Note sparse nell'aria quella mattina. Si sentivano gli allievi della scuola di musica "Saranno Famosi" suonare. Note di pianoforte ad essere precisi. Scesi in strada, andai al bar e presi una cioccolata calda. Mi misi a sedere fuori, su una panchina li vicino "...tanto il bicchiere è di carta"pensai dentro di me, come a giustificare il fatto che avevo portato fuori la cioccolata dal bar e non la stavo consumando li.Ma era una bellissima giornata di fine autunno, limpida e fredda, illuminata a malapena da un sole pallido e volevo stare fuori. Soffiai nel bicchiere e la condensa della cioccolata fece salire su il suo profumo fragrante. Mi strinsi nelle spalle e ne bevvi un sorso, cercando conforto in quel caldo abbraccio. Davanti a me le persone camminavano lungo il viale coperto di foglie gialle marroni e rosse, facendo un rumore come se si camminasse sui cereali per il latte. .Bevvi un altro sorso e mi scottai la lingua. "Scotta accidenti!"Dissi a voce alta.Forse troppo... Una ragazza mi si avvicinò con aria imbarazzata:"Posso sedermi qui vicino?"Chiese."Certo!"Risposi un pò incredulo. "E' un pò che ti guardo. Come ti chiami?"Una ragazza mi stava approcciando e io avevo i baffi sporchi di cioccolato, feci per pulirmi prima di rispondere ma riuscì solo a sporcarmi di più e a rovesciarmi addosso la cioccolata bollente."Ahhhh ! Sta roba scotta come l'inferno! "Dissi mentre lanciavo in aria la tazza di carta con dentro qualcosa di veramente bollente. Lei rise mettendosi una mano davanti la bocca. E quel suono mi sembrò così armonioso che per un attimo mi fece dimenticare le ustioni di 3° grado provocate dalla cioccolata calda. "Ah ah ah! Attento ti fai male!"Mi redarguì. E io non seppi che dire... mi limitavo a guardala. "Allora, me lo dici come ti chiami?""Angelo. Mi chiamo Angelo!"E per un attimo ci fermammo l'uno negli occhi dell'altro."Piacere Angelo! Io mi chiamo Luna."Ed era proprio come una splendida luna piena. Illuminata da una pelle bianchissima e i capelli biondi che le ricadevano pesanti lungo le spalle, nascosti dentro un cappello calcato a forza sulla testa aveva un'aria da bimba sperduta. Non riuscivo a smettere di guardarla.Era bella si, ma da non gridare al miracolo insomma.Eppure restavo lì, imbambolato."Che c'è?" disse sorridendo. E la baciai.Così senza motivo mi ritrovai a baciare una perfetta sconosciuta che si era seduta vicino a me.Dentro di me pensavo : "Ma che cazzo stai facendo? Ma cosa sei un maniaco che parti così in bocca ad una sconosciuta? Angelo che cazzo fai?"Eppure non me ne fregava niente. Continuavo a bere dalla sua bocca ogni singolo bacio che sarei riuscito a rubarle, aspettando in verità un sonoro ceffone.Che puntualmente arrivò."Ehi ma sei scemo? Io volevo solo chiederti una sigaretta e tu mi baci? Ti ha dato di volta il cervello?"E mi baciò di rimando. Iniziai ad essere confuso..."Ok, time out! Time out! Ricominciamo da capo ok? Vuoi una sigaretta? Mi dispiace. Non fumo! "E la baciai di nuovo. Secondo schiaffo. "Allora non ci siamo capiti! Non devi baciarmi ok? Non sono la tua ragazza hai capito? Non sono la tua cazzo di ragazza ok? Ma che problema hai?"E mi baciò."Ok ok sono ufficialmente confuso! Cos'è il gioco del bacioschiaffo? Guarda che alla fine io mi annoio eh! Mi stufo, mollo tutto e me ne vado! " Non la baciai stavolta. Rimasi fermo, in silenzio a guardarla.Aspettando una sua reazione. Alzò una mano verso di me, la posò sul mio viso e mi fece una carezza.Poi si alzò e andò via facendo volare le foglie dietro di sè, lasciandomi su quella panchina sporco di cioccolata....Era quasi il tramonto, la luna faceva compagnia al sole per un ultimo abbraccio prima di rendere sua la scena ed io ero ancora lì sulla panchina.Iniziava a fare molto freddo e, alla fine, decisi di alzarmi per andare a casa.Non riuscivo a smettere di pensare a quello che era successo oggi. "...Luna... chissà chi era quella ragazza. Probabile fosse una pazza scappata da qualche manicomio qui vicino... cazzo, se mi fa male la guancia!. Vabbè, alziamoci va. "E mi avviai verso casa.A quel tempo, abitavo vicino Central Park e potevo permettermi il lusso di farmela a piedi. Difatti, dopo pochi minuti di camminata, fui in vista della porta di casa mia.E con mia sorpresa lì c'era una persona ad aspettarmi.Luna."Come fai a sapere dove abito? Mi stai pedinando? Chi sei?"Lei non rispose, fece per darmi uno schiaffo ma le bloccai la mano all'altezza del mio zigomo sinistro.E mi baciò. Con difficoltà estrassi le chiavi di casa dalla tasca non staccandomi nemmeno un attimo dalle sue labbra. Entrammo dentro e cademmo sul divano.Facemmo l'amore lì.Il mattino dopo non mi aspettavo di trovarla ancora a casa.Vicino a me non c'era. Sentii armeggiare in cucina, saliva profumo di caffè e di pane tostato."Sniff sniff... uova al bacon?"Raccolsi un paio di mutande per terra, che a dire il vero non sembravamo mie, e andai a vedere: aveva la mia camicia indosso, un paio di calzini rosa e i capelli bagnati dalla doccia appena fatta."Buongiorno Angelo!"Mi disse. Ed in quel momento l'angelo non ero io.Fuori note di pianoforte risuonavano chiare in una mattina limpida di fine autunno.
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Racconti di Mezzanotte
General FictionUna raccolta di racconti in divenire legati dal filo conduttore della malinconia.