Parte 3 Anno 2015

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ERIKA

E' già passata una settimana dal mio ultimo tentativo di fuga. Sempre che fuga si possa chiamare. Non sto scappando da mia madre, per quanto mi dia abbondanti ragioni per considerare la cosa. Voglio solo andare a cercare mio padre. Niente che non sia un mio diritto fare.

Come si suol dire: "Sbagliando, s'impara". E dall'ultima volta qualcosa ho imparato. Innanzitutto, ho ben compreso che riuscire a prendere l'ultimo treno della sera, mi è pressoché impossibile. E non voglio rischiare di passare un'altra notte in stazione. Mette i brividi quel posto. Ma soprattutto, ho capito che se mi dileguo sin dalla sera, non ci vorrà molto prima che scatti l'allarme materno per la mia scomparsa.

Ho bisogno di più tempo. Potrei far credere a mia madre che devo andare dalla mia amica per una ricerca e poi con una scusa le dico che dovrò fermarmi da lei anche per la notte. Questo mi gioverà almeno ventiquattro ore di libertà di azione per attuare il mio piano.

"Mamma" - la sorprendo di spalle, mentre sta lavando i piatti.

"Erika tesoro" - mi osserva attentamente - "Va tutto bene? Mi sembri preoccupata... E' successo qualcosa?". Il sesto senso di una madre. Per questa donna sono un libro aperto. D'istinto guardo il pavimento, per paura che possa leggermi negli occhi la verità.

"No, volevo solo dirti che io e Monica abbiamo una ricerca da preparare insieme per la scuola"

"Oh che bello! Di cosa si tratta?"

"Una ricerca di scienze. Ora non ricordo il tema preciso"

"Benissimo. Puoi invitarla qui da noi quando vuoi! Mi farà piacere rivedere Monica, non la vedo da mesi!"

"Veramente, mamma pensavamo di rimanere da lei. Ci servirà internet e sai che il nostro ultimamente è lentissimo. Da lei invece c'è la fibra. Sai quella cosa che permette a internet di andare più veloce"

"Sì, lo so cos'è la fibra. Non sono poi così a digiuno di tecnologia. Ma grazie per la spiegazione. Quindi pensavate di rimanere da lei?"

"Sì"

"Peccato, l'avrei rivista volentieri. Vabbè la inviteremo un'altra volta"

"Quindi posso andare?"

"Non credo ci siano problemi. Ma preferirei parlarne prima con sua madre. Facciamo così, perché non chiedi a Monica il numero di sua madre, così provo subito a chiamarla?"

"Mamma ma perché devi fare così?"

"Così come?"

"Così!" - perdo le staffe e senza controllo inizio a urlare - "Le mie compagne entrano ed escono da casa senza nessun problema, tu invece mi stai sempre addosso! Sempre a controllare a che ora esco. A che ora rientro. E ora mi fai pure storie se ti chiedo di andare da una mia compagna per una ricerca? Ma ti rendi conto? Questa non è vita!" - e così dicendo corro su per le scale, entro in camera mia e sbatto fragorosamente la porta, solo per poi urlare di nuovo: "Questa non è vita!"

Ricado sul letto demoralizzata. Dovrò trovare un altro sistema.

GIANNA

Resto senza parole con il piatto gocciolante in mano. Posso ancora sentire l'eco della porta che sbatte e il suo: "Questa non è vita!"

Vorrei che Piero fosse qui. Ora gli direi: "Per favore parla tu con lei. Io non so più che dirle"

E invece lui se ne è andato e ha pensato bene di lasciarmi sola a girare questa patata bollente.

Ma che reazione è? Le ho solo detto che volevo prima parlare con la mamma della sua compagna. Non mi sembrava una richiesta così irragionevole. Mi chiedo se si renda conto del mondo in cui viviamo. Mi chiedo se abbia idea di tutti i timori e le ansie di cui può essere vittima una madre. Secondo lei io dovrei lasciarla uscire e rientrare a suo piacimento, come se il mondo fosse un parco giochi abitato solo da simpatici amici che vogliono il meglio per lei?

Come glielo devo spiegare che il mio stargli addosso è motivato dal sincero desiderio di proteggerla? Perché non lo capisce?

Avrei voglia di gettare la spugna. Ma non lo posso fare. Non lo devo fare.

Un desiderio dentro al cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora