Capitolo 25

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Jane's POV
«Dai Jane, devi dirmi ciò che è successo ieri con Alex» si lamentò per la decima volta Gwendoline.

«No Gwen, sono cose intime» dissi levando il braccio dalla sua stretta.

«Mica vi ho chiesto se avete già fatto ses-»

«Jane!» esclamai stufa.

«Scusa, scusa» disse alzando le mani al cielo e facendo un sorriso innocente.

«Ehi sfigate» disse Sophia superandoci insieme al suo gruppo di oche.

«Ignorala vedrai che se ne andrà» mi sussurrò Gwen all'orecchio.

«Che c'è piccola Jane, adesso non c'è più la tua amichetta Sarah e stai con Gwendoline?» chiese spostando il peso da una gamba all'altra.

«A te che interessa?» chiesi alterata.

«Non alzare troppo la testa, capito?! E poi dicevo così» disse sbuffando.

«Beh, non dirlo più» dissi.

«Cosa sta succedendo qua?» chiese Alex comparendo dietro di me.

«Niente» dissi sbuffando.

«Andiamo» disse Alex prendendomi la mano e trascinandomi nella palestra interna, sotto gli occhi furiosi di Sophia.

«Perché mi hai portata qui?» chiesi.

«Così» disse

«A cosa stai pensando?» chiese d'improvviso.

«Mh, a niente. A tutto. Stavo pensando a Sarah, alla madre, a Brian, al padre, al fatto che si drogava, la sua morte, il suo cadavere davanti ai miei occhi, i miei ricordi di lei. Da quando lei se n'è andata mi sono resa conto che la vita è troppo breve, troppo, troppo breve. Sarah  aveva solo diciannove anni. Solo diciannove fottutissimi anni ed è morta. Era ancora giovane, aveva tutta la vita davanti. Doveva ancora sposarsi, avere dei figli, crescerli, invecchiare insieme a suo marito e a me, la sua migliore amica. Ma la morte infrange tutto, persino la nostra amicizia» dissi mentre i miei occhi iniziavano ad inumidirsi.

«Jane?» mi richiamò Alex.

«Dimmi» dissi asciugando una piccola lacrima.

«Ci sarò per te, sempre» disse stringendomi al suo petto muscoloso.

«Lo so» dissi sospirando. Restammo per 5 minuti in silenzio, abbracciati. Sembrava strano stare attaccata a lui, come se fossimo amici da una vita. Il suo petto odorava di menta e vaniglia. Il suo respiro regolare mi rilassava.

«J, andiamo?» chiese fissandomi con i suoi bellissimi occhi.

«Si andiamo» acconsentì.
Mi aiutò ad alzarmi e ce ne andammo fuori dalla palestra. Alex non aveva intenzione di lasciarmi la mia mano che aveva preso in precedenza. I miei occhi passarono dalle nostre mani intrecciate al suo braccio teso e al suo fisico. Era un bellissimo ragazzo, su questo non c'erano dubbi. Pensare queste cose di lui mi faceva sentire strana, come se fosse sbagliato. Ero persa nei miei pensieri quando squillò il mio cellulare, una chiamata proveniente da un numero sconosciuto.

«Pronto?» chiesi confusa e staccando la mia mano da quella di Alexander.

«Jane, sono la signora Jefferson» disse una voce che conoscevo bene dall'altro capo del telefono

«Salve, signora Jefferson, mi dica cosa succede?» chiesi

«Tesoro, la polizia ha dichiarato chiuso il caso di Sarah. Non ci sono abbastanza prove per incriminare qualcuno. Quindi domani potremmo fare il suo funerale» disse abbassando la voce sull'ultima frase.

«Ah» dissi soltanto. Com'era possibile che la polizia avesse chiuso il caso di Sarah? Sul serio non c'erano abbastanza prove? Il colpevole è ancora a piede libero? Perché la famiglia Jefferson non ha obbiettato? Troppe domande, senza risposte.

«Il funerale si terrà domani alle 17:30 nella chiesa di St. George, poi seppelliremo il suo corpo al cimitero di Anastasia» disse la signora Jefferson.

«Okay» dissi deglutendo. Alex mi guardò torvo come se avesse capito che qualcosa non andava.

«Buona Giornata Jane. Ci vediamo domani» disse, e senza neanche darmi il tempo di salutarla, attaccò.

«Cos'è successo?» chiese Alex.

«Te lo spiegherò in macchina, adesso dobbiamo andare alla centrale di polizia» dissi trascinandolo verso il parcheggio della scuola.

***
Dopo 20 minuti eravamo fuori alla centrale. Camminai a passo svelto e deciso verso l'entrata, ma Alex mi bloccò per il polso.

«Cosa c'è?» chiesi

«So che sei arrabbiata perché hanno chiuso il caso, ma non metterti nei guai» mi avvertì.

«So badare a me stessa Alex, grazie per l'interesse» disse levando la sua presa dal mio polso e camminando ancora più decisa.

«Salve, come posso aiutarvi?» chiese la poliziotta situata dietro al bancone.

«Salve, vorremmo sapere chi si occupa del caso di Sarah Jefferson?» chiesi

«Il comandate Morgan» disse la signora paffutella.

«Potremmo avere un appuntamento con lui?» chiese Alex.

«Aspettate ora lo chiamo, sedetevi in sala d'attesa» disse afferrando la cornetta del telefono. Alex ed io ci sedemmo sopra a delle sedie grigie, sporche, vecchie di chissà quanto; aspettando che il comandate arrivasse.

«Buongiorno ragazzi, sono il comandate Morgan, come posso esservi utile?» chiese un signore sulla trentina con gli occhi grigi e i capelli neri.

«Salve comandante. Io sono Jane Roosevelt e lui è un mio amico Alexander. Siamo venuti qui perché abbiamo saputo che la polizia ha dichiarato chiuso il caso di Sarah e volevamo sapere le motivazioni» dissi.

«Signorina, guardi che dovrebbe esserci un errore. La polizia non ha chiuso il caso di Sarah è stata la signora Jefferson a chiedere di chiedere il caso, con l'appoggio del marito» disse il comandante.

«Come? La signora Jefferson mi ha detto che voi avevate chiuso il caso» dissi sicura.

«Mi dispiace signorina, ma non è così» disse l'uomo.

«Si può accedere alle prove del delitto di Sarah?» chiese Alex.

«Purtroppo no. La signora Jefferson ha pagato anche per ritirare le prove. A noi non è rimasto niente» disse il comandante.

«Grazie delle informazioni comandante  Morgan. Arrivederci» disse Alex andandosene e trascinandomi con se.
Entrammo in macchina ed appena Alex mise in moto iniziai ad inveire.

«Com'è possibile che la signora Jefferson non voglia che si scopra chi sia l'assassino di Sarah? Perché? Io quella donna non la capisco, ma appena la vedo glie ne dirò quattro» dissi

«Calmati Jane, ragione e gioca d'astuzia. Non devi far capire alla signora Jefferson cosa sai, devi far finta di niente. A lungo andare sono sicuro che scopriremo qualcosa» disse parcheggiando fuori casa mia e fissandomi.

«Spero solo che questa storia finisca» dissi scendendo ed entrando a casa.

***
Angolo autrice:

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-Robs

IL MISTERO DI SARAH JEFFERSONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora