'stanchezza e flash'

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Avevo passato due giorni interi seduta sulla sedia in plastica più scomoda di tutto l'ospedale, con la mano che sfiorava quella di mio padre, fredda come i miei sentimenti, che sembravano ghiacciati, sospesi senza gravità in quei metri quadri dove riuscivo a distinguere il mio solo respiro dal ronzio delle macchine.
In quei giorni non facevo altro che pensare, non parlavo neanche, in ansia nell'attesa di sentire la voce di mio padre che mi avrebbe assicurato la salvezza.
Eppure quel sospiro ancora non lo sentivo.
"Piccola Cathie"
Dylan era stato con me ogni momento della giornata in cui non doveva lavorare.
Nonostante le mie risposte a monosillabi e il modo in cui lo ignoravo lui era rimasto alle mie spalle portandomi qualche tramezzino ogni volta che puntualmente dimenticavo di pranzare.
"Sono le nove, non puoi rimanere un'altra notte senza dormire"
Posò le sue mani sulle mie spalle massaggiandomi delicatamente i muscoli contratti.
Durante quelle 48 ore avevo riposato si e no cinque ore, avevo le occhiaie violacee ben evidenti sotto gli occhi, i capelli sporchi legati in una coda indecente e il corpo che necessitava un bagno caldo.
"No" replicai respingendo il sonno che si faceva avanti sempre più spesso "Devo restare qui, per quando si sveglierà"
"Lui non è solo, sta venendo tua madre per passare la notte con lui" parlò piano, come se fossi anche io una paziente dell'ospedale.
Mi tirò delicatamente per il gomito ma riuscii a divincolarmi e rimanere al mio posto.
"Ce la posso fare, non ho sonno"
"Cathie per favore ragiona, hai bisogno di rinfrescarti e cambiarti gli abiti, torna a casa qualche ora e domani mattina sarai di nuovo qui"
Sapevo bene che aveva ragione ma solo il pensiero di allontanarmi da mio padre mi faceva crescere un blocco di cemento sul petto.
Avevo bisogno di vederlo io stesso risvegliarsi, di guardare i suoi occhi aprirsi e piangere di sollievo.
"Dammi dieci minuti, ti prego" strinsi gli occhi tornando a stringere le dita di mio padre.
Furono i dieci minuti più lunghi della mia vita.
Avevo sperato fino all'ultimo che muovesse anche solo il mignolo, che sbattesse le palpebre o che schiudesse le labbra.
Rimase immobile come immerso in un sonno profondo, le mie preghiere furono vane.
Fui costretta al alzarmi, le mie ossa sembravano d'un tratto incredibilmente deboli.
Dylan mi prese prontamente sotto braccio trascinandomi verso l'uscita.
Mi sentivo scombussolata, d'un tratto il sonno arretrato sembrò colpirmi tutto insieme.
"Merda"
Non mi ero accorta di aver chiuso gli occhi e di essermi ritrovata tra le braccia di Dylan nel momento in cui lo sentii imprecare.
Le sue braccia mi tenevano stretta al suo petto sostenendomi da sotto le ginocchia.
Scoprii col tempo che non ci si abitua mai ai flash improvvisi dei paparazzi, in particolare quando si è con la testa già nel mondo dei sogni.
"Dylan O'Brien!"
C'erano così tante voci che riuscivo a malapena identificare le parole.
"Cosa è successo alla famiglia della signorina Matthews?"
"È vero che la ragazza è stata vittima di un incidente?"
"Come mai è in queste condizioni? È andata in overdose?"

Le versioni del motivo per cui ci trovavamo in ospedale erano davvero varie e a dir poco fantasiose.
Non capivo davvero perché volessero sapere della mia vita quando era Dylan quello ad essere famoso.
"Andate via" Dylan aveva iniziato ad imprecare.
Con la testa schiacciata contro il suo petto mi limitavo a dargli dei colpetti sul petto.
"Lasciali perdere"
"Fatemi passare, cazzo"

Ci facemmo largo spintonandoci in quella piccola folla, non so come alla fine riuscimmo a raggiungere la sua moto.
Il tragitto fu più breve del solito, o forse ero io troppo addormentata per accorgermi del kilometri.
"Riesco a camminare da sola" brontolai senza però ribellarmi mentre Dylan mi portava su per le scale, verso la mia camera.
Mi fece sdraiare sul letto, solo il piccolo abadjure a illuminare i nostri volti spossati.
Eravamo soli in casa, Caleb era rimasto dalla nonna a dormire ed ora queste mura mi sembravano estremamente grandi per solo due persone.
D'un tratto sentii il buio e il vuoto di quel silenzio assordante avvolgermi, lacrime silenziose scivolavano sul mio viso bagnando le lenzuola.
Il rumore del letto che cigolava mi avvertì che Dylan si era sdraiato di fianco a me, il suo braccio mi circondo' le spalle attirandomi contro il suo petto.
Odorava di menta, d'un tratto mi accorsi di puzzare di disinfettante, ero ripugnante, ma troppo stanca per andare a lavarmi.
"Ti preparo il bagno?" sembrò leggermi nel pensiero.
Scossi la testa.
"Ho bisogno solo del pigiama" biascicai spingendo gli stivali fuori dal letto.
Mi sollevai con il busto quel tanto per riuscire a spogliarmi.
"Dimmi quando hai finito"
Mi lanciò il pigiama avviandosi verso la porta, lo bloccai prima che potesse essere troppo tardi.
"No, resta" la mia voce si spezzò nell'aria, quasi ce la fossimo immaginata "Per favore"
Avevo paura di rimanere sola, la paura del buio non mi era mai passata e d'altronde alla luce fioca di quella lampadina era impossibile vedere persino la fantasia del mio reggiseno.
Vidi Dylan rimanere immobile appoggiato alla finestra, la mascella contratta, i muscoli tesi mentre mi sfilavo la felpa.
Lo guardai perplessa mentre mi affrettavo ad indossare il pigiama rosa decorato con deliziosi orsetti idraulici.
"C'è qualcosa che non va?"
Fortunatamente non mi vide arrossire violentemente mentre finivo di vestirmi, scosse la testa e tornò nuovamente al mio fianco, sentire il suo corpo caldo a contatto col mio mi fece venire la pelle d'oca.
Era la prima volta che ci trovavamo sul mio letto da fidanzati, e la cosa mi piaceva terribilmente.
"No" rispose alla fine mostrando un debole sorriso.
Passò l'indice sulla mia guancia come a cancellare tutte le lacrime, come a cancellare quel dolore che sembrava ormai segnato sulla mia pelle.
"Vedrai" bisbiglio' al mio orecchio prima che crollassi "andrà tutto bene"

BINGO

Heyy, grazie mille per i voti che questa storia sta ricevendo, sono contenta che vi piaccia, ci metto tutta me stessa per scrivere questa storia, ce l'ho davvero a cuore

HO VISTO IO PRIMA DI TE AL CINEMA E...
Ho pianto, obv
Sono una che piange facilmente anche se in realtà il libro mi ha commosso moolto di più, anche perché nel libro hanno sdrammatizzato molto il finale (cambiandolo anche,ma sorvoliamo questo punto se no inizio a evocare tutti i santi)

Ho amato alla follia Emilia Clarke, è troppo adorabile, per non parlare di Sam Claflin che ha calzato a pennello il ruolo di Will
Per non parlare di Matthew Lewis che mi ha lasciato senza parole, non lo avevo mica riconosciuto dal trailer
Devo dire che i maghi di Hogwarts crescono bene!

Okay la smetto qua, grazie ancora per i voti 🌈

Seven minutes 《Dylan O'Brien》Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora