Capitolo 11

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«Jane, andiamo a letto?» si lamentò per la decima volta Alex.

«Alex aspetta che finisce questo episodio di Teen Wolf e poi ci andiamo» lo supplicai.

«È la quinta volta che lo ripeti, ma quanto cazzo dura?!» chiese stufo.

«Okay, andiamo.» dissi spegnendo il televisore e alzandomi dal divano. Salimmo le scale ed entrammo nella sua camera. Mi diressi verso il borsone per prendere il pigiama mentre Alex prendeva il suo dall'armadio.

«Dove mi spoglio?» chiesi girandomi verso Alex.

«In fondo al corridoio c'è un bagno» disse. Uscii dalla camera e mi diressi verso il bagno. Chiusi la porta a chiave e iniziai a spogliarmi con calma. Dopo una decina di minuti uscii ed entrai nella camera di Alex, il quale mi aspettava già sotto le coperte e con il quadernino che usavano per il caso di Sarah tra le mani.

«Che fai?» chiesi stendendomi affianco a lui nel comodo letto.

«Tu sei una ragazza giusto?!» chiese guardandomi.

«Mh, credo di sì» dissi ridacchiando.

«Beh, né dovresti capire di tacchi» disse mostrandomi la foto dell'impronta del tacco trovato sulla scena del delitto. Presi in mano la foto osservando ogni minimo particolare.

«Tacco n. 16, Chanel» dissi dopo aver osservato accuratamente la foto «Circa un numero 39» terminai.

«come sai che è tacco 16 Chanel?» chiese spalancando gli occhi.

«Mia madre ha tutti i tacchi Chanel, so ogni tipo di modello» dissi.

«Beh, tua madre è fissata con Chanel, la mia con Armani» disse lui ridacchiando.

«Comunque, ritornando al caso di Sarah.. Quale pensi dovrebbe essere il prossimo passo?» chiesi osservandolo.

«Beh gli assassini tornano sempre sulla scena del delitto per controllare di non aver lasciato tracce, mentre andavano di fretta. Quindi se ci appostiamo li ogni pomeriggio riusciremo a vedere qualcuno di sospetto passare, no?!» chiese retorico

«Può darsi» dissi portando lo sguardo al soffitto.

«Ti manca?» chiese d'improvviso Alex, mentre eravamo nel silenzio più totale.

«Si nota?» chiesi abbozzando un sorriso nervoso.

«Più o meno» sussurrò.

«Si, mi manca. La morte è la cosa più brutta che possa esistere. Il solo pensiero che lei non è più qui. Non la posso abbracciare, né toccare, né sentire la sua voce. È un qualcosa di orribile ed indescrivibile» dissi lentamente.

«Per quanto vorrei capirti. Non ci riesco...» disse.

«Non c'è bisogno che tu mi capisca, ma che tu stia con me» sussurrai girandomi verso di lui. Alex abbozzò un sorriso per poi tirarmi contro il suo petto e circondarmi la vita con un braccio. Appoggiata al suo petto sentivo il suo cuore battere contro la gabbia toracica. Mi concentrai su quel dolce rumore e sul suo respiro rilassato, mentre la mente si liberava da ogni pensiero. In quel momento c'eravamo solo io e Alex, Alex ed io. Due cuori che battevano all'unisono, nella stessa notte, nella stessa casa, nello stesso letto...

***

IL MISTERO DI SARAH JEFFERSONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora