Capitolo 22

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CAPITOLO 22

THOMAS'S POV

"Tu, quindi vorresti tornare a casa?" mi chiese lei confusa ed io annuii.

"Voglio tornare perché ho visto quanto ci stanno male i miei ed i tuoi genitori...soffro anche io a vederli così" gli spiegai. Mi sedei di fronte a lei e vedendola indecisa gli presi le mani "è meglio così fidati. Cosa hai provato a vedere i tuoi genitori piangere disperati?"

"Mi si è chiuso il cuore sinceramente" mi rispose abbassando la testa "Hai ragione, dobbiamo tornare"

Gli sorrisi "Si è la cosa giusta"

"Però mi devi promettere che ci vedremo ogni giorno" mi sorrise.

Mi si strinse il cuore sentendo quelle parole ma finsi un sorriso che funzionò. E pensare che forse non l'avrei più rivista "Te lo prometto".

"Prepariamoci allora" gli ricordai poi e lei annuì. Andammo in camera a sistemare le valigie e lei continuava a fare progetti su quello che avremmo potuto fare per esempio andare una volta al mare, un'altra volta in piscina da me...tutte idee che a sentirle mi facevano star male. Perché doveva essere tutto così difficile e allo stesso tempo perfetto? O forse ero solo io che rendevo tutto complicato.

Ci sdraiammo sul letto e ci guardammo negli occhi "Thomas posso chiederti una cosa?" mi chiese ad un tratto.

"Si certo piccola. Che succede?"

"Bhe...tu hai intenzione, più avanti, di farti una famiglia?" mi chiese guardandosi le mani.

Ci pensai "Bhe si...si mi piacerebbe avere dei bambini...vorrei diventare padre più avanti" feci una pausa "Te?"

Lei mi sorrise alzando lo sguardo "Si anche io vorrei dei bambini...e vorrei farmi una famiglia...con te"

Sorrisi anche se dentro stavo piangendo. Anche io avrei voluto una famiglia con lei, anche io avrei voluto vederla ogni giorno invecchiare con me, anche io avrei voluto crescere 2 bambini con lei. Avrei voluto vivere con lei per sempre ma purtroppo non potevo.

Non potevo farla soffrire, non volevo lei crescesse con il costante pensiero di "salvarmi". Io non gli avrei mai fatto del male ma il cervello umano è forse l'organo più complicato al mondo e non si sa mai cosa accada da un momento all'altro.

La baciai così senza neanche pensarci. Volevo sentirla un'altra volta vicino a me, volevo toccarla per l'ultima volta. Volevo amarla per l'ultima volta, anche se sapevo l'avrei amata per sempre. Mi aveva cambiato. Mi aveva fatto sentire protetto, vivo, gioioso come non lo ero mai stato.

Per colpa mia, per colpa della mia convinzione assurda tutto questo sarebbe finito,i sogni si sarebbero infranti per sempre. Perché lei alla fine era il mio sogno.

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Partimmo verso mezzogiorno. Prima però volevo che lei avesse un mio ricordo per sempre e mi venne in mente di fare una foto insieme. Mi ricordai del muro dietro ad una biblioteca. Era pieno di graffiti fantastici e per fare foto era un luogo perfetto.

"Ti va di farci una foto assieme? Conosco un posto stupendo" gli chiesi tenendo gli occhi sulla strada.

"Si è un ottima idea...dove mi porti?" mi chiese lei entusiasta.

Gli sorrisi "Ora lo vedrai"

Parcheggiai l'auto nel parcheggio della biblioteca e scendemmo. Lei si guardava in giro un po' confusa. Sicuramente si stava chiedendo cosa ci facessimo davanti alla biblioteca.

Wounded Angel- Angelo FeritoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora