Uscii di casa diretta verso la scuola. Ero immersa nei miei pensieri. Pensieri riguardanti Sarah, Alex, Isabelle, Sophia e quel ragazzo con cui stava discutendo ieri. Senza accorgermene arrivai fuori scuola, e come un anima in pena entrai nell'edificio.
«Hei, j» mi salutò Alex.
«Ciao» salutai flebilmente.
«Che hai?» chiese afferrandomi per un braccio e scrutandomi attentamente.
«Alex, niente» dissi sospirando.
«J, dimmi cos'hai» disse in tono supplichevole.
«Okay, vieni» sbuffai trascinandolo fuori dalla scuola. Mi fidavo di Alex abbastanza da dirgli ciò che riguardava Isabelle e la mia infanzia.
«Alex, ti ricordi di mia sorella Isabelle?» chiesi fermandomi.
«Certo» disse con nonchalance.
«Beh, sta per tornare» annunciai.
«Finalmente, ma da quanto era rinchiusa in quel college? E perché?» chiese.
«Beh, il perché è lungo da spiegare» dissi salendo sul muretto fuori la scuola.
«Sono qui per saperlo» disse seguendomi.
«Beh, vedi, quando eravamo piccole Isabelle ed io non andavamo d'accordo, per diversi motivi. Il primo motivo era che Isabelle non era figlia di mio padre, ma di un uomo con cui mia madre stava insieme da giovane e che appena ha saputo di Isabelle l'ha lasciata. Isabelle mi odia, mi ha sempre detto che ero un errore e mi ha picchiata. Un giorno i miei genitori ci lasciarono a casa perché dovevano andare a fare un servizio. Isabelle ne approfittò per picchiarmi, stava per passare ad uccidermi, quando i miei genitori entrarono e la fermarono. Da allora l'hanno rinchiusa in un college. Il problema adesso è che Isabelle tornerà per una settimana e i miei genitori mi hanno chiesto di trasferirmi da Gwendoline e di non andare a casa per precauzione» spiegai.
«Sul serio?» chiese Alex spalancando gli occhi, annuì e basta.
«Mi dispiace, e Gwendoline sa di tua sorella?» chiese.
«No, tu sei la seconda persona a cui lo dico» dissi.
«La seconda? La prima chi è stata?» chiese aggrottando le folte sopracciglia.
«Sarah» sussurrai abbassando lo sguardo.
«Potresti sempre venire a dormire da me, visto che Gwendoline non lo sa» propose lui.
«No, no. Non vorrei mai dare fastidio» dissi gesticolando.
«Shh, non darsi fastidio, domani ti trasferisci da me» disse lui sicuro.
«Grazie Alex» dissi gettandomi tra le sue braccia.
«Prego,J» disse stringendomi a se.
«Torniamo dentro» dissi staccandomi.
«Mh, non mi va. Che ne dici di fare festa e andare in giro?» chiese guardandomi.
«Okay, andiamo da Starbucks per fare colazione?» chiesi implorante.
«Okay, vieni in macchina» salimmo sulla sua auto, ed andammo fino allo Starbucks sulla Washington Street.
«Che prendi?» chiese Alex una volta che arrivammo alla cassa.
«Un frappuccino alla banana e con la cioccolata, e una donut al cioccolato» dissi.
«Okay» disse. Una cameriera bionda si presentò dietro alla cassa. Squadrò attentamente Alex e fece un sorrisino malizioso, che mi fece innervosire senza motivo. Mangiucchiai le unghie per il nervosismo che saliva, mentre cercavo di respirare per calmare la voglia di schiaffeggiare quella bionda.
«Amore andiamo» sbottai d'improvviso facendo aggrottare le sopracciglia ad Alex e facendo innervosire la bionda che stava filtrando con Alex.
«Certo» disse Alex, quasi come se fosse una domanda. Presi le ordinazioni e mi avviai al tavolo seguita da lui.
«Cos'era quello?» chiese una volta che ci sedemmo.
«Quello cosa?» chiesi facendo finta di niente.
«Quel "Amore andiamo"?» disse imitando la mia voce.
«Niente. Stavate flertando così ho deciso di attirare la vostra attenzione, visto che avevo fame» mi giustificai.
«Si certo» disse lui addentando il suo muffin.
«cosa vorresti dire?» chiesi incrociando le braccia sotto al petto.
«Che sei gelosa» disse sorridendo beffardamente.
«Alexander Nathan Markus Stole come osi dire che io sono gelosa?» chiesi seria.
«Ehi non ti azzardare ad usare i miei 2 secondi nomi» disse facendo il finto arrabbiato.
«E tu non osare dire che io sono gelosa» dissi puntandogli un dito contro.
«Tu sei gelosa» disse sorridendo.
«Alex no!» esclamai.
«E dai ammettilo. Sei gelosa di me» continuò ridacchiando.
«Mi rifiuto di rispondere» dissi sbuffando, e facendolo ridere ulteriormente.
«Oh, andiamo, non te la prendere!» disse ridendo leggermente.
«Invece me la prendo. Dici che non sono gelosa e ti perdono» dissi fissandolo.
«Okay, va bene non sei gelosa» sbuffò
«Grazie» sorrisi bevendo il frappuccino. Quando finimmo di mangiare uscimmo e ci dirigemmo verso un parco giochi isolato.
«Mi ricordo che qui ci venivo il pomeriggio con Sarah e alcune volte con Gwendoline» sbottai guardando il parco. Da piccole Sarah ed io venivano qui il pomeriggio a giocare. Salivamo sullo scivolo a chiocciola e facevamo finta di essere delle principesse.
«Anche io ci venivo da piccolo con Logan e Benijamin. Giocavamo ai power rangers sulla parete d'arrampicata» disse Alex ridacchiando.
«Io e Sarah invece giocavamo alle principesse sullo scivolo a chiocciola» dissi ridacchiando anch'io.
«Scommetto che tu eri la principessa più bella» disse avvolgendomi il collo con il suo braccio.
«Nah! Sarah era più bella» dissi, ricordandomi quanto era bella la mia migliore amica con i suoi bellissimi capelli biondo cenere e gli occhi mandorla.
«A me non è mai piaciuta» sbottò Alex.
«Perché?» chiesi aggrottando le sopracciglia.
«Troppo falsa, troppo perfettina. Non mi sono mai piaciute le ragazze così come Sarah» disse guardando un punto indefinito davanti a sé.
«Sarah ed io eravamo così diverse, eppure c'eravamo l'una per l'altra» dissi guadando anche io davanti.
«Chissà chi l'ha uccisa» sussurrò.
«Chiunque sia stato me la pagherà» dissi apatica.
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IL MISTERO DI SARAH JEFFERSON
Mystery / ThrillerTrama: Jane Roosevelt è una diciannovenne che abita a Rolling Hills. La sua migliore amica Sarah Jefferson scompare misteriosamente e viene trovata morta subito dopo. Jane arrabbiata perché la polizia non riesce a trovare l'assassino decide di inda...