Capitolo 28

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CAPITOLO 28

THOMAS'S POV

Il padre di Emma rientrò da lavoro che erano le 7.30 di sera. Quando la porta si aprì eravamo seduti tutti in cucina, ognuno al suo posto, che aspettavamo impazienti il momento del giudizio.

Lo sentii togliersi le scarpe e appoggiare la valigetta da lavoro sopra il tavolo in salotto. Lo sentii camminare e sospirare stanco dopo l'ennesima giornata di lavoro. Entrò in cucina e si immobilizzò alla mi vista.

Socchiuse gli occhi. Emma mi strinse la mano sotto il tavolo come per darmi forza anche se sentivo che lei ne aveva più bisogno di me "Ciao papà" lo salutò lei con un mezzo sorriso.

"Che cosa ci fa lui qui?" chiese senza rispondere al saluto. La sua voce era fredda e ferma.

"L'ho invitato qui da noi a cena tesoro" gli spiegò sua moglie appoggiando sopra la tavola una ciotola con dell'insalata. Lui si sedette difronte a me continuando a mandare occhiate a me, a sua figlia e a sua moglie.

"Papà dobbiamo parlarti" ammise alla fine Emma chiudendo gli occhi come a trovare coraggio. Gli strinsi ancora di più la mano come ad infonderle il mio.

"E di cosa?" chiese lui mettendosi un po' di insalata sul piatto e passandola a noi. Intanto sua moglie passò con la carne che ci appoggiò sul piatto.

"Di noi, di Thomas, della nostra storia" disse Emma.

"Aspetta della vostra storia? Mi sembrava di essere stato chiaro l'altra volta: non voglio che tu esca con lui Emma."

"Papà no, ascoltami" lo bloccò lei. Fece un respiro profondo e in quel momento suo papà la fissò aspettando la spiegazione "Io e lui siamo andati a letto assieme" disse tutto d'un fiato.

Suo padre smise di masticare il boccone e fissò prima me e poi Emma che nel frattempo aveva richiuso gli occhi. Sembrava sconvolto e forse lo era.

"Come scusa?" chiese come se non avesse capito "C'è tu mi stai dicendo che...che hai fatto sesso con lui?!". La sua voce era salita di tono e ora sembrava più minacciosa, quasi isterica.

"No, ho fatto l'amore che sono due cose diverse" iniziò Emma prendendo coraggio "Papà io e lui ci amiamo, lo vuoi capire. Quando lui è stato distante da me perché si è sentito obbligato io stavo male, piangevo, ero dimagrita di diversi chili e ero sempre senza forze. Ora invece anche se l'ho appena rincontrato mi sento al settimo cielo. È questo che devi capire papà."

"Ma...come fai ad amarlo, insomma ti farà soffrire Emma..lo vuoi capire?! Io voglio solo la tua felicità e che tu stia bene"

"E allora accetta Thomas come il ragazzo di tua figlia e accettalo quando diventerà mio marito. È lui la mia felicità."

Suo padre sospirò tenendosi la punta del naso tra il pollice e l'indice "No. È fuori discussione che voi due vi sposerete e..." iniziò ma io lo bloccai. Basta doveva sapere le cose come stavano.

"Signore, posso parlare e spiegargli come stanno le cose?" chiesi con calma.

"Tesoro fallo parlare ti prego" lo pregò sua moglie vedendolo sbuffare e alla fine mi fece un piccolo segno con il capo come a volermi dire "dai parla su!".

"Allora" iniziai cercando le parole giuste "io sono innamorato di sua figlia. La amo e non posso farci niente. Come ha detto prima lei, quando c'è stato quel periodo in cui ci siamo lasciati lei ha sofferto molto, è dimagrita di parecchi chili e si sentiva sempre debole. Era lo stesso anche per me.

Poi alcune persone mi hanno fatto ricredere e mi sono dato dello stupido mentalmente. Di solito si dice di seguire i propri sogni e invece io l'avevo lasciato scappare.

Si ok abbiamo fatto l'amore ed è lì che ho veramente capito che era lei la mia felicità, che non serviva nessun dottore per farmi guarire dall'autolesionismo perché alla fine era Emma che mi faceva sentire bene." Feci una pausa nella quale mi girai a sorridere ad Emma che aveva gli occhi lucidi. Suo padre invece continuava a fissarmi ma sembrava più rilassato.

Ripresi "Capisco che sono successi casi nei quali ragazza, fidanzate, amiche vengono uccise dai rispettivi fidanzati autolesionisti solo perché questo ha avuto un raptus di pazzia ma sono 4 casi su 10000. Io le posso assicurare che non farei mai del male a sua figlia e che non faccio parte di quel gruppo di ragazzi.

Io si soffro di depressione e autolesionismo ma grazie a Emma queste cose non mi spaventano più perché so che finalmente ho qualcuno che mi ama veramente e non solo perché sono ricco sfondato e con macchine costose.

Ora però voglio farle una domanda: vuole vedere sua figlia felice? O vuole obbligarla a vivere una vita infelice? Se sono io la sua felicità e il suo sogno allora deve lasciarla seguire questo sogno. Solo così la vedrà veramente entusiasta."

Tirai un enorme respiro quando finii. Sentivo ancora la stretta di Emma che si era fatta più vicino a me.

"Bhe" iniziò suo padre appoggiandosi con la schiena alla sedia "che dire, è un bel discorso il tuo, veramente mi hai preso. Ho notato che Emma stava male quando tu non c'eri ma non ho mai potuto parlarci perché o per lavoro o per un altro impegno io non c'ero quasi mai a casa e questo mi dispiace non tanto, ma tantissimo."

"Caro ne ho parlato io con lei e la causa è come ha detto Thomas: gli mancava lui." Si intromise sua moglie difendendoci. Alla fine lei era sempre stato dalla parte di sua figlia, dalla nostra parte e proteggeva il nostro amore.

"Si si ho capito che è per lui ma sul subito quando la vedevo così mi dicevo "gli passerà"...e invece mi sbagliavo" ammise alla fine abbassando lo sguardo.

"E quindi?" chiese speranzosa Emma che si era sporta verso il tavolo aspettando la risposta.

"E quindi ha ragione Thomas, devo lasciarti vivere la tua vita, lasciarti vivere felice e lasciarti seguire il tuo sogno." Rispose alzando lo sguardo in quello della figlia che sorrise e si lanciò tra le braccia del padre, stringendolo.

"Grazie, grazie grazie papà!"

Sorrisi anche io. Un sorriso semplice e spontaneo anche se dentro di me stavo saltando di gioia. Sua madre stava cominciando a far cadere lacrime di gioia e si affrettò a prendere un fazzoletto per asciugarle.

Emma si staccò da suo padre che si alzò e avvicinandosi a me mi strinse una mano "Benvenuto in famiglia" mi disse alla fine. Emma mi abbracciò contenta come una pasqua.

Finalmente potevamo vivere la nostra storia d'amore, finalmente suo padre aveva capito. Finalmente lei era mia ed ero pure entrato in famiglia. Ora non venivo più visto come un depresso e autolesionista malato mentale. No. Ora ero come un secondo figlio acquisito per loro e soprattutto ero il fidanzato ufficiale di Emma.

Poi pian piano sarei diventato anche suo sposo, avremmo avuto dei bambini e lì sarei diventato papà, la cosa che più desideravo al mondo.

Quella sera per la prima volta dopo 2-3 anni non mi tagliai. E fu un sollievo, una realizzazione per me.

Finalmente ero veramente felice.

Wounded Angel- Angelo FeritoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora