Capitolo 21

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«Brian cosa c'è?» chiese la signora Jefferson impaurita da quella che poteva essere la risposta del figlio.

«Mamma, ti devo dire una cosa riguardo a Sarah e papà, ma ti prego cerca di restare calma» disse Brian sedendosi di fronte alla madre.
Io nel frattempo mi sedetti affianco alla signora Jefferson e mi preparai a consolarla nel caso fosse scoppiata.

«Circa 2 settimane prima dall'omicidio di Sarah, ero tornato prima dagli allenamenti di Basket, tu eri ancora dalla signora Susan, ed in casa ci doveva essere solo Sarah, ma non fu così... Sentii dei rumori provenire dalla camera di Sarah allora sono andato lì a vedere se era tutto apposto.. E.. Papà e Sarah stavano, facendo sesso» disse Brian quasi sussurrando. La signora Jefferson era ferma, immobile. Non parlava. Non emetteva un verso. Non sbatteva le palpebre. Tratteneva il respiro. Assomigliava tanto ad una bambola di porcellana.

«Signora Jefferson» la richiamai picchiettando leggermente il dito sulla sua spalla.

«Signora Jefferson» la richiamò anche Alex questa volta.
La signora Jefferson prese un grosso respiro e si girò piano con uno sguardo d'odio verso il marito, il quale guardava dispiaciuto a terra. La signora Jefferson si alzò dalla poltrona e raggiunse ad una certa distanza il marito.

«Tu! Brutto stronzo! Come hai potuto?! Approfittare di un essere come nostra figlia! Sangue del tuo sangue! Mi fai schifo! Sei lo schifo dei padri. Dimmi Arthur non ti vergogni neanche un po' di essere andato a letto con tua figlia?! Sei un uomo orribile! Mi fai schifo! Vattene via di qui verme!» urlò la signora Jefferson facendo tremare Alex, me e Brian all'unisono. Il signor Jefferson anche se dispiaciuto non provò a replicare e salì le scale per poi recarsi in camera sua a prendere le sue cose. Mi avvicinai alla signora Jefferson e le accarezzai il braccio dolcemente. Ella sembrò gradire il gesto, ma comunque nei suoi bei occhi si leggeva la tristezza ed il dolore che stava provando. Dopo poco comparve il signor Jefferson con un borsone della Nike ed altre buste fra le mani. Mise la sua grossa e pelosa mano, sopra alla maniglia, ma prima si voltò ed osservò tutti noi.

«Ci vediamo figliolo» disse rivolto a Brian per poi uscire senza salutare né la moglie, né me ed Alex.

«Sai, Jane. Sia a te che ad Alex vi dovrei ringraziare. Senza di voi ora probabilmente dormire ancora nello stesso letto di quel vigliacco» disse girandosi verso me ed Alex «Nonostante ciò è difficile concepire il fatto che tuo marito e tua figlia avevano una relazione» disse deglutendo e prendendo un respiro profondo.

«Mamma, anche a me dispiace di non averti detto tutto fin dall'inizio» si scusò Brian.

«Oh, tesoro. Non devi preoccuparti» disse la madre teneramente.

«Ci scusi signora Jefferson, ma io e Jane dovremmo andare si è fatto tardi» disse Alex. Entrambi salutammo Brian e la signora Jefferson, promettendo che ci saremmo sentiti presto. Eravamo nella sua auto.

«J, ti va di far pace?» chiese Alex.

«Mh, non so» dissi sospirando.

«J, ti prego» disse Alex, quasi in un sussurro.

«Alex, non lo so» dissi ancora

«Okay» disse sospirando.

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«J, forza alzati altrimenti farai tardi a scuola» urlò mia madre dal piano inferiore.

«Eccomi» mugugnai alzandomi ancora con gli occhi chiusi.

«Oh, buon giorno dolcezza» mi salutò mio padre

«Ciao papà» dissi soltanto per poi sedermi a tavola ed addentare una frittella.

«Tesoro io devo correre a lavoro ora, non scordarti di prendere l'ombrello, fuori diluvia» disse mia madre per poi uscire di corsa dalla porta d'ingresso.
Dopo aver finito di fare colazione, andai a vestirmi e successivamente uscii dalla porta. Inizia a camminare verso la scuola, stufa ormai della solita routine a cui si aggiungeva anche il mal tempo. La campanella era già suonata da 20 minuti, ma fuori scuola si intravedeva una sagoma che aspettava al freddo. Avvicinandomi notai che quella figura era Alex fradicio da capo a piedi.

«Ma sei impazzito? Perché non entri?» chiesi interdetta.

«Mi sono preoccupato non vedendoti arrivare, così ho deciso di aspettarti» disse scrollando le spalle. Era carino da parte sua, ma dovevo rimanere fredda, non potevo cedere e perdonarlo.

«Tu sei pazzo»dissi sorpassandolo.

«Si, okay? Sto fottutamente impazzando perché sono giorni che cerco di farmi perdonare da te, ma niente. E cazzo, ho capito che sei delusa da me e dal fatto che ti stavo aiutando con l'omicidio di Sarah, e ti ho nascosto un suo segreto, ma io ho tentato di fare solo ciò che mi sembrava giusto, e scusami se ho sbagliato, ma fino a prova contraria errare è umano. Ed odio il fatto che per un mio fottuto errore mi tratti così» disse Alex.

«Mi dispiace Alex, ma non riesco a perdonarti» dissi soltanto abbassando lo sguardo.

«Sai cosa penso Jane?» chiese retoricamente «Penso che tengo troppo a te per perderti, penso che anche se a volte sono arrogante, stupido,superficiale, scortese.Penso che anche se un giorno dovessi commettere il più orribile degli errori tu mi perdoneresti perché mi vuoi bene e ci tieni a questa sottospecie di amicizia che si è creata fra di noi»disse Alex

«Vuoi sapere invece cosa penso io? Penso che tu sia un coglione ad avermi mentito, sei superficiale perché sei convinto che tutto ti è dovuto. Sei arrogante, sei idiota per le tue battute che non farebbero ridere nessuno, penso che tu sia un amico terribile. Ed infine penso che..» fui interrotta dalle labbra di Alex che premevano sulle mie dolcemente, per farmi zittire, sotto la pioggia fredda.

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IL MISTERO DI SARAH JEFFERSONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora