CAPITOLO 6
«Signorina Roosevelt le dispiacerebbe chiamare il signorino Stole della 5ªC, mi serve per un progetto» disse la professoressa Gilinski svegliandomi dal mio stato di trans.
«Certo professoressa» risposi educatamente alzandomi dalla sedia. Uscii dall'aula ed attraversai tutto il corridoio fino alla 5ªC. Bussai alla porta per poi aprirla.
«Mi scusi professore può uscire Alexander Stole, la professoressa Gilinski vuole parlare con lui» dissi all'uomo barbuto seduto dietro alla cattedra.
«Vada Stole» rispose rozzamente. Alex si avvicinò a me con una strana lucentezza negli occhi. Uscimmo dalla aula ed egli trovò subito il pretesto per attaccare bottone.
«Proprio non riesci a stare senza di me, eh?» chiese sarcastico
«Idiota guarda che ti vuole davvero la professoressa» dissi apatica
«Chissà che ho fatto stavolta» borbottò sbuffando sonoramente.
Entrammo nell'aula sotto lo sguardo vigile e al col tempo severo della professoressa.
«Ecco Stole professoressa» dissi andandomi a sedere a posto.
«Ah, Roosevelt non sederti voglio parlare con entrambi in corridoio. Adesso ero preoccupata anche io. Uscimmo tutti e tre dall'aula mentre nella classe si propagavano dei mormorii.
«Jane e Alexander, ho scoperto che state facendo delle ricerche su Sarah e sulla sua morte vero?» chiese retoricamente.
«Lei come lo sa?» chiese Alex sospettoso.
«Sai, Alexander oltre ad essere la vostra prof sono anche una grande osservatrice, e vi ho visti parlare di Sarah» spiegò.
«E adesso che vuole?» chiesi poco educatamente.
«Se volete vi posso aiutare col caso. Da giovane ero una investigatrice, poi ho lasciato perdere. Potrei aiutarvi col caso» si offrì la professoressa.
«Perché lo fa?»chiese Alex.
«Perché siete giovani e privi di esperienze. So cosa comporta immischiarsi in casi di omicidio e io posso aiutarvi nel divincolarvi dai problemi.»
«Sarebbe grandioso professoressa» dissi io cordialmente.
«Mh, non lo so J, io non mi fido» disse Alexander guardando la professoressa di sottecchi.
«Alexander, per piacere, fidati. Siete entrambi giovani e ingenui per occuparvi di questo caso. Lasciate che vi metta sulla buona strada, poi da lì farete tutto da soli» disse la professoressa.
«Grazie professoressa, ma non ne abbiamo bisogno» disse Alex.
«Okay, per qualsiasi cosa però contante su di me e state attenti» disse per poi entrare in aula.
«Con te parliamo dopo» dissi rivolta ad Alex e seguii anch'io la professoressa in aula. Le ore passarono velocemente e all'una precisa uscii da quell'inferno chiamato scuola.
«Jane, Jane Jane!!» sentii urlare da dietro, ma non voltai pensando fosse rivolto a un altra. Mi sentii afferrare da dietro le spalle e quando mi voltai ed era Alex.
«Che c'è?» chiesi scocciata.
«Sei arrabbiata con me?» chiese con tono dispiaciuto.
«Si» dissi atona.
«Perché?»
«Perché hai detto alla professoressa Gilinski che non volevi la sua collaborazione per scoprire chi avesse ucciso Sarah, e non mi hai nemmeno chiesto un parere. Non puoi scegliere sempre tu per entrambi» dissi, e iniziavo a sentire le guance andare a fuoco per la rabbia che saliva.
«Okay, mi dispiace, pensavo che fosse una cosa nostra» disse levando le mani dalle mie spalle.
«Una cosa nostra?»chiesi interdetta.
«Si, il caso di Sarah riguardava solo noi. A te interessava scoprire il colpevole per fargliela pagare, mentre a me per non risultare colpevole. Insomma era una cosa nostra lavorare su quel caso. Non pensavo che ti volessi far entrare anche la professoressa Gilinski» disse abbassando lo sguardo.
«Alex, il caso di Sarah è una cosa nostra. La professoressa ci ha chiesto solo se avevamo bisogno di aiuto, è stato gentile da parte sua e sarebbe stato opportuno accettare» dissi.
«Mi dispiace» sussurrò.
«Fa niente, sono io che sono permalosa» dissi avvicinandomi a lui.
«Pace?»chiese sollevando i suoi pozzi azzurri su di me.
«Pace» dissi per poi essere avvolta dalle sue braccia muscolose.
«Ti va di andare a mangiare al Mc?» chiese quando ci staccammo.
«Certo, tanto oggi i miei non ci sono» risposi.
«Grandioso andiamo» disse prendendomi per mano e portandomi verso la sua BMW nera. Il viaggio in macchina fu silenzioso, ma non imbarazzante. Appena arrivati Alex parcheggiò con una manovra fuori dal mondo, mentre io pregavo tutti i santi.
«Tu che prendi?»chiese quando entrammo.
«Un McChiken e le patatine grigliate» dissi osservando il menù
«Va bene, io vado ad ordinare tu accomodati pure» disse per poi andare verso la cassa. Mi sedetti in un tavolino a parte, un poco isolato dal resto della sala, fatto a posta per due persone. Mentre aspettavo Alex, mi guardai intorno. C'erano parecchi ragazzi di 18 o 19 anni che mangiavano in gruppo, e tra un boccone e l'altro ridevano e chiacchieravano. Mi ricordo che venivo al Mc da piccola insieme a Sarah e la sua famiglia, dato che a mia madre non piace il cibo "spazzatura". Ogni volta che venivamo dopo aver mangiato prendevano un gelato alla fragola e poi salivamo sullo scivolo a chiocciola che si trovava all'esterno. Mi manca molto Sarah. Ogni cosa mi ricorda lei, o almeno la maggior parte. Alex arrivò e mi distrasse dai miei pensieri.
«Ecco a te Miss» disse porgendomi il vassoio con la mia roba.
«Grazie monsieur» dissi ridacchiando e addentando il panino.
«Bon appetì» disse per poi mangiare anche lui il suo panino.
«Mh, adoro il Mc» dissi bevendo un sorso di Coca.
«Anche io» disse Alex.
«Dopo aver finito che facciamo» chiesi.
«Che ne dici di andare a casa tua, prendi i libri delle materie che devi fare e vieni a studiare a casa mia, va bene per te?» chiese.
«Certo, quando arrivo a casa chiamo i miei per avvertirli.» dissi continuando a mangiare.
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IL MISTERO DI SARAH JEFFERSON
Mystery / ThrillerTrama: Jane Roosevelt è una diciannovenne che abita a Rolling Hills. La sua migliore amica Sarah Jefferson scompare misteriosamente e viene trovata morta subito dopo. Jane arrabbiata perché la polizia non riesce a trovare l'assassino decide di inda...