Una favola nera.

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  Al limitar del bosco era la bambina, col suo canestrello sotto braccio. 

Dall'altra parte doveva andare e non sapeva come fare. 

Si addentrò nel bosco  solo per scoprire che si era persa. 

Il vento ululava tra i rami secchi del bosco inquieto e lei si guardava intorno con aria impaurita. 

  Continuava a camminare, cercando la via che la portasse all'uscita di quel bosco atro, quando all'improvviso, leggero come piuma che cade sulla neve, dietro di lei comparve qualcosa. Qualcosa che la stava seguendo...

  L'odore della vita l'aveva richiamato. Il cacciatore si era messo sulle tracce della sua preda con la brama di sangue negli occhi e con il veleno del cobra nel cuore. 

Vita chiama morte, il suo nome scritto mortalmente sulla croce che portava. 

Attenta! Stai attenta dolce bimba! Il cacciatore è dietro di te ed è il tuo respiro che cerca. 

E' il tuo sangue che brama.  

E' la tua vita che vuole. 

Scappa finché sei in tempo, non lasciare che si sazi di te. 

  Come serpente velenoso, il cacciatore ghermì la sua preda con violenza e ferocia, straziando le sue carni candide. La neve si fece rossa e la sua anima nera pasteggiò con le bianche carni della piccola in preda agli spasmi della morte. 

Bianchi fiocchi cadevano sul corpicino straziato, come morbida bara, a ricoprirlo, a chiedere pietà per la folle violenza. Pareva dormire il sonno dei giusti e non quello eterno della morte senza fine. Caduta era nel nero abisso che per un attimo, risplendè della sua candida pelle.   



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