Iris

120 11 5
                                    

Appoggiata al parapetto del traghetto, Iris Marygold osservava il tramonto e l'acqua che scorreva sotto di lei. Sembrava un qualsiasi, freddo pomeriggio di dicembre, col cielo limpido e l'aria che portava con sé l'odore della neve.

- Dunque, piani per essere molto convincente?- le domandò Donovan, affiancandosi a lei.

- Oh, per tutte le colombe di Afrodite! Non lo so, davvero... dubito di esserlo. Insomma, a lui non interessa un accidente di me, non servirà a nulla usare il mio fascino-

Il figlio di Apollo inclinò appena la testa di lato.

- Non sono convinto- le disse- qualsiasi uomo sarebbe interessato a te, andiamo, non fare la modesta che non sei! Il fatto che non sia perdutamente innamorato di te non vuol dire che sia immune al tuo fascino. A proposito, non è gay, vero? Se no posso tentare io-

Ridendo divertita, Iris si spostò i capelli che il vento le stava mandando davanti al viso.

- Non credo, il mio radar dice di no- rispose- ma apprezzo il tentativo. Anzi, apprezzo tutto quello che stai facendo per me... se è vero che gli amici si vedono nel momento del bisogno, direi che tu sei tra gli amici migliori che una ragazza possa avere. Grazie, Donovan, non vorrei fare questo viaggio con nessun'altro-

- Lo dici solo perché un'altra ragazza potrebbe rubarti la scena-

- Oh, andiamo!-

Era piacevole scherzarci su, perché Iris si sentiva davvero nervosa. Giocherellò con i propri bracciali, osservando il mare.

- Sono proprio una sfigata- mormorò- questa è la verità, nessuno mi farà pensare il contrario. Nonostante questo, però, non posso fare a meno di pensare che devo farlo, voglio solo essere sicura che stia bene-

Donovan annuì.

- Sei sulla buona strada per innamorarti sul serio, se fai questi pensieri. Attenta- replicò.

Rimasero in silenzio per il resto del brevissimo viaggio, scendendo poi ai moli e continuando a seguire l'incantesimo di localizzazione di Michaela. Giunsero in un parco pieno di alte sequoie che ormai era buio e gli ultimi ritardatari si affrettavano ad uscire e andare a casa, per evitare ubriachi e malviventi.

- Oh dei- fece Iris- la luce è sparita! Che vuol dire?-

- Che siamo vicinissimi. Sarà qui da qualche parte, forse accampato-

Si addentrarono lentamente, cercando di essere silenziosi, individuando, proprio al centro del parco, nei pressi di un laghetto, un fuoco acceso. I mortali non lo vedevano probabilmente a causa della magia di Alabaster, che aveva manipolato la Foschia. Il figlio di Ecate era seduto davanti alle fiamme e pareva intento a medicarsi da solo una ferita alla spalla.

- A quanto pare non sei poi così invincibile come si dice-

Voltandosi di scatto, Alabaster fece per prendere la spada, ma rilassò i muscoli nel vedere Iris avvicinarsi. La semidea si chinò accanto a lui e osservò la sua ferita.

- Don, puoi pensarci tu?- chiese.

Il figlio di Apollo si chinò accanto a loro, mentre Alabaster lo studiava. Posò a terra il proprio zaino e prese nettare e ambrosia.

- Avevo giusto finito le scorte- fece Alabaster- sei un figlio di Apollo, immagino-

- Esatto. Ci metto un attimo, stai fermo-

Iris si allontanò di qualche passo. Alabaster alzò gli occhi verdi su di lei, un'espressione di rimprovero sul volto. Quando notò il bel viso della ragazza contratto dalla preoccupazione, si addolcì appena.

Riley Jackson e gli Dei dell'Olimpo [CONCLUSA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora