Capitolo venti

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Cado a terra, stanca, e incomincio a piangere.

«Mi mancherai – borbotto tra le lacrime – ti voglio bene, mia piccola Rosalie».

Quando ci siamo ritrovati trasfazione, abbiamo cambiato tutti nome, tranne Tobias, che il suo soprannome "Quattro" gli venne affibbiato dal nostro allenatore, per le sue poche paure.

Zelda, si chiamava Rosalie, ed era una pacifica;

Io mi chiamavo Alexandra, ed ero un Abnegante;

Eric, si chiamava Elliot, ed era un Erudito.

Ripenso alle giornate passate insieme, ai litigi, ai pianti, e alle risate.

E mi addormento così: singhiozzando e pensando ad un passato ormai lontano.

Apro gli occhi, sentendoli ancora umidi dalle lacrime di qualche ora fa.

Vado in camera mia, a farmi una doccia, e non posso fare a meno di pensare.

È un mondo troppo crudele per affezionarsi alle persone, ed è assolutamente meglio allontanarsi da tutti.

«Alexia– urla Max – c'è una riunione tra dieci minuti, è molto importante, non mancare.»

Indosso i miei semplici jeans neri e una felpa nera, e vado alla riunione.

Vedo la sedia di Zelda vuota, ma rimango impassibile.

Mi siedo al mio posto, e aspetto che la riunione inizi.

Eric

«Tutto a posto?» domando ad Alexia.

«Sì.» risponde fredda lei. Non mi guarda neanche in faccia.

Sto per ribattere, ma James incomincia a parlare.

«I pacifici, i candidi, gli intrepidi, e gli abneganti, hanno deciso di trovare una soluzione per Jeanine. Probabilmente sarà rinchiusa nella nostra prigione a vita, e voglio sapere cosa ne pensate voi e chi vuole offrirsi per andare in guerra.»

Alexia alza la mano.

«Ci andrò io.» constata, tenendo lo sguardo fisso negli occhi di James.

«No– sbotta Max – Eric, Quattro, e Alexia, dovranno rimanere qui, per far continuare agli iniziati l'iniziazione.»

Alexia non protesta, ma fissa il tavolo in silenzio.

Non ho paura quando ci sei tuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora