Shelley era accanto al letto, chinata su di me, intenta a tamponarmi il sudore dalla fronte.
Potevo sentire il suo profumo.
Il camino dentro la stanza, crepitava spandendo calore e un'atmosfera cupa.
La stanza dove mi trovavo era alta, con il soffitto fatto a cassettoni di legno, intarsiati abilmente.
Alla mia destra, il prete sciorinava le sue preghiere, rivolte a quel dio che non mi aveva mai ascoltato.
Né tantomeno lo stava facendo ora.
Mi voltai a fatica verso Shelley e vidi che stava piangendo.
Cercai di alzare un braccio, per carezzarle il viso ma non ebbi la forza.
Cercai i suoi occhi, ultima àncora di una vita che stava andando via.
Fuori la finestra c'era una nebbia fitta, da non vedere al di là del proprio naso.
Chiesi che mi portassero vicino la finestra e che la aprissero.
Miliardi di goccioline fredde mi imperlarono il viso, bagnandomi i capelli e la pelle.
Sentii lo stomaco stringersi...
Allontanai Shelley da me e la vidi mettersi le mani davanti la bocca, come a reprimere un urlo.
Ero salito sul bordo della finestra.
Tolsi di dosso le vesti logore che avevo indosso e le gettai via.
Non mi reggevo in piedi e mi appoggiai allo stipite.
Allargai le braccia, angelo nudo prossimo alla morte.
Ma non ce la feci... caddi all'indietro senza forze.
Shelley si inginocchiò e mi prese in grembo, carezzandomi la testa e cantandomi una ninna nanna come a dire:
– Dormi amore mio... –
Il prete, credendomi morto, andò via.
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Racconti di Mezzanotte
General FictionUna raccolta di racconti in divenire legati dal filo conduttore della malinconia.