Capitolo venticinque

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Alexia

I genitori di Eric mi hanno fatto divertire tantissimo, raccontandomi soprattutto del primo peto di Eric, che si guardò il sedere spaventato, oppure della prima volta che si vide il coso, e incominciò a toccarlo e dargli colpi.

Rido divertita, dirigendomi al poligono.

«Quattro, Tris.» dico, a mo' di saluto.

«Ci è arrivata voce che hai conosciuto i genitori di Eric – mormora Quattro – raccontaci tutto.»

Decido di raccontargli tutto, tranne i suoi aneddoti di quando era piccolo.

«Siete belli insieme – farfuglia Tris, sorridendo debolmente – stareste bene insieme.»

Abbasso lo sguardo, pulendo per bene una pistola.

«Alexia – mi dice Quattro, mettendosi le mani sui capelli – sii menocrudele nei suoi confronti.» Annuisco, caricando la pistola e sparando distrattamente al bersaglio, prendendo il centro.

- - -

Ci dirigiamo in mensa, io e Quattro, e prendiamo da mangiare. Hamburger, patatine fritte, e torta al cioccolato.

Vado a sedermi al tavolo dei Capofazione. E, l'unico posto libero, è quello affianco ad Eric.

Non ci rivolgiamo parola neanche per un semplice "ciao".

Sta parlando animatamente con una ragazza del pozzo.

Mi è assolutamente passata la fame, così decido di andare a prendere una siringa per il mio "test". Sono curiosa di sapere se le mie paure sono diminuite o aumentate.

Dopo aver preso una siringa, entro in camera mia, coricandomi nel letto.

«Non avere paura..» farfuglio, cercando di farmi la puntura.

Appena avvicino l'ago al collo, mi trema la mano, e proprio non ce la faccio.

Busso nella stanza di Eric.

«Ciao, bestiolina.» mormora, facendomi spazio per entrare in camera sua.

Ha aggiustato il sacco da boxe che aveva rotto.

«Devi.. devi farmi un favore – balbetto, abbassando gli occhi – fammi tu l'iniezione. Io proprio non ce la faccio.» gli mostro la mano tremante.

«Coricati nel letto.» dice, scostandomi i capelli dal collo, e infilandomi l'ago.

Tremo, con la gola asciutta, ma appena riapro gli occhi, mi ritrovo in una stanza buia, troppo buia. Vedo un ragno, una tarantola molto più grande del normale, che mi osserva e mi sale sulla gamba.

Trattengo un urlo, e sento il cuore scoppiare. Ansimo, non riuscendo più a respirare bene.

Non so cosa fare. È diverso dalle altre volte.

Mi sale nel petto, osservandomi con quegli occhietti famelici.

Controllo il respiro, e quando lo sento sulla pelle, sulla bocca, sto regolando il battito cardiaco.

Non sento più niente, e appena riapro gli occhi mi ritrovo in mezzo all'oceano, dove il fondale è nero e delle cose mi strisciano addosso. Dei polpi mi si appendono alle cosce, strappandomi la pelle, e una barca mi sta per passare sopra, con un motore da 200 cavalli.

"Nonè reale.." penso, lasciandomi andare in profondità.

«Ciao, Alexandra.» mormora Jeanine, puntandomi degli aghi troppo grossi addosso. Sono legata, e non riesco a muovermi.

"Non ho le mani legate, non ho le mani legate", penso, e poi, mi sento le mani libere. Prendo per la gola a Jeanine, e la sbatto al muro, per poi iniettarle ciò che stava per iniettare a me. Guardo dietro di me, e vedo Eric con una pistola in mano.

«Decidi: o mi uccidi o ti uccido.» mormora, meccanicamente, spaventandomi.

Cerco di avvicinarmi a lui, ma mi spinge, facendomi cadere in terra.

Gli afferro la pistola dalle mani, e me la punto in mezzo alla testa.

Chiudo gli occhi, e sparo.

Non ho paura quando ci sei tuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora