Adam

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Andare in Massachusetts sarebbe stata una passeggiata, dopotutto lo Stato non era molto distante da New York, anzi.

Adam, Donovan e Michaela avevano preso un autobus che li avrebbe portati praticamente al confine dello Stato, non dovevano dare nell'occhio, attiravano i mostri.

Seduti in fondo all'autobus, se ne stavano in silenzio, un po' addormentati a causa del lungo viaggio.

Adam lanciò un'occhiata veloce a Michaela, che occupava quasi due posti e si era addormentata con lo zaino come cuscino, appiccicata al finestrino; Donovan, invece, se ne stava tranquillo, seduto tra lei e Adam. Ad un certo punto si voltò verso di lui, facendolo quasi trasalire.

- Al Campo Giove avevi detto che mi avresti parlato di qualcosa- disse, a bassa voce- ma poi non ce ne è stato il tempo-

Adam sentì le punte delle dita ghiacciarsi. Cavolo, se lo era scordato, ma Donovan aveva buona memoria, a differenza sua.

- Ah, sì- fece, deglutendo- beh... in verità, malgrado la mia reazione alla Casa Grande, volevo solo dirti che da un po' mi frullava in testa che avrei voluto accompagnarti in un'impresa. Insomma, sarebbe stato un onore, quale... amico. Tutto qui-

Donovan si accigliò. Non sembrava molto convinto e forse anche un po' deluso da quella risposta abbastanza banale, tuttavia annuì.

- Capisco- fece soltanto, chinandosi in avanti per sistemarsi i jeans dentro gli scarponcini.

Adam avrebbe voluto imprecare, era proprio un idiota. Quel gesto, però, gli diede lo spunto per cambiare discorso.

- Non ho mai capito perché tu non indossi scarpe da ginnastica, da che ti conosco, non ti ho mai visto portarle-

Il figlio di Apollo alzò la testa e rise. Il cuore di Adam fece un doppio salto carpiato.

- Oh, c'è una storia divertente, dietro- spiegò, guardandolo- vedi, la famiglia di mia madre è originaria del Wyoming. Mio nonno ha una casa in montagna, tra i pascoli, in uno di quei posti sperduti da cartolina, hai presente? Bene, la prima volta che sono stato là, ho fatto la scelta sbagliata con l'abbigliamento, da bravo bambino di città. Avevo delle scarpe da ginnastica nuove fiammanti e siccome in città ero abituato a fare anche chilometri con quelle, stupidamente pensavo di fare lo stesso in montagna... mi è bastato mettere un piede fuori casa per sbagliarmi. Tra neve, fango ed erba bagnata, non solo ho rovinato le scarpe nuove, ma mi sono beccato un febbrone da cavallo! Ho iniziato allora a capire perché mio nonno portava sempre stivali o scarponi e lui me ne comprò un paio per quando andavo a trovarlo. Da allora non ho più smesso di usare scarponcini da trekking, ho iniziato a trovarli comodi-

- Sono un po' il tuo segno distintivo- osservò Adam, sorridendo.

- Il semidio con le scarpe da trekking, carino- scherzò Donovan, ridendo appena.

In verità, Adam pensava che gli stessero benissimo. Aveva uno stile suo, che gli ricordava in effetti un po' quello di certi personaggi dei film. Essendo alto e magro, scarponcini o stivali lo slanciavano ancora di più, rendendo la sua figura ancora più elegante, anche se temeva che solo uno come lui potesse permettersi di indossare certe cose con classe; lui stesso sarebbe sembrato ridicolo.

Involontariamente gli cadde l'occhio sui suoi jeans. Maledetti pantaloni attillati che gli stavano divinamente! Distolse lo sguardo, cercando di pensare ad altro e gli venne in mente lo strano comportamento di Ian Magnussen, della casa di Efesto. Che fosse attratto da Donovan? Al solo pensiero si sentì infastidito. Un orribile presentimento lo colse di sorpresa: e se la persona che interessava a Donovan fosse stato lui? No, impossibile, non era il suo tipo− non poteva esserlo.

Riley Jackson e gli Dei dell'Olimpo [CONCLUSA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora