'Monopoli e affari'

3.3K 169 7
                                    

"Cathie!" La voce di Dylan rimbomba nella mia testa.
Come si permette ad intromettersi anche nei miei sogni?
Mi giro dall'altro lato del letto cercando di scacciare quel pensiero.
"Oh, piccola Cathie svegliati" sento qualcuno smuovermi e stropiccio gli occhi quando entrano a contatto con la luce che filtra dalle persiane.
Che ci fa Dylan O'Brien nella mia stanza alle dieci di mattina?
Questo non è un sogno, è un incubo.
"Lasciami dormire" grugnisco coprendomi il volto con il cuscino.
"Cathie ho avuto la parte" la sua voce rimbomba nella stanza e questa volta apro di scatto un occhio per realizzare la situazione "sarò Stiles Stilinski!"
Erano due mesi che Dylan concorreva insieme ad altri aspiranti attori per quella parte in una nuova serie televisiva.
Recitare è sempre stato il suo sogno, ama stare al centro dell'attenzione su un palco di fronte a centinaia di spettatori.
Nelle recite scolastiche lui faceva sempre bellissima figura a differenza mia, vomitavo puntualmente ogni volta che salivo su un palco.
Dopo la terza volta che succedeva sempre la stessa storia mamma rinunciò a farmi partecipare a iniziative del genere.
"Cosa?" Sussurro frastornata e ancora incredula.
"Tra due giorni iniziano le riprese" inizia a saltare sul letto e sento l'adrenalina scorrermi nelle vene, il suo entusiasmo è contagioso e mi ritrovo a ridere con lui che continua a sventolare la lettera di assunzione.
"È davvero fantastico" esclamo gettando le braccia intorno al suo collo "Dio, ce l'hai fatta"
"E tutto grazie a te" in effetti fui io ad avvertirlo di questo provino dopo aver letto un annuncio su internet, ma il merito è solo suo.
Scuoto la testa mentre le sue dita portano indietro una ciocca di capelli sfuggita dalla mia treccia ormai completamente in disordine.
"Hai del talento, e loro l'hanno capito, sono fiera di te" poggio il mio orecchio contro il suo petto mentre le sue braccia circondano la mia schiena.
"Ho paura che mio padre non sarà tanto felice" sussurra contro il mio orecchio e quell'entusiasmo di poco prima sembra scemare.
Suo padre è davvero molto severo, ha sempre programmato ogni cosa nella vita di suo figlio, e ha già messo in chiaro che sarà lui ad occuparsi dell'azienda di famiglia a tempo debito, anche se quello non è il sogno di Dylan.
"Dovrà capire che è un'occasione unica" ribatto con voce ferma.
"Verrai con me a dirglielo, vero?" I suoi occhi sembrano tremare, insicuri anche solo al pensiero di dover affrontare il padre.
"Io sarò sempre al tuo fianco"
-
Quella sera la passammo in casa di Dylan a giocare a Monopoli.
La partita durò quasi due ore e alla fine riuscii a mandarlo in bancarotta.
"Ti ho stracciato" esulto facendo il mio ballo della vittoria nonostante io sia negata nel ballo.
"La verità è che ti ho fatto vincere" sbuffa lui passandosi una mano tra i capelli e torturandoseli nervoso.
I suoi genitori ancora non tornano, ed ormai sono le 23.00.
La porta si apre velocemente quasi leggendo i miei pensieri, vedo Dylan sobbalzare per poi cacciare un sospiro nel vedere suo fratello rientrare in casa.
"State facendo le ore piccole, piccioncini?" Ride Alan entrando in cucina e versandosi un bicchiere d'acqua.
"Quello che fa le ore piccole qua sei tu" ribatto e gli occhi di Alan guizzano nei miei.
Un ghigno compare sul suo viso.
"Ma se sono un ragazzo casa e chiesa" si finge offeso prima di lasciarci nuovamente soli.
"Forse è meglio che torni a casa, si è fatto tardi" Dylan dà un'occhiata all'orologio ma scuoto la testa.
"Ormai sono qui, è inutile rimandare"
Aspettiamo un altro quarto d'ora prima che il signore e la signora O'Brien facciano ritorno in casa.
Quando ci trovano seduti sul divano a guardare uno stupido reality lo stupore aleggia sui loro volti.
"Cathie, che sorpresa" sorride Karen posando la borsetta sul comodino.
Conrad sembra meno felice della mia presenza qui.
Non mi ha mai visto di buon occhio, probabilmente non sono abbastanza per la sua famiglia.
"Non è il caso forse che la signorina vada a riposare?" L'uomo mi squadra impertinente, e mi costringo a non rispondergli.
"Prima dobbiamo dirvi una cosa" dico pacata e vedo sua madre impallidire.
"Sei incinta?"
"Cosa?! No!" Ma perché pensano sempre tutti male?
Dylan soffoca una risata ma torna immediatamente serio mentre gira tra le sue mani la lettera.
"Ho ottenuto un lavoro" il suo tono è sicuro, lo incito con lo sguardo a continuare.
"Anzi, una parte, per una serie televisiva che sarà trasmessa in tutto il mondo" vedo i suoi occhi illuminarsi.
La prima a reagire è la madre che batte le mani felice e riempie le sue guance di baci.
Lei, come me, ha sempre creduto in lui.
Il padre rimane immobile, fermo nella sua postura autoritaria.
"Finalmente! Che bellissima notizia, non trovi Conrad?" La moglie guarda il proprio marito che però non accenna ad essere in accordo con lei.
Il mio sesto senso non promette nulla di buono.
"E quando dovresti iniziare a lavorare?" Quasi sembra prendere in giro il figlio quando mima le virgolette nel pronunciare l'ultima parola.
"Tra due giorni"
"Come farai quando inizierà la scuola?" Vedo Dylan tentennare, a questo proposito non ci aveva pensato.
"Non lascerò gli studi, farò entrambe le cose"
Il signor O'Brien sorprende tutti scoppiando a ridere.
È una risata derisoria, vedo la mascella di Dylan contrarsi.
Poggio una mia mano sulla sua per confortarlo.
I suoi muscoli sono tesi, perché per una volta Conrad non può fare semplicemente il padre ed essere felice per il proprio figlio?
"Non sai ciò che dici, figliolo" il suo tono è tagliente.
"Posso farcela, magari non seguirò le lezioni, ma farò puntualmente tutte le verifiche necessarie per il diploma" si alza in piedi, sono uno di fronte all'altro.
Gli occhi freddi di Conrad scrutano quelli di Dylan, lo sta sfidando, è ovvio, la tensione è palpabile.
"Se non dovessi farcela?"
"Se non riuscirò a prendere il diploma lascerò la carriera di attore"
Risucchio un respiro e sento il mio cuore fermarsi, quasi sconvolto anch'esso.
Non può averlo detto davvero.
Vedo il signor O'Brien sorridere beffardo, allunga la mano e stringe forte quella del figlio per sigillare quell'affare.
Senza dire altra parola i signori O'Brien salgono le scale lasciandoci finalmente soli.
"È andata" Dylan si lascia cadere sulla poltrona e chiude gli occhi, probabilmente sfinito.
"Io vado" mi avvicino alla porta e lui sembra risvegliarsi all'improvviso raggiungendomi veloce.
"Ti accompagno"
"Conosco la strada" rido ma lui non sembra cogliere la battuta.
"La mia casa si trova a meno di sei metri, penso di farcela a raggiungerla senza essere stuprata"
Dylan alza gli occhi al cielo ma alla fine annuisce.
"Buonanotte" prende il mio viso tra le sue mani e mi lascia un leggero bacio sulla fronte.
Una volta uscita e oltrepassato il cancello entro nel vialetto di casa mia.
Mi volto un'ultima volta verso casa O'Brien e noto Dylan osservarmi da dietro la finestra.
Gli faccio segno di andare a dormire ma lui si limita a sorridere, sento i suoi occhi fino a quando non entrò dentro.

Seven minutes 《Dylan O'Brien》Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora