1. Cooperare

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Davanti all'orgoglioso e arcigno Gargoyle che era di guardia all'ufficio della preside, tre ragazzi attendevano più o meno pazientemente di essere ricevuti senza rivolgersi la parola. L'unico rumore nello spazioso corridoio era il ticchettare della pioggia contro i vetri delle finestre e il riecheggiare di alcuni tuoni in lontananza.

Nonostante quello che li aspettava fosse un colloquio tutt'altro che piacevole, l'unica a sembrarne veramente intimorita era una ragazza bruna e slanciata che dall'agitazione continuava a mordersi le labbra senza pietà, cercando di arginare le lacrime di frustrazione che le appannavano gli occhi ogni volta che, tra le mille preoccupazioni che le affollavano la testa, il timore di quello che avrebbe fatto sua madre quando sarebbe venuta a conoscenza di quello che era successo le faceva attanagliare le viscere dalla preoccupazione.

Al contrario, il più alto del terzetto, un ragazzo con dei capelli biondo platino e dei furbeschi occhi grigi, sembrava trovare quella situazione molto divertente: infatti, benché cercasse di ostentare un'espressione impassibile, pareva non riuscire a trattenere le risate, cosa che irritava oltre ogni dire l'ultima componente del gruppo, che continuava a lanciargli occhiate che gli auguravano senza dubbio una morte lenta e dolorosa.

Passarono altri dieci lenti minuti, in cui il ragazzo biondo rischiò inconsapevolmente la proprio vita, poi, senza far alcun suono, il gargoyle di guardia alla porta si spostò rivelando una stretta ed elegante scala a chiocciola, da cui discese il vecchio custode del castello, seguito dalla sua fedele gatta.

Si schierò davanti ai tre con un ghigno di selvaggia euforia, passando i suoi occhi sbiaditi e iniettati di sangue sui loro volti, uno per uno.

«Oh, siete nei guai» blaterò sogghignando malvagiamente. «Ho suggerito personalmente qualche punizione che fa al caso vostro alla preside. Vi sta aspettando nel suo studio proprio ora».

E, canticchiando allegramente un sonetto stonato, si allontanò insieme a Mrs. Purr che, prima di seguirlo, lanciò al terzetto uno scintillante sguardo con i suoi occhi gialli e luccicanti.

«Quel gatto mi dà i brividi» disse piano Rose, scrollando le spalle.

Né Lily né Scorpius trovarono niente da dire, ma si limitarono a scambiarsi un'occhiata in cagnesco, o almeno, fu quello che fece lei, mentre il tentativo di sguardo sprezzante del Serpeverde finì per sfociare in una rumorosa risata, che fece incupire ulteriormente la Grifondoro.

Con sguardo assassino, Lily fu la prima ad imboccare a passo di marcia la scalinata a chiocciola dietro il gargoyle rimasto aperto, seguita poi da Rose, ormai sull'orlo di una crisi isterica, e da Scorpius, che ancora cercava di arginare la sua ilarità.

Quando entrarono nello studio della professoressa McGranitt, in ogni caso, cercarono di assumere un cipiglio grave e abbattuto al tempo stesso.

La professoressa li stava aspettando dietro la sua scrivania con le mani giunte davanti a sé e lo sguardo perso fuori dalla finestra, intenta a guardare le goccioline di pioggia infrangersi contro una delle tante vetrate. La maggior parte dei presidi dipinti nei quadri appesi alle pareti dormivano, o perlomeno facevano finta di farlo, mentre altri assistevano al colloquio guardando la scena dall'alto.

Lily non poté far altro che rimanere con il naso per aria ad osservare quelle numerose facce sconosciute che ricambiavano i suoi sguardi apparentemente interessati e, in alcuni casi, con occhiatacce di rimprovero.

«Buonasera» disse la preside continuando a guardare fuori dalla finestra.

I tre risposero al suo saluto con poco entusiasmo.

La professoressa McGranitt sembrava essere stranamente rilassata, come se fossero lì per una visita di piacere e non per essere – molto probabilmente – puniti. Fece un gran sospiro, magari sperando di riuscire a non perdere la pazienza, e spostò il suo sguardo sui suoi ospiti.

Unsuspecting Lovers | Scorily Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora