Capitolo 23

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CAPITOLO 23

EMMA'S POV

Lo vidi andare via e questa volta per sempre. Non ci sarebbe stato più un nostro domani, più nessun bacio o carezza. Non ci sarebbe stato nessun bagno in piscina e nemmeno una giornata al mare. Non ci sarebbe stato più un noi.

Ero ancora in ginocchio sull'asfalto quando lui scomparve dalla strada. Piangevo e mi disperavo, ero debole non sapevo che fare. Mia madre e mio padre cercarono di tirarmi su ma io li allontanai alzandomi poi da sola.

"Tesoro è giusto così" parlò mio padre e quelle parole mi fecero arrabbiare improvvisamente.

"No" sputai acida "Non è giusto così! Sei tu che vuoi farmelo credere e gliel'hai fatto credere. Gliel'hai imposto, l'hai influenzato con le tue 4 storie lette o sentite per tv, quando in questo mondo ce ne sono un milione di casi così e solo quelle 4 storie sono finite in tragedia! Lui non voleva, glielo leggevo negli occhi ma ha dovuto per accontentare uno come te!"

"Emma non è come stai dicendo tu.." iniziò lui ma io lo bloccai "Ah si? E quale sarebbe la storia eh?! Questa è l'unica soluzione del perché lui l'abbia fatto! Complimenti hai distrutto il sogno di tua figlia che almeno una volta nella vita era contenta ed entusiasta" e feci un falso applauso come a congratularmi.

"Ma quale sogno e sogno! Quello per te sarebbe stato un incubo più avanti, crescendo!" mi sgridò lui.

"Si perché noi stavamo vivendo una favola e non una qualsiasi. Questa era diversa: lui era il mio angelo, anche se a dir la verità ero io che salvavo lui. Anzi ci salvavamo a vicenda.

Noi volevamo crescere e farci una famiglia. Volevamo dei bambini, dei bambini insieme, ed invece no...sei arrivato tu che non hai guardato oltre l'apparenza. Neanche non lo conoscevi e non hai visto tua figlia felice e spensierata al suo fianco. Hai avuto occhi solo per quei tagli che aveva sui polsi. Ed ora lui sarà a casa, magari si starà facendo del male e se domani lo trovi su qualche giornale con scritto "Ragazzo trovato morto" bhe, sappi che non troverai neanche più tua figlia." E corsi, prima che lui potesse ribattere,verso il portoncino ma mi fermai "Se questa fosse una vera favola tu saresti il cattivo".

Scappai in camera mia e mi chiusi dentro. Piansi, non trovai nemmeno la forza per andare nel letto. Ero distesa sul pavimento e continuavo a piangere. Ero disperata.

Mia madre bussò più volte ma io non aprii mai. Più le ore passavano e più la mia voglia di vivere sveniva. Mio padre no, non venne mai a bussare.

Pensavo a cosa stesse facendo Thomas in quel momento. Sicuramente si stava facendo del male e a quel pensiero mi venne una voglia di correre da lui e fermarlo. Piangevo al pensiero di non poterlo fare.

Sentii la suoneria del mio cellulare proveniente dal piano inferiore ma non mi preoccupai. Non volevo parlare con nessuno se non con lui. Sentii mia madre rispondere ma non capivo cosa diceva.

Pochi minuti dopo una voce femminile mi chiamò dalla porta. Era Step.

"Emma ti prego fammi entrare. Ti scongiuro mi fai stare male così!"

Ma niente da fare. L'ho detto, non volevo parlare con nessuno. Volevo stare sola nel mio dolore anche se sapevo mi avrebbe fatto stare peggio, ma poco importava tanto, peggio di così non poteva andare.

Passarono 2,3,4 ore ma le lacrime non smettevano di uscirmi. Dopo 3 ore il pianto si era un po' placato e uscivano solo singhiozzi sconnessi anche se le lacrime non smettevano.

Uscii solo la sera sentendo la gola secca e il bisogno di mangiare qualcosa. Scesi le scale con calma e lentezza facendo attenzione a dove mettevo i piedi visto che non ero così lucida di mente e vista.

Wounded Angel- Angelo FeritoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora