Capelli azzurri alla fermata del treno

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Ferma.
Mi dava le spalle in maniera indifferente ed i lunghi capelli azzurri che ondeggiavano ritmati, in una danza colorata.
Non vedevo cosa stesse facendo, pensai che stesse leggendo.
Era quasi settembre, l'aria era diversa e si sentiva quel profumo che preannunciava pioggia.

«Ce l'avrà l'ombrello?» dissi sommessamente, per non farmi sentire.
Io, l'avevo dentro la borsa a tracolla che mi aveva regalato Gianna per il compleanno, quella arancione che faceva molto intellettuale dei poveri. Ne avevo uno di quelli piccoli, quasi rachitici che si rompevano subito. Ma, almeno, non mi sarei bagnato.
Probabile.
D'improvviso, il vento si alzò, le nuvole fecero uno scatto in avanti ed i suoi capelli volarono via di lato, creando un onda setosa e oceanica.
Azzurro in una stazione grigia.

Quel guizzo di colore mi fece inspirare profondamente; l'ossigeno, se avesse avuto un colore, sarebbe stato quello.

«Quasi quasi mi avvicino.» dissi con voce leggermente più alta. Degli occhi chiarissimi si girarono appena, diffidenti.

«Ciao. Mi chiamo Fabio.» e, con sorpresa, vidi che stava realmente leggendo. 
Aveva in mano: Il Giovane Holden, di Salinger.

«Dai! Il giovane Holden! L'ho letto che ero pischello; non che l'abbia capito molto...»
Incartato. Subito.
Che specialista in figurette che ero!
Reclinai la testa verso di lei con un gesto calmo e apparentemente innocuo...stavo flirtando? Io?
Con una sconosciuta, alla stazione dei treni.

« Vuoi venirmi in braccio?» disse stizzita.
«Ehm, no scusa... stavo perdendo l'equilibrio.» ma che cazzo ho detto?
Vidi un accenno di sorriso, in un angolo di quegli occhi stupendi.

Si passò una mano tra i capelli: lisci, lunghi fino ad oltre le spalle, azzurrissimi tutti.
Un pezzo di cielo sulla testa.

«Dove vai, se posso chiedere?»
«Non lo so.»

Si era incupita d'improvviso.
Chiesi  «Che significa? Non sai dove andare e devi decidere una destinazione?» girò lo sguardo dall'altro lato.

«Non sono affari tuoi!» e lo disse con una voce che mi mise i brividi.
Il libro le cadde di mano, finì in terra tra la polvere e le cicche di sigaretta. Ma non si abbassò a raccoglierlo, lo lasciò lì come un cadavere di carta.

Improvvisamente «Devo andare, è arrivato il mio treno.»
Il treno frenò bruscamente, cigolando sui binari, le porte si aprirono e lei salì. Senza neanche dirmi il nome.
Rimasi ad aspettare che mi dicesse qualcosa, almeno ciao.

Le porte si chiusero e mi alzai dalla panchina, raccolsi il libro del Giovane Holden e cercai di pulirlo con la mano. Aprì la prima pagina e c'era scritto qualcosa: «Principe azzurro, andato via troppo presto, la tua principessa senza la tua essenza è niente.
Sei andato via troppo presto... ho voglia di un azzurro tutto mio.»

E alzai lo sguardo, solo per vederla puntarsi una pistola alla tempia mentre il treno, pesantemente, partiva.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 10, 2018 ⏰

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