Epilogo

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CAPITOLO 29

EMMA'S POV

-Un mese dopo-

Era passato un mese da quando mio padre aveva detto di si, aveva approvato il mio fidanzamento con Thomas.

In quei giorni era ormai d'abitudine vedere il ragazzo in giro per casa e anche se mia madre ci aveva già visto baciarci e coccolarci per me, e credo anche per Thomas, era un po' imbarazzante farlo davanti a lei e quindi ci buttavamo sul letto in camera mia.

Thomas mi aveva perfino portato a conoscere sua nonna che per tutto il tempo non ha fatto altro di complimentarsi, di dirmi quanto ero bella, e di raccontarmi di Thomas definendosi orgogliosa ad aver avuto un nipote così seppur con qualche problema di autolesionismo ma niente che non si potesse risolvere.

Sua nonna era fantastica. Era piena di vita e sempre sorridente anche se si trovava in un letto d'ospedale. Assomigliava un po' a Thomas in questo: anche lui seppur con tutti quei problemi riusciva a fare un sorriso anche falso.

Più volte avevo dormito da lui e a Peppa brillavano gli occhi ogni volta che ci vedeva assieme. Perfino quando ci vedeva salire in macchina cercava una qualsiasi scusa anche di portar fuori il cane pur di lasciarci soli nella villa. Era un gesto carino da parte sua perché molte volte, durante le coccole succedeva che o uno o l'altro veniva travolto dalla passione anche se però non si finiva mai col fare l'amore.

In quel mese con lui feci l'amore altre...bho non lo so ho perso il conto perfino di tutte le volte che siamo andati a letto insieme ma di una cosa sono sicura: era ogni volta meglio e ogni volta avevo sempre più segni di morsi sul collo. Si divertiva a farmeli a quanto pare.

Uscivamo assieme tutti i pomeriggi e mi aveva perfino aiutato a tirare su tutte le materie che avevo sotto impedendomi così di rimanere bocciata.

Usava un metodo infallibile: mi premiava ma alla sua maniera. Ogni volta che dicevo una cosa giusta era un bacio anche se ogni tanto ci spingevamo un po' oltre e finivamo o avvinghiati per terra oppure sul letto e ci voleva una forza incredibile per staccarci e ritornare sui libri.

E così tra uscite, coccole e divertimento era passato anche quel mese assieme e la scuola era finita. L'ultimo giorno Step si mise a piangere dicendomi che gli sarei mancata e che quest'estate dovevamo assolutamente vederci.

L'abbracciai e scoppiai anche io in un pianto che non finiva più. Si lei mi sarebbe mancata un casino, c'era sempre stata per me e mi aveva detto più volte che ero come una sorella minore per lei. Quella che io non avevo mai avuto.

Tornai a casa felice che anche quell'anno fosse passato, ed ero orgogliosa di me stessa, dei miei risultati e perfino dei mie voti negativi che poi alla fine eri riuscita ad alzare.

Mamma e papà ero contentissimi anche loro e mi continuavano a ripetere che erano orgogliosi di me. Piansi di gioia quando li sentii dire così perché in tutti quegl'anni non me l'avevano mai detto, forse perché sono parole difficili da dire ma con un significato enorme.

Significava che mi volevano veramente bene e mi sentii in colpa ripensando a come li avevo trattati nei giorni in cui non mi permettevano di vedere Thomas.

Alla fine lo facevano solo per proteggermi anche se da che cosa sinceramente? Thomas era il motivo della mia felicità e lo sarebbe stato per sempre.

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Quella sera ricevetti la sua visita. Suonò alla mia porta alle 9 di sera ma dall'espressione del viso capii che c'era qualcosa che non andava: era triste, i suoi occhi azzurri erano vuoti e freddi.

"Che succede?" gli chiesi avvicinandomi preoccupata. Mia madre e mio padre rimasero dalla porta a guardare anche loro con espressione preoccupata il ragazzo.

"Emma" iniziò e la sua voce sembrava stanca "Devo dirti una cosa, ma in privato se non ti dispiace"

"Si certo dimmi pure" e mi girai a guardare i miei genitori che capendo la situazione entrarono chiudendo la porta. Ora sapevo che si sarebbero messi dalla finestra, visto la curiosità di mia madre quindi ci allontanammo un po' mettendoci vicino al cancelletto.

"Che succede Thomas?" gli chiesi per l'ennesima volta preoccupata.

Lui mi prese le mani e le fissò con sguardo basso "è una cosa importante. Molto" fece una pausa "Ho trovato una cura per i miei problemi di depressione e autolesionismo"

"Oddio ma è una cosa fantastica ma perché hai quella faccia?" gli chiesi guardandolo negli occhi.

Sospirò alzando lo sguardo al cielo "Perché...bhe perché questo istituto che mi curerà si trova a Londra"

Mi venne un tuffo al cuore ed il mio sorriso pian piano si spense. Il cuore mi batteva forte ma non dalla gioia bensì dall'ansia di perdere un'altra volta Thomas "Oh...capisco quindi tu..d-dovresti trasferirti lì..."

"Per un anno sì" rispose guardandomi con il suo sguardo triste.

"Bhe Thomas vai io..io ti aspetterò qui appena tornerai e dop..." ma lui mi bloccò "No Emma lo sai che non può funzionare una cosa a distanza e poi per un anno, dall'altra parte del mondo"

Sentii le lacrime salirmi agli occhi e cercai di ricacciarle indietro "Ho capito cosa vuoi.."

Lui mi mise una mano sulla guancia e li le mie lacrime cominciarono ad uscire pian piano "No non lo sai piccola". Alzai lo sguardo sul suo confusa e lo vidi sorridere "Perché voglio che venga anche tu con me".

Nel momento in cui disse quella frase le lacrime si bloccarono, come anche il mio cuore credo. Rimasi immobile con un espressione meravigliata e sorpresa "Oddio dici sul serio?!". Mi si formò un sorriso a 32 denti sul viso.

"Si tu devi venire con me perché se tu non ci sei io non ci vado. Sei già in parte tu la mia medicina quindi se non ci sei io mi sento morire" mi disse asciugandomi le ultime lacrime con un pollice "Per il volo ho già pensato a tutto io, tu devi solo dirmi o un sì o un no"

"E me lo chiedi anche?! Certo che vengo" e gli saltai addosso abbracciandolo e piangendo di gioia. Mia madre e mio padre mi raggiunsero sulle scalinate e notai con meraviglia che avevano 3 valigie e delle borse già pronte.

"V-voi lo sapevate?" chiesi ritornando con i piedi per terra ma rimando sempre abbracciata a lui. Loro mi sorrisero e mia madre mi si avvicinò piangendo contenta "Si tesoro e partirai stanotte stessa...mi mancherai".

Corsi ad abbracciarla forte e feci lo stesso con mio papà che non riuscì a trattenere le lacrime. Thomas nel frattempo caricò le valigie in auto e dopo di che rimase a guardare la scena di due genitori che salutano la figlia. Mio padre continuava ad accarezzarmi i capelli come se fossi una bambina.

Ma io sapevo che per lui lo sarei sempre stata.

Mi staccai guardandoli per l'ultima volta e poi Thomas mi aprì la portiera del passeggero facendomi salire. Li salutai con una mano e loro ricambiarono. Mi sentii leccare il viso e vidi con sorpresa che era il cane di Thomas "Ciao bello! Vieni anche tu?" gli chiesi accarezzandogli il pelo morbido.

"Si si non lo avrei mai lasciato a casa" mi rispose Thomas con un sorriso mentre accendeva la macchina "Allora pronta?"

"Sii prontissima ma spiegami una cosa: dovevi per forza farmi piangere per dirmi che sarei venuta via con te?"

Lui rise "Scusami piccola" e mi fece gli occhioni avvicinandosi e dopo di che baciandomi.

"Scuse accettate" gli sorrisi.

E così partimmo. Partimmo nella notte di quel primo giorno di vacanza. Partimmo per quella nuova avventura assieme dove sapevo che Thomas ne sarebbe uscito vincitore. Lo sapevo, lui era forte.

Ancora non ci credevo che sarei andata a visitare Londra, una delle città più belle del mondo. E che ci sarei stata per un anno poi! Un anno a Londra, con Thomas il ragazzo che mi aveva rubato il cuore fin dal primo momento in cui l'avevo visto. Il ragazzo perfetto per me.

Il mio angelo. Il mio angelo ferito ma dal cuore grande.


The End

Wounded Angel- Angelo FeritoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora