Sento Eric che urla di alzarci, minacciandoci con una secchiata di acqua fredda.
«Io'ono 'glia.» farfuglio, rotolando per liberarmi dalle coperte, ma finisco in terra, facendomi male. Sento Zelda ed Eric ridere a crepapelle, e Quattro che si sveglia all'improvviso imprecando dal nervoso.
Cerco di alzarmi, ma ho il piede incastrato nel lenzuolo, e non riesco a muovermi.
Eric, nonostante le lacrime agli occhi, viene in mio soccorso, e mi aiuta ad alzarmi.
«Ora andate a fare le valigie - tossisce, coprendo un risolino - ci vediamo alle otto davanti alla camera di Zelda.»
«Io non voglio - mi mordo il labbro, vergognosa da ciò che sto per dire - non voglio fare le scale, non voglio rischiare di morire prima ancora di esser partita.» spiego, gesticolando.
«Ti accompagno io, fammi preparare e poi andiamo.» dice Eric freddo.
Mi corico di nuovo, e, naturalmente mi riaddormento.
«Dio Santo, Alexia, svegliati!» sbotta Eric, facendomi urlare dallo spavento, e automaticamente gli parte un calcio addosso.
Purtroppo lo prendo dove non batte il sole, e strabuzzo gli occhi, andandolo ad abbracciare.
«Oddio Eric scusa, non volevo strapazzarti le uova, romperti i gioielli - continuo a sparare dei sinonimi a caso, sin quando non si riprende - te le ho strapazzate, vero?» domando, sedendomi innocentemente nel suo letto.
«Hai fatto una.. frittata - parla debolmente, alzandosi in piedi -alzati, bestiolina, devi prepararti anche tu.»
- - -
«Siamo in ritardo, la valigia te la faccio io, tu vai a lavarti.» dice, spingendomi nel mio bagno.
Mi faccio una doccia, e non ho i vestiti.
«Merda..» sussurro, mordendomi il labbro.
Esco dal bagno in punta di piedi, e trovo Eric a fissare le mie mutande.
«Eric!» Urlo imbarazzata che quasi non mi scivola l'asciugamano di dosso.
Lui stava per ribattere, ma appena mi vede gli muoiono le parole in gola.
Alza le mani in segno di resa e nasconde la testa sotto le coperte.
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Non ho paura quando ci sei tu
Fanfic" - Tu sei? - domando, guardandolo negli occhi. - Josè - risponde, gonfiando le spalle. Sento Eric mormorare un "ora sono cazzi suoi", e lo prendo per il collo, portandolo sul muretto. - Uno, qui le regole le faccio io, non tu. Due, non ti ho chiest...