Amanita

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Il palco era pronto, il piccolo locale dalle luci al neon blu gremito di un sacco di gente ben vestita e un uomo anziano con un sax e un capello sulle ventitré si preparava a suonare. Amanita era in prima fila e sorrideva contenta. Gli applausi scrosciarono non appena l'anziano afroamericano iniziò la sua canzone jazz. Amanita era così orgogliosa di lui, del suo adorato nonno.

Di colpo, la musica si fermò, la stanza si svuotò e i tavoli vennero inghiottiti da una voragine nera. E lei si svegliò di soprassalto, col sangue che ribolliva.

- Oh, dei-

Il leggero dondolio del treno l'aveva fatta addormentare. Si stirò la schiena, in tutto erano quasi tre giorni tra i diversi spostamenti di autobus e treni e dormire era stato un vero dramma. Anche Luke si era finalmente addormentato ed era così stanco che non l'aveva sentita sobbalzare sul sedile accanto al proprio. Sospirando, Amanita si alzò e raggiunse la toilette. Guardandosi allo specchio, notò le proprie occhiaie e i capelli in disordine.

- Che orrore- borbottò- sembro uno zombie-

Si era portata dietro lo zaino e cercò di darsi una lavata e di cambiarsi alla bene e meglio. Uscì dopo una ventina di minuti, tornando a sedersi. I due signori anziani seduti di fronte a loro sorrisero gentilmente quando lei si scusò sotto voce mentre passava, urtandoli appena. Si sedette piano, controllando se Luke dormiva.

- Lungo viaggio?- le chiese la donna, gentile.

- Parecchio. Siamo in viaggio da quasi tre giorni- rispose Amanita, sorridendo- siamo stanchi. Non si vede nemmeno, eh?-

- Oh, cari- fece la donna, sgranando gli occhi- ma dove siete diretti?-

- Texas. Siamo partiti da Manhattan-

Accomodandosi sul sedile, Amanita sospirò. C'erano due ragioni per cui si stavano dirigendo in Texas: la prima riguardava un insolito "picco" di scosse telluriche poco fuori Dallas che avevano fatto subito sospettare faglie che si aprivano sul Tartaro per far uscire Caos, la seconda era che lì abitava il nonno di Amanita. Non aveva mai voluto andarsene da lì, nemmeno quando figli e nipoti si erano trasferiti in Massachusetts. Amanita aveva così tanta voglia di rivederlo, ma al contempo aveva paura, perché lei avrebbe dovuto essere morta. Le avrebbe creduto, se gli avesse raccontato ogni cosa? Non lo sapeva, ma dal momento che lei e Luke avevano racimolato a malapena i soldi per il viaggio, dovevano restare da lui o sotto un ponte e la seconda soluzione non era molto piacevole.

- Non sarebbe stato più veloce un aereo?- suggerì l'anziano marito della donna.

- Oh, sì, ma... ehm, io ho paura di volare- mentì Amanita, non potendo spiegare che non si erano fidati a viaggiare nel cielo a causa del temperamento irascibile di Zeus.

La signora sorrise e le offrì un biscotto. Amanita aveva fame e lo accettò volentieri, aveva un buon sapore di burro, pareva fatto in casa. Si voltò appena verso Luke, spostandogli dalla faccia un ciuffo ribelle e notando come dormisse profondamente. Il gesto venne notato subito dalla coppia, che sorrise dolcemente. Amanita si sentì avvampare, ma non disse nulla.

- Ti prendi molta cura di lui-

- Sì, beh... ne abbiamo passate parecchie insieme, negli ultimi mesi, anche se non posso dire che ci conosciamo da molto-

- Oh, non importa da quanto tempo conosci una persona, per sentirti così legato!-

Sbattendo le palpebre, Amanita pensò che la donna avesse ragione. Ripensò a quanto successo nell'ultimo anno, alle persone incontrate. C'era un legame difficile da spiegare, ma davvero solido. Tornò a guardare Luke.

- E' vero- ammise- davvero non saprei cosa fare, senza di lui-

La donna rise appena.

- Quindi, siete fidanzati?- chiese.

Riley Jackson e gli Dei dell'Olimpo [CONCLUSA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora