Capitolo 28

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Oggi mi ero svegliata di mal umore, peggio del solito. Ero molto triste, senza un motivo apparente. Camminavo per casa come un anima in pena in cerca di una fottuta aspirina per il mal di testa.

«Mamma dove sono le aspirine?» chiesi.

«Tesoro sono finite» urlò dal piano di sopra.

«Uff» sbuffai andando in cucina e iniziando a prepararmi la colazione.
Il mal di testa si faceva più forte ogni secondo di più. Per chissà quale assurdo motivo, decisi di vestirmi e di andare a far visita alla famiglia Jefferson. Aprii la porta e senza salutare nessuno, mi incamminai con sguardo perso verso la stazione. Insieme a me nella metropolitana c'erano altri due ragazzi. Uno sulla ventina, con occhi blu cobalto ed un leggero accenno di barba, il quale guardava con sguardo vinto la fodera della chitarra affianco a lui. L'altro ragazzo invece, sedeva in fondo, con le braccia incrociate in petto, ed uno sguardo serio e severo, ma al contempo pieno d'amore verso il ragazzo dagli occhi blu cobalto. Nell'aria si sentiva che avevano litigato, ma non ci diedi tanta importanza ed appena la metropolitana si fermò uscì, incamminandomi verso la casa che ormai conoscevo da tempo. Bussai al campanello, strofinandomi le mani nervosamente.

«Oh, ciao Jane» disse Brian aprendomi.

«Ciao Brian, c'è tua madre?» chiesi senza mezzi termini.

«Ah, beh, la mamma è impegnata ad organizzare il funerale di Sarah» disse grattandosi, imbarazzato il retro del collo.

«Cosa? Farete un funerale per Sarah? Perché non ne sapevo niente?» sbottai più tosto arrabbiata.

«Avevo intenzione di chiamarti proprio oggi pomeriggio» disse la signora Jefferson, presentandosi davanti a noi nel suo vestito di cashmere.

«Come mai avete deciso di farle il funerale?» chiesi.

«Beh, non potremmo tenere il suo cadavere per sempre» disse sarcastica, ma con un pizzico d'amarezza.

«Vero» sussurrai abbassando gli occhi.

«Ascolta tesoro, so che per te non è facile. Nessuna ragazza dovrebbe seppellire la propria migliore amica, così come nessuna madre dovrebbe seppellire la propria figlia, ma così è la vita. Non è colpa tua, né colpa di qualcun'altro. Ciò che è fatto è fatto» disse asciugandosi una piccola lacrima che stava appena, fuoriuscendo dall'occhio.

«Sarah si era solo trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato..» sussurrai.

«No, tesoro. Sarah stava facendo ciò che faceva normalmente, non è colpa sua, o del posto, dell'ora o del destino. La colpa è solo della mente contorta e sadica degli esseri umani che ci sono là fuori» disse la signora Jefferson indicando con una mano la finestra.

«La posso aiutare in qualche modo?»chiesi timidamente.

«Sicura di farcela?» chiese in modo materno.

«Certo. In fondo lo facciamo per Sarah» dissi abbozzando un sorriso e seguendo la signora Jefferson verso la cucina.

***
Tre ore dopo ero stesa sopra al mio comodissimo divano, mangiando dei salatissimi pop-corn al burro, e guardando le repliche di Dottor Who. Mia madre e mio padre erano a lavoro, mentre Hanna era dall'estetista insieme a Isabel, la quale sarebbe dovuta partire per tornare nel suo collegio due giorni dopo.
La signora Jefferson ed io abbiamo organizzata tutto il funerale di Sarah. A volta mi veniva da piangere pensando che quel funerale non era di una persona qualunque, ma della mia migliore amica. Pensare che lei oggi non dovrebbe essere un cadavere che sarà sotterrato, ma dovrebbe essere qui, con me. A guadare Dottor Who insieme. A lanciare i pop-corn alla televisione nelle quando le scene sono brutte. A piangere. A ridere. A scherzare. A farci i dispetti. A far tutto, insieme.
Mentre mi stavo riempendo la bocca di pop-corn. Andai ad aprire la porta, non curante del fatto che avessi addosso solo una maglietta larga abbastanza da coprirmi fino a metà coscia, dei
Coldplay.
Aprii la porta trovandomi davanti Alex, vestito con una maglietta grigia attillata ed un jeans chiaro strappato, con un giubbino di Eco Pelle nera.

«E tu che ci fai qui?» chiesi, piuttosto sorpresa dalla sua visita.

«Dovevamo vederci oggi, rammenti? Oppure la sbronza te l'ha fatto dimenticare?» chiese retorico ed entrando senza che gli dessi il permesso.

«Uh, scusami. Mi è completamento passato per la mente» dissi.

«Fa niente. Ora sono qui, perciò iniziamo a lavorare» disse Alex sedendosi sul mio divano.

«Fa come se fossi a casa tua» dissi sarcastica sedendomi accanto a lui.

«Dove sei stata oggi?» chiese osservandomi.

«Oh, beh.. Io s-s-sono stat-» dissi, ma lui mi interruppe.

«Jane, dove sei stata?» chiese vedendomi esitante.

«A casa di Sarah» mormorai sospirando.

«Perché mai?» chiese Alex.

«Stamattina, quando mi sono svegliata, ne ho sentito il bisogno. Ho sentito il bisogno di andare a casa di Sarah. Quando sono arrivata, Brian mi ha detto ch-ch-che» balbettai «la signora Jefferson sta organizzando il funerale di Sarah» dissi sospirando e lasciando sfuggire una lacrima traditrice, la quale solcò il mio viso sotto gli occhi pungenti di Alex.

«Jane, io..» disse, ma lo interruppi.

«No, Alex. Non voglio parlarne mettiamoci a lavoro e basta» dissi asciugandomi in fretta le lacrime e acquistando una postura eretta, sotto lo sguardo pieno di rammarico di Alexander.

***
Angolo Autrice:
Se vi è piaciuto il capitolo mettete ⭐️ e commentate.
Avviso:
Tra tre giorni ci sarà l'AskRobs, potrete chiedermi tutto ciò che vi interessa in bacheca ed io risponderò alle vostre domande. Tutto questo solo il 18 luglio.
Grazie
-Robs

IL MISTERO DI SARAH JEFFERSONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora