Luke

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Il sushi era la fine del mondo, su questo Luke non aveva dubbi. Certo, quelle strane uova rosse, quelle che Amanita aveva chiamato "uova di pesce volante" avevano rischiato di farlo vomitare, ma poteva passarci sopra. Quelle piccole sfere rosse e gelatinose parevano buone solo viste da fuori, una volta in bocca esplodevano e la lingua sapeva di fondo di mare. Uno schifo.

A parte quello, il resto era decisamente buono. Luke rimase allucinato da quanto mangiava Amanita, sembrava non avere un fondo, eppure era magrissima.

Se si soffermava a pensare agli ultimi mesi, si sentiva come un palloncino appena riempito di elio. Tutto era strano, decisamente strano, ma si sentiva più leggero, pur avendo di nuovo un corpo. Forse le cose sarebbero state più difficili se non ci fosse stata Amanita con lui. Si era dimostrata una vera amica e gli aveva dato fiducia fin da subito, cosa che lo aveva inizialmente messo in difficoltà e poi riempito di speranza. Ma speranza di cosa? Beh, malgrado tutto, sperava davvero di poter fare ammenda, anche se sapeva che nemmeno una pena eterna sarebbe bastata per concedergli il perdono.

Il fatto era che lui non riusciva perdonare se stesso. Sarebbe certamente rimasto un tormentato e poco allegro semidio dall'umore cupo se non avesse incontrato Amanita. Nemmeno sapeva come mai riusciva a fingere che fosse tutto normale, che quella fosse davvero la sua seconda chance; non lo era, non lo era affatto.

- Sei silenzioso. Ti è andato di traverso un altro uovo?- gli chiese Amanita, bevendo un sorso d'acqua frizzante.

- Come? No, no. Stavo solo pensando- rispose Luke, osservando distrattamente il piatto vuoto-

Lei lo guardò con la coda dell'occhio e Luke ebbe un brivido lungo la schiena. Amanita un po' gli faceva paura, quando lo fissava così, perché sembrava in grado di leggergli dentro. Si stava già aspettando una ramanzina sul suo fare depresso, quando invece la giovane si alzò in piedi di colpo e andò all'ingresso, dove c'era un enorme e modernissimo impianto hi-fi. Smanettò un po' con i pulsanti e mise su qualcosa.

- Che musica è?-

- Jazz. Ti piace il jazz?-

- A dire il vero non ho mai ascoltato molta musica, ma questa canzone sembra bella-

Amanita si voltò verso di lui.

- Niente musi lunghi, quelli domani, semmai- dichiarò, sorridendo- sta sera fingiamo di essere solo due ragazzi in gita a Las Vegas, ok?-

Allungò entrambe le braccia nella sua direzione, facendogli segno di alzarsi.

- Dai, vieni- lo invitò, ridendo- non mordo mica!-

Di nuovo quella sensazione di stranezza. Luke non capiva come Amanita riuscisse a farlo sentire a suo agio e al contempo strano. Certo, avere lei al suo fianco gli aveva ricordato gli amici che si era lasciato alle spalle e aveva fatto male, all'inizio. Ma Amanita non era Talia o Annabeth e nemmeno Percy. Amanita era completamente diversa.

- Oh, insomma, quanto ti devo pregare ancora? Alzati e vieni qui!-

Luke si arrese e si alzò dal divanetto del salotto, raggiungendola. Era davvero giusto fingere che tutto fosse normale? Perché loro non lo erano, quella "gita" non lo era. Magari aveva ragione Amanita, era lui che si faceva troppi problemi. Mentre ci rifletteva, la ragazza lo afferrò, cercando di farlo ballare con lei.

- Non so se è una buona idea- le disse infine.

- Oh, per la barba di Poseidone, stiamo solo ballando, Luke, non distruggendo il mondo!- esclamò Amanita, scuotendo il capo- Ballare mica è proibito-

- Ma no, sciocca, non intendevo questo. Parlavo del fingere di essere persone normali-

- Sai che, nella mia vita, non ho mai viaggiato in aereo? Non sono mai stata in montagna e una sola volta al mare. Non ho mai avuto un ragazzo, non ho mai mangiato cibo messicano e non sono mai stata ad un concerto. Ho un elenco di cose che non ho fatto-

Riley Jackson e gli Dei dell'Olimpo [CONCLUSA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora