Capitolo quindici

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«Ho avuto così tanta paura..» sussurra, dandomi un bacio sulla fronte.

Quattro fissa Tris, e il loro sguardo si incrocia: è un misto di gratitudine per essersi trovati, curiosità e soddisfazione da parte di Quattro, imbarazzo e felicità di Tris. Quei due mi nascondono qualcosa.

Incrocio lo sguardo di Eric: ammetto di aver avuto paura di perderlo. Ero preoccupata che gli fosse successo qualcosa, o che Kyle lo avesse sparato.

Il mio corpo agisce prima che l'azione arrivi al mio cervello: lo abbraccio, e forte.

E, stranamente, lui contraccambia, con una presa altrettanto ferrea.

«Non farti mai più un tuffo da trecento metri di altezza da sola. Mai più.» mi sussurra all'orecchio, accarezzandomi i capelli.

«Okay.. la prossima volta lo faremo insieme..» ironizzo, allontanandomi leggermente da lui.

Osservo i miei compagni di viaggio.

«Ho una domanda - sussurra Zelda, galleggiando a fatica - come faremo ad arrivare fuori città?»

«Sarà difficile.. vi devo raccontare una cosa - inizia Eric, guardandomi per pochi istanti - sta succedendo una guerra, Jeanine non vuole che nessuno vada al di là del recinto, e soprattutto aveva programmato un attacco contro i treni, e un attacco contro questo ponte, che è l'unico che ci potrebbe portare velocemente dall'altra parte.»

Boccheggio. Jeanine è una donna mentalmente instabile.

«Cosa succede se fanno cadere questo ponte?» domanda Tris.

«Io l'ho visto, una volta.. l'aveva fatto vedere nel suo studio, e io avevo spiato - Eric tossisce, per poi proseguire - ci sarebbe un qualcosa tipo uno tsunami, e se dovesse succedere ora, non è sicuro che sopravviveremo tutti. Scoppierebbe in aria..» Zelda deglutisce, avvicinandosi a me.

Non so spiegare a parole quanto voglio bene a Zelda: è la sorella che mi è sempre mancata. Sin da subito abbiamo fatto molta amicizia, e saltammo anche insieme, - con la semplice differenza che lei riuscii a cadere in piedi - non so se le dovesse succedere qualcosa come reagirei. Darei la mia vita per salvarla.

«Quante ore ci vogliono ad arrivare dall'altra parte a nuoto?» domando, abbracciando Zelda.

«Sei o sette - mormora Eric, facendomi sentire meglio - giorni

Ansimo dall'ansia. Ho sofferto di attacchi di panico prima di diventare un'intrepida, e pensare che dovremo rimanere qui anche di notte, al buio, non sapendo cosa c'è nel fondale, mi fa quasi mancare il fiato.

Eric mi tiene a galla, guardandosi con Quattro.

«Io.. al buio.. acqua..» farfuglio, vedendo la vista appannarsi.

Devo parlarne, mi farà sentire meglio, ne sono sicura. E loro sono le persone giuste.

Non ho paura quando ci sei tuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora