'bagni e lettere'

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"Va via" vorrei strattonare Dylan alle mie spalle, ma un altro conato di vomito me lo impedisce e mi ritrovo piegata nuovamente in due con la testa nel wc.

"Ancora non capisco cosa ti sia venuto in mente, Cathie" stringe di più la presa sui miei capelli mentre io non ho nemmeno la forza di guardarlo in faccia.

Siamo in questo sudicio bagno da due ore, dopo che Tyler mi ha praticamente fatto bere quattro drink non ci ho capito più niente, d'altronde non è mica colpa mia se non reggo l'alcol.

"Tyler aveva detto che non erano alcolici" borbotto in tutta risposta chiudendo gli occhi per il forte mal di testa.

Smaltire la sbornia fa davvero schifo.

Dylan sbuffa sonoramente e si alza lasciandomi sola, a terra con le braccia abbracciate al cesso.

Ho i capelli incollati intorno al viso per il sudore, il trucco sciolto che ricorda un panda e l'alito che causerebbe il genocidio dei moscerini.

Dylan mi guarda dall'alto mentre lo imploro con la mente a non lasciarmi sola, non mi sono mai sentita così stupida in vita mia.

"Ti vado a prendere un'aspirina"

Mugolo in tutta risposta appoggiandomi con la testa sul muro dalle piastrelle gialle e piene di scritte.

Nella corsa in macchina verso il nostro hotel ci siamo dovuti fermare in un vecchio bar perché vomitare in un SUV non era di certo carino.

Inutile dire che gli occhi di tutti i clienti erano su di noi, in effetti vestiti così non potevamo non passare inosservati e l'odore di alcol che aleggiava a quell'ora della notte in un locale del genere non ha fatto altro che peggiorare la mia già precaria situazione.

Quando Dylan torna ha un bicchiere di plastica tra le mani, il viso stanco di chi si sta preparando al peggio.

"Mi dispiace" sussurro incontrando i suoi occhi, sono quelli delusi di chi ha dovuto sopportare una lunga umiliazione.

L'ho fatto vergognare di me.

"Con questa starai meglio" cambia discorso porgendomi il bicchiere.

Ne bevo il contenuto tutto d'un sorso, sperando che mi faccia dimenticare ciò che ho combinato, sperando che faccia tornare tutto come prima, sperando che gli occhi di Dylan tornino a guardarmi come quando mi ha baciato.

Si passa una mano tra i capelli per poi incamminarsi verso l'uscita del bagno.

Si ferma un secondo prima di aprire la porta senza voltarsi, mi dà le spalle e glielo concedo, è tutta colpa mia.

"Ti aspetto in macchina"

Un macigno mi ricade sul petto, mi lacera dentro squartandomi lentamente, sento il cuore riempirsi di ferite, i polmoni lavorano velocissimi cercando ossigeno, la gola mi si chiude impedendone il passaggio.

Piango come non facevo da tempo, come quando da piccola mi sbucciavo il ginocchio e il bruciore che provavo era insopportabile, sorrido ripensando a quanto quel dolore è niente in confronto a ciò che sento.

Come se ad ogni respiro qualcuno mi prendesse a pugni il petto, lo stomaco, la testa.

Mi ritrovo da sola, in uno schifoso bagno di Las Vegas con addosso il più bel vestito che ho ma senza la persona che amo al mio fianco a dirmi quanto io sia bellissima questa sera.

Non me lo dirà mai più.

Ma è comprensibile, ognuno deve pagare per i propri sbagli, ed io pagherò.

Lo sto perdendo.
-

L'hotel è circondato da fotografi, dovevo immaginarmelo, tutti vogliono intervistare la ragazza che è collassata sul red carpet vomitando fino ad espellere anche l'anima.

"Carl passiamo per l'entrata sul retro"

Dylan ha la voce fredda, quasi non lo riconosco, la mascella tesa, i suoi occhi evitano i miei.

Mi manca, non l'ho mai sentito così lontano come adesso, eppure è così vicino.

Una volta nell'hotel veniamo scortati ognuno nella propria camera, ma proprio quando i nostri corridoi si dividono strattono la presa dell'uomo vestito da spia per fermare Dylan.

"Ti prego, perdonami Dylan" tra le mani stringo la sua cravatta, i suoi occhi continuano ad evitarmi "Perché non mi guardi?"

La mia voce è più un singhiozzo, quando finalmente i suoi occhi incontrano i miei sono duri, freddi.

Lui non è più il mio migliore amico.

"Cosa ti ho fatto per meritarmi una simile figura?" stringe le labbra in una linea dura, le sopracciglia sono aggrottate.

"Non l'ho fatto di proposito" scuoto la testa implorandolo di credermi.

"Ti comporti sempre da bambina viziata"

Quelle parole mi colpiscono nel cuore, forse anche più in profondità, dove ci avevo creduto un po' troppo a un noi che non poteva esserci.

Le mie ginocchia si fecero incredibilmente deboli mentre lo vedevo superarmi e scomparire, caddi a terra non facendocela ad affrontare un solo passo senza di lui.

-

Ho preso il primo treno per tornare a casa, non approfitterò dei tuoi mezzi più del dovuto, hai fatto già tanto.

Ti ho ripetuto più volte ieri sera come sono andate le cose, ti ho chiesto scusa fino a vomitarmi addosso, ma ora basta, Dylan, non perderò la dignità solo per vederti girarmi le spalle, in ogni caso fa ciò che vuoi, io mi accontentero' di quel bacio.

Mi dispiace averti messo in imbarazzo davanti agli Stati Uniti d'America, ma sai com'è, la prima ad essere stata umiliata sono stata io, ma hai ragione, la tua reputazione al primo posto.

Non preoccuparti, non ti sarò più d'intralcio.

Cathie.

P.S. Baci di merda.


L'ultima frase è una bugia, vorrei tanto trovarti a casa che giochi con Caleb al mio ritorno.

Nonostante ci sperassi veramente riuscisti a deludermi, non ti presentasti a casa il giorno dopo, e nemmeno quello dopo ancora.

Il mese successivo io ero ancora ad aspettarti.

Ma continuiamo per gradi.

Bene, sono quasi le undici di sera ed io aggiorno lol
La noia gioca brutti scherzi.
Voglio ringraziare tutti coloro, anche se pochi, che sono arrivati a leggere fino a qui questa storia.
So che non è molto seguita ma io continuerò a scriverla per puro piacere personale, lasciate pure una ☆ se vi piace :)))

TANTI AUGURI A LUKE +20 aww

Seven minutes 《Dylan O'Brien》Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora