Parte 12 Anno 2015

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ERIKA

E' già da un quarto d'ora che camminiamo verso una meta sconosciuta. Non mi piace questa città. La trovo triste e desolata. Ma forse oggi mi sembrerebbe malinconica persino Barcellona, la città dei colori. Mi rendo conto che quello che vedo intorno a me non è altro che il riflesso del mio stato d'animo.

Jay prosegue sicuro, lasciandomi qualche passo indietro, sembra sapere esattamente dove sia diretto. Ha tutta l'aria di uno che conosce piuttosto bene questa città. Per me invece tutte le vie sono uguali e anonime.

"Ma si può sapere dove stiamo andando?" - richiamo Jay, spazientita.

"Te l'ho detto! A conoscere il mondo... Devi avere pazienza, ancora qualche minuto".

Dopo una manciata di minuti, noto di fronte a noi la strada aprirsi su un'ampia piazza con tanto verde e nel mezzo un'imponente cattedrale con al suo fianco la fedele compagna, la famosa torre pendente.

"Eccoci arrivati. Ben venuta a Piazza dei Miracoli!"

"Oh wow. E' stupenda!"

"Te lo dicevo che valeva la pena faticare! Non c'eri mai stata?"

"Non che io mi ricordi. Ma perché si chiama Piazza dei Miracoli?"

"Perché è qui che avvengono i miracoli! Forza esprimi un desiderio! Che miracolo vorresti che accadesse?"

"Oh smettila! Sono troppo grande per questi giochetti!"

"No, dai! Non si è mai troppo grandi per sognare... Erika, dimmelo! Che miracolo vorresti?"

"Miracolo? Se proprio ci tieni a saperlo, vorrei...". Mi blocco a metà frase titubante, ancora incerta su quanto mi possa fidare di questo strambo individuo, ma gli occhi scongiuranti di Jay mi spronano a proseguire: "Vorrei ritrovare il mio vero padre. Questo per me sarebbe il miracolo più grande!"

Mi si avvicina e chiudendo le mie mani dentro alle sue, mi dice specchiando le sue pupille nelle mie:

"Erika, ti giuro che cascasse la torre pendente, io ti aiuterò a ritrovare tuo padre, ok?"

Sento formicolarmi sulla pelle e su ogni centimetro quadrato che compone il mio intero essere, una sensazione nuova, strana. Una sorta di batticuore. Un'adrenalina che mi entra in circolo con maggiore impeto di quanto non abbia mai fatto dopo un giro sulle montagne russe. Più forte persino di quello sfarfallio che s'impadronisce di me ogni volta che sono nei paraggi di Samuele. Ho il viso che va a fuoco. Non so se a farmi questo effetto sia lui, o il contatto con le sue mani, o quello che mi ha appena detto. O forse tutte e tre le cose messe insieme. D'improvviso ho la gola secca. Fatico ad articolare i suoni e quasi balbettando, gli rispondo:

"Dici sul serio? Davvero faresti questo per me?"

"Certo!"

"E perché? Cosa speri di ottenere in cambio? Sappi che da me non avrai nulla, se non la riconoscenza" - e dicendo così mi libero dalla sua presa, più per ritrovare il controllo di me stessa che per altro - "Patti chiari amicizia lunga".

"Non voglio altro da te, stai tranquilla! Sarò più che soddisfatto con la tua riconoscenza".

Lo dice con il tono di voce più dolce del mondo e i suoi occhi... Ma di che colore sono i suoi occhi? Azzurri? Verdi? Grigi? Non saprei. So solo che emanano tenerezza.

A parte mia madre e mia zia, mai nessuno si era offerto di fare qualcosa per me prima d'ora. Forse Stefano in passato ma, da troppo tempo, non più. Mi sento confusa. Solo qualche ora fa quello che credevo essere mio padre, mi ha lasciato scappare via senza preoccuparsi minimamente di me e ora un perfetto sconosciuto, dopo avermi salvato la vita, si offre di aiutarmi a cercare mio padre. Perché?

La mamma ha sempre detto che questo mondo è pieno di sorprese. Mi chiedo se era a questo che si riferiva.

La mamma... A quest'ora sarà già rientrata a casa. Spero solo che non sia riuscita a rintracciare il nuovo numero di Flo e che non abbia già scoperto della mia fuga.

Guidata dall'istinto al solo pensiero riaccendo il telefono. Voglio vedere se ha lasciato qualche messaggio. Dieci messaggi. Una serie di chiamate senza risposta e qualche "Dove sei?", "Richiama subito".

Non me la sento ancora di parlare con lei dopo quello che ho scoperto oggi. Che si preoccupi pure. È quello che si merita dopo quello che mi ha fatto.

Rispengo il telefono e con esso anche i miei pensieri.

Un desiderio dentro al cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora