"Dille che mi hai visto. "
Questo dissi a Simòn, prima di prendere il treno che mi avrebbe portato via.
Un ultimo pensiero distratto, un'immagine sfocata di quello che ero.
Dille che mi hai visto
. E poi inventati quello che vuoi: che sono morto, che sono scappato con un'altra.
Che sono diventato cattivo.
Quello che vuoi. Ma fai in modo che mi dimentichi.
Perchè solo così potrò dimenticare lei e far guarire le cicatrici che ora sanguinano.Il treno stava partendo e io avevo parlato solo con me stesso.
"Simòn mi raccomando! Diglielo! Dille che l'amavo con tutto me stesso e che purtroppo sono un vigliacco che sta scappando, perchè non sopporta il peso delle proprie responsabilità. Diglielo che mi hai visto!" La porta del treno si chiuse e la carrozza gemette sotto il suo stesso peso.Sprofondai nel sedile comodo, rivestito di finta pelle blù. Vicino a me, un tizio stava al telefono. Pensai che fosse con la propria ragazza. E le frasi che captavo erano solo pallidi ricordi di quelle che dicevo io. Ormai era tutto finito e immaginai Simòn, davanti la porta della sua casa, suonando il campanello e lei sull'uscio.
"Sai, l'ho visto... "
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Racconti di Mezzanotte
General FictionUna raccolta di racconti in divenire legati dal filo conduttore della malinconia.