Capitolo 16

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CAPITOLO 16

Eravamo sdraiati sul letto e continuavamo a scherzare, parlare, baciarci e coccolarci. Una sua frase mi aveva colpito. Gli stavo accarezzando i tagli sui bracci e sotto il mio tocco lui era rabbrividito ed io avevo alzato la mano perché credevo gli facesse male ma lui mi aveva bloccato "No no fai pure, mi piace quando me li accarezzi"

"Sei rabbrividito..." gli avevo chiesto confusa.

"Perché le carezze sui tagli si sentono dipiù...era un brivido di piacere non di dolore" mi aveva spiegato ed io ero tornata ad accarezzarglieli.

Si fecero ben presto le 6 di sera ed io di malavoglia mi alzai dal letto: sarei rimasta volentieri per chissà quanto tempo tra le sue braccia ma purtroppo i miei sarebbero tornati tra un ora quindi lui doveva andarsene.

"Ehi, ora è meglio se tu vai. I miei torneranno a momenti e non voglio che tu finisca nei casini" gli dissi con la voce dolce.

Lui si alzò e mi seguì fino all'ingresso. Lo guardai mentre si sistemava il cappello davanti allo specchio appeso alla parete.

Si girò e mi sorrise. "Grazie per oggi" lo ringraziai.

"Figurati piccola, questo e altro per te" e mi abbracciò. In quel momento stavo così bene tra le sue braccia. Volevo veramente quel momento non finisse mai.

"Devi per forza andare via?" gli chiesi con il viso sul suo petto.

Lo sentii ridere "Bhe si se non vuoi che i tuoi ci scoprano"

"Si, purtroppo" e mi staccai per guardarlo negli occhi.

"Ho una cosa per te" mi disse "Chiudi gli occhi"

Feci come mi aveva chiesto e lo sentii che si posizionava dietro di me. Mi spostò i capelli e poi una cosa fredda e liscia toccò il mio collo. "Ecco ora puoi aprirli"

Presi tra le dita il ciondolo della collana che mi aveva agganciato e scoprii che era la sua iniziale, la T. Era semplice, di metallo ma era stupenda. Era la collana che portava da quando lo avevo conosciuto.

Mi girai verso di lui e lo abbracciai "Grazie!" poi lo baciai ripetutamente e lui rise "Almeno così avrai un pezzo di me ogni volta che non ci sono"

Mi rigirai tra le dita la lettera e sorrisi.

"Ora meglio che vada piccola" mi annunciò abbassando il capo ed io lo baciai un'altra volta "Mi mancherai" sussurrò una volta staccato da me.

"Anch-..." venni interrotta dalla serratura della porta che girava e dopo poco i miei fecero la loro comparsa trovando me e Thomas troppo vicini per essere considerati come dei semplici amici.

Mia madre spalancò la bocca, sorpresa e mio padre sgranò gli occhi.

Thomas si affrettò a lasciarmi ma ormai era troppo tardi: ci avevano scoperto e non potevamo negare davanti ai fatti.

"Mamma...papà..già di ritorno?" riuscii a chiedere con un sorrisetto forzato.

"Emma vieni subito in cucina e porta anche il tuo..amico. Dobbiamo parlare." Mi disse mia madre mentre osservava ogni minimo movimento di me e di Thomas.

Ci sedemmo attorno al tavolo quadrato "Bene. Ora ci diresti chi è questo ragazzo e cosa ci faceva qui mentre noi non eravamo a casa?" mi chiese lei e dallo sguardo sembrava parecchio arrabbiata.

"Mamma, papà lui è Thomas...un mio amico" lo presentai e lui allungò una mano ai miei genitori che strinsero.

"Amico? Emma ti rendi conto che stai negando l'evidenza?! Ti abbiamo trovata abbracciata a lui e non era niente di solo amichevole" mi rimproverò. Mio padre non riusciva a parlare: spostava lo sguardo da me a Thomas e controllava ogni movimento.

Wounded Angel- Angelo FeritoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora