[two: remember me.]

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La mattinata a scuola è passata abbastanza in fretta, le ultime due ore le abbiamo passate in aula magna a subirci il palloso discorso del preside.

Michele stava serio sulla sedia, accanto a lui Leonardo e Matteo che ogni tanto ridevano o si scambiavano battute.

Ma lui no.

Aveva sempre un'espressione cupa e scocciata, alla fine del discorso si è alzato velocemente ed è sparito dall'aula in meno di 10 secondi.

Giulia ed io siamo uscite subito dopo, mi ha invitata a passare da lei verso le 15:00 per guardare qualche serie TV insieme e (secondo lei) a spettegolare su qualche ragazzo, cosa improbabile visto il mio poco interesse verso la cosa.

Non che i ragazzi non mi piacciano, anzi, ma quelli della nostra scuola sono di diversi tipi.

Uno, nerd brufolosi i quali passano i pomeriggi sui libri o su internet. Non sono decisamente il mio tipo.

Due, stronzi e puttanieri che si incontrano sempre dietro la scuola per fumare in comitiva.

Tre, ragazzi carini ma così tanto impegnati che non ci sarebbe tempo nemmeno per salutarli.

Non so a quale categoria possa appartenere Michele, sembra così strano e pensieroso.

Chissá che intendeva con «Ci vendiamo ancora.» ma sinceramente non voglio pensarci, la mia priorità in questo momento è tornare a casa e mangiare qualcosa.

Non metto tanto ad avverare il mio piccolo desiderio visto che alle 12:00 sono già a casa, mi sono intrattenuta un po' più del solito in biblioteca.

Una volta entrata in casa entro in cucina e noto mia madre già ai fornelli, mi siedo sulla sedia e picchietto le dita sul tavolo.

«Ciao tesoro.» si volta un'attimo a sorridermi per poi aprire il frigo e tirare fuori la brocca d'acqua.

«Lascia ti aiuto.» ridacchio alzandomi e prendendole la brocca dalle mani e poggiandola sul tavolo mentre la sento ringraziarmi.

«Allora..com'è andata a scuola?» domanda mentre apro un cassetto della parete della cucina e tiro fuori le posate.

«Bene, solita merda.» rido e lei mi segue, prendo i bicchieri dalla lavastoviglie e li poggio sul tavolo.

«Ho sentito che avete un nuovo compagno» annuisco e prendo quattro piatti poggiandoli e finendo di apparecchiare.

«Beh, voi due dovreste già andare d'accordo.» ridacchia tagliando delle fette di pane e poggiandole ordinatamente sul tavolo.

Alzo un sopracciglio e rubo un pezzo del cibo poggiato poco prima e ne prendo un morso.

«Che intendi?» chiedo masticando e chiudendo gli occhi.

«Come vorrei ci fosse anche della nutella su questo pane..» sussurro e mia madre ride.

«Per ora scorda la nutella.» sorride e io mugugno qualcosa di incomprensibile.

«Comunque..dicevo che dovreste andare d'accordo perché beh..sul serio non ti ricordi di Michele?» si volta e si siede davanti a me mentre io scuoto la testa in negazione.

«Oh..okay ti rinfresco la memoria..il tuo compagno di giochi dai 5 ai 13 anni, eravate molto amici, successivamente si è trasferito a Napoli e non vi siete più rivisti. » inclino la testa guardandola.

Si è vero, avevo un Michele come compagno di giochi quando ero più piccola ma non è il Michele di oggi.

«Ma che stai dicendo?» rido ma smetto subito quando vedo che lei non fa.

Piccolo Grande Disastro. [SOSPESA.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora