa, ma se non è ancora arrivata, forse..."

"Forse cosa?"

"Forse non se l'è sentita di tornare. Forse è ancora in giro per le vie di Pisa. Credo sia meglio che io la vada a cercare".

"Non se l'è sentita di tornare? Stefano, perché mi sembri strano? Mi nascondi qualcosa? Erika è lì con te? Dimmelo Stefano! È ancora lì con te?"

"No, Gianna. Non è qui. Ti pare che non te lo avrei detto?"

"E allora qual è il problema? Perché dici che non dovrebbe essersela sentita di tornare?"

"Ma nulla. Ipotizzavo"

"Stefano, qualcosa non mi quadra. Ti sento strano. Mi dici che ti prende? Sei a conoscenza di qualcosa che dovrei sapere? Parla per favore!"

"Ma no. No. Stai tranquilla!"

L'inquietudine nei suoi modi, non fa altro che fare riecheggiare ancora più forte l'allarme dell'istinto materno nel mio cuore.

Non riesco a trattenermi dall'urlargli contro:

"Stefano, dimmi la verità una buona volta! Che accidenti è successo oggi?"

"Ok. Vuoi sapere la verità? Erika mi ha accusato di non volerle bene e di non essermi fatto più vedere e... Ecco, a me è scappata una frase poco felice... Che lei non ha gradito"

"Una frase poco felice? Quale frase?"

"Ti ho sempre amato come se fossi stata mia". Lo dice con un filo di voce, quasi sperasse che mi potesse sfuggire il suo pieno significato. Io la ripeto a squarcia gola:

"Come se fossi stata mia? Stefano, tu... Ma come hai potuto dire una cosa del genere? E perché non me ne hai parlato prima?"

"Ero contrariato. Mi sono sentito accusato per una cosa di cui non avevo colpa. E tu lo sai. Non è stata una scelta mia interrompere i contatti con Erika! L'hai deciso tu che fosse meglio per lei non avere più contatti con me! Ed evidentemente ti sbagliavi! Dopo cinque anni dal nostro ultimo incontro, al posto della piccola e dolce ragazzina che avevo lasciato, mi sono ritrovato davanti un'adolescente rabbiosa e velenosa che pretendeva spiegazioni. Io non ero preparato a questo incontro. Mi è scappato involontariamente, Gianna. Mi dispiace, ok? Mi dispiace!"

"Tu non eri preparato? Un'adolescente rabbiosa e velenosa? E' di mia figlia che stai parlando! Modera i termini! Ma cosa è successo dopo? Dov'è andata Erika?"

"Non lo so. Non lo so dov'è! Lei era furiosa. Non voleva più starmi a sentire. Ha preso le sue cose e se n'è andata. Io pensavo che tu l'aspettassi in albergo. Io non lo sapevo che tu non c'eri. Tua figlia mi ha mentito".

"Ma tu l'hai lasciata andare via così, in quello stato? Non le sei corso dietro?"

"Io dovevo tornare a lavoro, Gianna. Non potevo star dietro ai capricci di una ragazzina viziata"

"Una ragazzina viziata?! Ma ti senti? Era sotto shock, povera ragazza! E tu non hai fatto niente per rassicurarla!"

"Non era compito mio, ok? Spettava a te parlarle! Dovevi essere tu a dirle la verità! Sin dall'inizio. Se tu fossi stata onesta con lei da subito... Ora non ci troveremmo in questa situazione!"

"Che cosa? Hai anche il coraggio di darmi la colpa, dopo che hai lasciato fuggire mia figlia senza alzare un dito per impedirglielo?! L'hai lasciata da sola nel suo stato di confusione e rabbia e per di più mi hai tenuto nascosta la cosa! Ma non ti vergogni? Tu sei... Tu mi fai schifo, Stefano! Mi fai schifo! E sappi che se succede qualcosa a mia figlia, non te la farò passare liscia! Hai capito? Ora ti consiglio di andare subito a setacciare l'intera città in cerca di Erika, se non vuoi che ti denunci alle autorità per istigazione a delinquere su minori!"

Gli attacco il telefono in faccia e stramazzando al suolo, cado preda di un timore soffocante: lei non tornerà.

Un desiderio dentro al cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora