Capitolo 16

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Mi svegliai il giorno dopo con le braccia di Alex intorno alla vita e la sua testa appoggiata sulla mia spalla.

«Alex» mugolai muovendo la spalla.

«Mhh» mugolò.

«Alex» dissi in tono più autoritario.

«Che c'è?» chiese ancora con gli occhi chiusi.

«Alzati, mi stai addosso» dissi cercando di levare la sua testa di dosso.

«Okay» disse spostando la testa ed affondandola nel morbido cuscino bianco.
Rimando per vari minuti a fissare il soffitto bianco, mentre la mia mente mi faceva sprofondare nei pensieri più lugubri. Tutti i problemi tornavano a galla facendomi soffocare. Alex era uno spiraglio di luce in quel buio. L'omicidio di Sarah mi stava distruggendo, anche se non sembrava tanto, ma la maggior parte dei pensieri ti logora quando ti ritrovi a pensare.

«A cosa pensi?» chiese Alex risvegliandomi dai pensieri.

«Un po a tutto» dissi scrollando le spalle.

«posso sapere i tuoi problemi?» chiese

«Perché mai dovrebbero interessarti?» chiesi girandomi a fissarlo.

«Beh, dicono che in due il peso dei problemi diminuisce».

«Sono i miei problemi, Alex» dissi sorridendo amaramente.

«Voglio aiutarti a risolverli» disse avvicinandosi. Sbuffai sonoramente.

«Dammi la possibilità di aiutarti» disse guardandomi intensamente.

«Non so cosa fare per quanto riguarda Sarah, ho paura che dietro questa storia, c'è un qualcosa che mi potrebbe ferire, qualcosa di orribile. Ho paura di scoprire la verità» dissi sospirando.

«Preferiresti vivere in una bugia?» chiese aggrottando le sopracciglia.

«Sai, a volte le bugie sono meglio della verità» dissi.

«potrebbe essere, ma le bugie fanno male più della verità» disse stringendomi a se.

«Dovremmo andare a scuola» dissi chiudendo gli occhi.

«Già, io però non penso di andarci. Joshua ieri mi stava raccontando delle notizie su Sarah quando siete arrivate tu ed Isabelle, quindi andrò da lui. Vuoi venire?» chiese fissandomi.

«Si» dissi con fermezza.

«Okay allora andiamoci a preparare, che Joshua la mattina se ne esce presto di casa per fare delle "cose"» disse mimando le virgolette alla parola cose.

«Che tipo di cose?» chiesi alzando un sopracciglio.

«Cosa che riguardano la gang» disse alzandosi e iniziando a vestirsi.

«Okay» dissi alzandomi ed imitandolo.

***
Eravamo fuori casa di Joshua, in un quartiere poco raccomandabile e con molte case abbandonate.
Alex bussò alla porta mentre il freddo vento di metà anno iniziava a trapassarmi le ossa.
Joshua ci venne ad aprire ancora con la faccia assonnata. Ci fece entrare ed educatamente ci fece accomodare sul divano con la chaise longue nera.
Dopo veri minuti, Joshua entrò nel salone con un album in mano da cui uscivano diversi fogli.

«Cos'è?» chiesi fissando l'oggetto.

«Ciò che ho scoperto su Sarah» disse accomodandosi affianco ad Alex e mettendo sul tavolino di vetro l'album.

«Cosa di preciso?» chiesi deglutendo.

«Non credo ti piacerà saperlo» disse prima di aprire l'album.

«Sarah Jefferson, nata il 21/05/1997, abitava nel viale alberato di Truman Station. Sua madre Anne Jefferson e suo padre Arthur Jefferson ne hanno denunciato la scomparsa, ma la persona che ha trovato il corpo è stato suo fratello Brian Jefferson, il giorno dopo l'omicidio. Sono entrato nei fascicoli della polizia, non mi chiedete come, ed ho scoperto che il corpo  non era pieno di tagli come pensava la madre, ma aveva solo un taglio profondo allo stomaco, ma l'arma del delitto quando è stata ritrovata aveva due impronte quella di Sarah e di un altra persona, però la mano di Sarah ha leggermente coperte le tracce dell'altra mano per cui non si capisce di chi siano le impronte. Però ho voluto fare delle ricerche sulla vita di Sarah in precedenza» disse guardandomi attentamente.

«Che hai scoperto?» chiesi, mentre Alex mi stringeva la mano per farmi coraggio.

«Sarah ha avuto a che fare con i Corrados.. Per questioni di droga, soldi, prostituzione ed altre cose» disse dispiaciuto.

«Co-Cosa?» chiesi sentendo il nodo alla gola farsi sempre più stretto.

«Sarah era una drogata ed ha avuto a che fare con i Corrados, la famiglia mafiosa più famosa della città» ripeté Joshua. Deglutì rumorosamente ed Alex mi strinse la mano per darmi conforto.

«Scusate, ma devo prendere una boccata d'aria» dissi alzandomi ed uscendo fuori dalla porta finestra.
Grandioso!
Sarah, amica mia, quante cose mi hai tenuto nascoste?

***
Spazio autrice
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IL MISTERO DI SARAH JEFFERSONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora