Capitolo 1

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Guardavo impassibile il televisore che stava trasmettendo il solito TG delle 15:30. La signorina davanti alla telecamera parlava atona mentre io mi rilassavo sul comodo divano in pelle nera.
«Ed ora passiamo ad un nuovo caso di omicidio, la diciannovenne Sarah Jefferson è stata ritrovata morta alle 10:30 di questa mattina. Non ci sono segni di abusi sessuali, ma per ulteriori informazioni bisogna aspettare l'autopsia» Sputai tutto il
Caffè che stavo bevendo guardando scioccata la televisione. La foto di Sarah apparse davanti allo schermo, mentre io iniziavo ad avvertire un dolore allucinante al petto. Presi il telefono in lacrime, mentre digitavo il numero di casa di Sarah.
«Pronto?» rispose la signora Jefferson singhiozzando.
«Signora Jefferson, che cosa è successo a Sarah?» chiesi.
«Oh, Jane. Beh non lo so..» rispose per poi scoppiare a piangere.
«Arrivo subito» dissi per poi attaccare il telefono e prendere il giubbotto di corsa e uscire di tutta fretta di casa, senza neanche avvisare i miei genitori. Corsi per tutta la strada, rischiando di essere investita parecchie volte mentre mi dirigevo verso Truman Station. Mi diressi verso la fine del viale alberato, dove c'era la piccola casa della famiglia Jefferson. Due poliziotti stavano controllando la casa mentre già da fuori si sentivano i singhiozzi della Signora Jefferson. Bussai alla porta nera, la quale si aprì mostrando la figura snella e bassa della signora Jefferson.
«Oh, Jane» disse abbracciandomi.
«Signora Jefferson, cos'è successo?» chiesi staccandomi dal l'abbraccio.
«Entra»disse facendomi spazio per entrare. Il signor Jefferson era seduto sulla poltrona a fiori posizionata nel lato destro del salotto rustico mentre parlava con il suo primogenito Brian.
«Accomodati» disse mentre io mi sedevo sul divano in pelle.
«Cos'è successo a Sarah?» chiesi ancora.
«Beh, ieri pomeriggio Sarah stava andando a casa di Alexander Stole, quel vostro amico di classe. Dovevano fare un progetto insieme, così mi aveva detto Sarah. Doveva tornare per cena, ma non è venuta. Abbiamo chiamato la polizia verso le 23, ma aveva detto che la denuncia della scomparsa si può fare solo dopo 24 ore, così ho mandato Brian a cercarla. L'ha trovata in un vicolo buio al 38 di Woods Street, aveva un sacco di tagli...»disse scoppiando a piangere. «Brian ha chiamato la polizia, mentre io e suo padre lo abbiamo saputo solo verso le 12.» Terminò la spiegazione
«Ha un idea di chi sia stato?» chiesi accarezzandole un braccio.
«No, non so chi sia il mostro che ha fatto questo alla mia povera bambina»disse piangendo.
«La polizia vi ha detto qualcosa?» chiesi.
«Ah! Quelli lì sono dei buoni a nulla, non sanno fare nemmeno due più due, figurati risolvere un caso!» esclamò il signor Jefferson facendoci sobbalzare
«Arthur non dire così!» lo rimproverò la signora Jefferson
«Mamma, papà ha ragione, sono dei buoni a nulla» intervenì Brian.
«Basta Brian, non ti ci mettere anche tu» richiamai il ragazzo.
«comunque, cara Jane, non so proprio cosa sia successo a Sarah.» continuò la signora Jefferson abbassando lo sguardo come se fosse dispiaciuta di non poter fare niente per aiutare nel caso.
«Ma ieri era a scuola e stava bene» dissi sentendo altre lacrime solcare il mio volto.
«Tesoro, lo so. Ieri era anche a casa. Questo ti fa capire come le persone possano sparire dalla mattina alla sera»disse accarezzandomi.
«Sarà meglio che vada. Mia madre mi starà cercando»dissi alzandomi.
«Oh, certo cara vai. Ci vediamo presto e salutami i tuoi genitori» mi salutò per quanto, cordialmente la signora Jefferson mentre io ero abbastanza sconvolta. Uscii dalla casa mentre con la testa fra le nuvole camminavo per la strada.
Sarah Jefferson, era la mia migliore amica. È strano dire era perché fino a ieri mattina stava tra i banchi di scuola, affianco a me, come ogni giorno. Adesso non avrò più la mia migliore amica, e se potessi tornerei indietro per trasformare la giornata di ieri in eternità, per dedicarle tutte le parole che ho pensato guardandola, ma non le ho mai detto. La strada è piena di gente che cammina di fretta, nessuno si accorgeva di me, o del mio pessimo umore. Arrivai a casa verso le 19:00. Mia madre era a tavola che mi aspettava in silenzio, così come mio padre. Evidentemente avranno saputo della brutta notizia e non vogliono infierire con una ramanzina. Per tutta la cena spostai il cibo nel piatto da una parte all'altra, come per giocare. I miei genitori si scambiarono parecchi sguardi d'intesa, mentre io ero da tutt'altra parte mentalmente.
«Uhm, Uhm» si schiarì leggermente la gola mio padre per farsi notare da me, ma io non alzai lo sguardo dal piatto.
«Jane vuoi mangiare la tua cena o vuoi scattare una foto?» chiese irritata Hanna.
«Hanna, ma insomma» la richiamò mia madre.
«che c'è? Sembra una mummia» rispose mia sorella.
«Tesoro abbiamo saputo della notizia» parlò mio padre accarezzandomi la mano.
«Già» sussurrai.
A quest'ora sarà già sulle bocche di tutte le pettegole di Rolling Hills.
« Jane siamo qui per te se vuoi parlarne» disse mia madre con fare premuroso.
«cosa c'è da dire mamma? La mia migliore amica è morta, chissà per colpa di chi oppure chi è stato.»urlai con un tono freddo come il ghiaccio, se non di più.
«tesoro sono sicuro che la polizia scoprirà il colpevole» disse mio padre.
«sì certo.. E tutti i miliardi ragazzi scomparsi i cui colpevoli ancora devono essere sbattuti in prigione? Dov'è la polizia per cui ragazzi? Sarah è solo una in più alla lista» dissi, facendo ammutolire la famiglia. Mi alzai da tavola senza neanche chiedere il consenso di mio padre e mi avviai con il passo di un bradipo su per le scale. Arrivai in camera mia, e mi addormentai piangendo, pensando alla mia migliore amica. O almeno quella che era stata la mia migliore amica.
Caddi in un sonno profondo, per niente pronta ad affrontare una giornata senza di lei.
***
Spazio autrice
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IL MISTERO DI SARAH JEFFERSONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora