Donovan

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Non c'era niente di più facile che vincere una sfida impossibile con una divinità della musica, che suonava il suo flauto da migliaia di anni. Donovan era assolutamente certo che avrebbe perso, quindi doveva trovare una soluzione alternativa.

Il flauto che gli aveva dato Apollo, però, non era un flauto qualsiasi, perché incantava le persone. Di colpo capì: era lo stesso potere delle Muse.

Euterpe si sedette su uno scranno dorato, adagiando delicatamente la veste plissettata e prese tra le mani il suo splendido flauto. Aveva ovviamente un'espressione sicura in volto. Donovan si sedette di fronte a lei, stringendo forte il dono di suo padre. La ninfa iniziò a suonare, la melodia era dolce e malinconica, davvero ben interpretata. Non vi era però magia e, con rapidità, il figlio di Apollo capì che gli oggetti incantati erano soltanto due: l'arpa di Clio e la lira di Tersicore. Si domandò se anche il proprio flauto non fosse appartenuto alle Muse.

Quando Euterpe finì di suonare, tutti erano attoniti per la sua performance incredibile e commovente. Donovan, però, non aveva ascoltato quasi una sola nota, intento a pensare a come cavarsela.

- Tocca a te, eroe- lo schernì la Musa, sogghignando- fammi vedere che sai fare, figlio di Apollo-

Assottigliando lo sguardo, Donovan riflettè un secondo. Mostrò appositamente il flauto e notò l'espressione quasi sconvolta della sua avversaria, che si voltò verso Clio.

- Sorella- fece, con un filo di voce- ma quello è... il mio flauto magico!-

Clio fece un passo avanti.

- Sei anche un ladro?-

- No. È un dono di mio padre-

Mordendosi un labbro, la Musa tornò al proprio posto. Dunque, il flauto d'oro apparteneva ad Euterpe. Se Apollo glielo aveva sottratto, doveva esserci un motivo.

- Alziamo la posta, Euterpe?- le domandò, calmo- Se vinci tu, riavrai anche il tuo flauto-

- O lo riavrò con le buone, o te lo strapperò dalle dita quando sarai cadavere- rispose la Musa, agguerrita- ci sto! E ora, fammi vedere che sai fare-

Dopo averci pensato qualche istante, Donovan si voltò appena indietro, verso i compagni. Contavano tutti su di lui, non era una gara di forza, quindi poteva aiutarli solo lui. Pregò Apollo di dargli una mano e incontrò lo sguardo di Adam. Lui gli mimò con le labbra un "falle il culo" e sorrise; aveva fiducia in lui. Forse, il segreto per vincere era riversare nella musica tutti i suoi sentimenti, non quelli negativi, ma quelli positivi: il suo legame con gli amici, il suo desiderio di compiacere suo padre, l'amore per Adam. E gli venne in mente una sola cosa da suonare.

Quando attaccò, sentì chiaramente Riley e Michaela sussultare, come se avessero riconosciuto la musica. Aveva un non so che di celtico e particolare. Le note uscivano da sole, considerato che lui non sapeva suonare il flauto. Le Muse erano attonite, non avevano mai sentito una musica simile e stavano per essere influenzate dalla magia del flauto. Quando staccò le labbra dallo strumento, Donovan vide tutti come in trance.

- Ottimo- borbottò.

Scattò in piedi e corse dall'altra parte della stanza, staccando fili e corde dagli strumenti sul palco. Li usò poi per legare mani e piedi alle Muse e confiscò loro i propri oggetti. Fece appena in tempo a prendere la pergamena di Clio che queste si ripresero.

- Che cos'hai fatto?- strillò Clio, furibonda, tentando di liberarsi. Quando si accorse che la propria pergamena era sparita, impallidì.

- Beh, vediamo... ho vinto?- fece lui- Vi ridarò tutti i vostri oggetti e vi lascerò libere, ma prima dovete dirmi quello che voglio-

Riley Jackson e gli Dei dell'Olimpo [CONCLUSA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora