«Camilla?» mia madre interroppe la sfilza di pensieri che frullano nella mia testa.
«Mh?»
«Sei viva?» ridacchia e io annuisco guardando il tavolo.
«Oh..» esclama quando mio padre entra in casa accompagnato da mio fratello in lacrime.
Lo guardo e cerco di non ridere. Certe volte mi sento veramente sadica, ma mi viene da ridere quando mio fratello piange.
Corre verso la mamma e l'abbraccia di scatto.
«Che è successo?» dico mordendomi il labbro per non ridere e mio padre lancia lo zaino di Manuel, mio fratello, sul divano.
Ci raggiunge in cucina e si siede sul tavolo ignorando suo figlio in lacrime e la mia domanda.
«Tesoro, ma che è..?»
«È successo che stava picchiando un bambino.» la interrompe papà e lei sospira.
Gli accarezza i capelli per farlo calmare e Manuel si stringe a lei.
«Come mai?» chiedo poggiando il gomito sul tavolo e prendendo un'altra fetta di pane.
«Ha detto che la faccio seduto e che allora sono una femmina.» sussurra e quasi mi strozzo col cibo dalla rosata improvvisa che esce dalla mia bocca.
«Camilla!» mi rimprovera mio padre e io cerco di stare seria, inutilmente, facendo piangere di nuovo mio fratello.
«Scusate..ma..» sussurro e mia madre scuote la testa.
«Ora mangiamo.» sbuffa mio padre e io scuoto la testa alzandomi e andando verso le scale.
«Non ho fame.»
«Mangi comunque.» l'uomo mi guarda serio e mia madre gli fa segno di lasciar perdere, la ringrazio e scappo in camera mia.
Passo un'ora a guardare Teen Wolf finché non sento la vibrazione del telefono da sopra la scrivania.
Sbuffo e rotolo sul letto facendo molla acrobazie per prendere il cellulare senza alzarmi.
È Giulia che mi dice di ricordarmi di andare da lei alle 15:00.
Guardo l'ora.
14:50.
Sbuffo ancora e mi alzo con molto fatica, apro l'armadio e tiro fuori la prima cosa che trovo.
Jeans neri strappati sul ginocchio e una canotta grigia.
Mi cambio con molta lentezza cantando qualche canzone, scendo di sotto e abbraccio mia madre sul divano da dietro.
«Má, sto andando da Giulia.»
Scuote la testa «Ti ci accompagno in macchina.» annuisco e corro fuori casa e successivamente in auto, seguita da lei.
Faccio finta di allacciarmi la cintura il tempo necessario perché lei la veda, poi la sgancio senza farmi notare.
Accendo la radio e alzo il volume la sento sussultare e abbassa la musica.
«Mamma..»
«Non voglio diventare sorda.» ridacchio e dopo qualche minuto arriviamo davanti casa di Giulia.
Mi guardo intorno per poi scendere dall'auto e salutare mia madre, che ricambia.
Bussu alla porta e mi apre Leonardo con i capelli scompigliatie gli occhi assonnati.
«Ciao.» mi guarda e lo saluto con la mano «Mi ha chiamata Giulia.» «Ovvio, viene un mio amico in casa e lo stesso fa lei.» alza gli occhi al cielo e lo sorpasso entrando in casa.
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Piccolo Grande Disastro. [SOSPESA.]
Teen Fiction«Nessuno sapeva in che rapporti erano. Non erano amici. Non erano fidanzati. Erano incasinati da morire, e belli da vivere.»