Le guance di Dylan si sollevano immeditamanete e mostra un sorriso quando la ragazza dai grandi occhi verdi le si getta al collo.
"Tocca a noi! Andiamo" senza nemmeno degnarmi di uno sguardo trascina per un braccio il mio migliore amico che fa giusto in tempo a voltarsi urlandomi che ci vediamo dopo prima di scomparire dalla mia visuale.
È uno scherzo vero? Più tardi lui farà i conti con me.
Esco dal cancelletto e chiamo un taxi per poter tornare a casa.
Adesso ho solo bisogno di un bel bagno ai fiori d'arancio con magari la musica di sottofondo.
Peccato che ho la doccia.
Trovo mamma che aiuta Caleb a fare i compiti e lui che non la smette di sbuffare.
"Cathie! Dov'eri finita?"
"Scusami, mi ero dimenticata di dirti che avrei accompagnato Dylan alle riprese"
"Com'è andata?" Esclama immeditamanete di buon umore.
"Bene, a parte che mi sono fatta cacciare" faccio spallucce.
Non ho voglia di parlare di ciò che ho combinato, soprattutto perché ciò mi ricorderebbe che Dylan non c'era e quella non è stata l'unica volta che mi ha lasciata sola oggi.
Perché vuole tanto la mia presenza quando intanto non sta nemmeno con me?
Davvero, devo smetterla di fare tutto ciò che vuole, soprattutto se si comporta così.
Odio essere manipolata, lo deve capire.
"Mio Dio Cathie, vedi di non rovinare tutto" non rispondo perché so che ha ragione.
Questa volta devo farmi da parte.
"Comunque" si alza in piedi e sia io che Caleb la osserviamo mentre si schiarisce la gola e mostra il suo sorriso accompagnato dalle rughe "Jim domani sarà qui"
"Cosa?" Sento le gambe cedere e mi affretto a sedermi mentre vedo Caleb iniziare a saltellare per la stanza e mamma che lo guarda commossa al pensiero del ritorno di papà.
Quel papà che non lo vediamo da quattro mesi e di cui abbiamo notizie solo grazie ad alcuni telegrammi.
Fa il militare e sta affrontando la guerra in Siria, in genere rimane per tre giorni, così poco tempo per stare con lui e così tante cose da dire.
Sono sempre andata d'accordo con papà, come ogni bambina per me era il mio principe azzurro, l'uomo che mi faceva sentire una principessa, l'unico che mi proteggeva anche quando avevo torto.
Ricordo quando rubai un cioccolatino, mamma se la prese tantissimo, io mi sentii in colpa e l'unico a starmi vicino fu proprio lui.
Ci sedemmo fuori in giardino e parlammo per ore, mi raccontava le sue barzellette così squallide da far ridere lo stesso.
"A che ora arriva?" Finalmente prendo parola scuotendomi dai vecchi ricordi.
"In mattinata presto, io lo andrò a prendere all'aeroporto-"
"Io vengo con te" interviene Caleb.
"Pure io allora" voglio vedere papà il prima possibile.
"No, tu no" mamma mi squadra "vediamo di sistemare un po' casa domani, okay?"
Alzo gli occhi al cielo e alla fine annuisco.
Non posso crederci che domani rivedrò papà. Spero stia bene e non sia stato mandato a casa perché si è fatto male.
Molti soldati tornano con arti amputati affetti da malattie che rovinano la vita.
Quando rientro in camera noto il display del mio cellulare acceso.
Da Dylan: *Posso venire da te?*Vorrei davvero dirgli no, chiudergli la porta in faccia e urlargli in faccia che è un pessimo migliore amico, ma alla fine la mia convinzione viene meno, e ho bisogno di parlargli.
A Dylan: *muoviti*
Dopo pochi minuti attraversa l'uscio della mia camera e si stende sul letto senza dire una parola di fianco a me.
Rimango con gli occhi chiusi e la stanchezza che lentamente si impossessa del mio corpo.
"Sei arrabbiata vero?" Si volta per guardarmi in faccia ma io rimango impassibile.
"Perché dovrei?"
"Ti conosco" sbuffa "la tua espressione da 'sono stata abbandonata' prima di prendere il taxi mi ha perseguitato tutta la mattinata"
Sospira ed io schiudo un occhio.
Si passa una mano nervosamente tra i capelli e sembra tormentato.
I suoi occhi quando finalmente trovano i miei sembrano riaccendersi.
"Prima ero più arrabbiata, ma ora non importa" la sua mano si avvicina a una ciocca dei miei capelli con la quale inizia a giocarci.
È così rilassante stare semplicemente distesi nel letto, vicini, a godersi il momento.
"Mi sono comportato davvero da stronzo, mi dispiace, ma ero eccitato per le riprese e Hollande voleva sempre ripassare le parti"
"Vedo che hai fatto amicizia" sorrido per alleggerire la tensione e lui sembra fremere dal raccontarmi tutto.
"Sì, quella ragazza è una bomba! È una bravissima attrice, simpatica anche nella realtà e bellissima"
"La ragazza perfetta insomma" torno a guardare il soffitto sentendomi mancare il respiro.
"Questo non lo so" ride "ma sono contento di andarci d'accordo"
"Domani voglio farmi perdonare, piccola Cathie" torna a guardarmi e aggrotto la fronte.
"Non devi, anche perché torna papà e non penso riusciremo a vederci spesso visto che tu sei impegnato a lavoro"
"Torna Jim?" Spalanca la bocca e annuisco.
"Sì, finalmente"
Mi circonda con le sue braccia e mi accoccolo contro il suo petto beandomi del suo profumo.
Sa quanto è importante per me mio padre, e sa quanto ho sofferto la sua mancanza.
"Vorrà dire che avrò più tempo per organizzare il mio perdono" non si perde d'animo e sorrido, è sempre stato testardo.
Alzo gli occhi al cielo e mi lascia un bacio leggero sulla fronte prima di andare via lasciandomi sola con il suo profumo impregnato nelle lenzuola.
-
Sono le 7.30 del mattino e siamo tutti stranamente in piedi per sistemare al meglio la casa.
Mamma sta preparando la torta preferita di papà, cioccolato e lampone, Caleb è fuori a pulire il giardino mentre io sistemo un festone con su scritto 'bentornato'.
L'aereo atterrera' alle 8.15 perciò mamma e Caleb devono muoversi a finire le loro faccende.
"Cathie metti nel freezer le birre!" Urla mamma infornando l'impasto "e va a comprare i dolci italiani"
Papà avendo origini italiane è stato abituato a quel tipo di cibo, ci racconta spesso di tutti i luoghi che ha visitato lì e della cucina che per lui è la migliore.
Ama in particolar modo i dolci siciliani e campani.
So perfettamente quali comprare.
Al negozio c'è un po' di folla, già la mia pazienza è al limite, ci mancava solo la fila di persone prima di me.
Dopo aver pagato sfreccio via spintonandomi tra la gente che mi prende a parole.
Ma ora gli insulti sono gli ultimi dei miei problemi.
Una volta entrata in casa mamma e Caleb già non ci sono più, la mancanza dell'auto nel vialetto è segno che sono andati via.
Devo sbrigarmi.
Allestisco il tavolo in soggiorno con una tovaglia colorata, caccio fuori le birre, la torta e dispongo i dolcetti in un piatto.
Accendo lo stereo e inserisco un cd dei Pink Floyd, papà li adora.
Alla fine mi siedo guardando l'orologio muoversi più lentamente del solito.
Sembra ce l'abbia con me, probabilmente si starà divertendo a vedermi crogiolarmi nella mia stessa ansia.
Quando sento delle ruote scricchiolare sulla brecciolina mi sembrano passate ore.
Scatto in piedi e il sangue inizia a pompare veloce, schizzando da ogni parte.
Sento le mani sudare e la chiave viene inserita nella toppa iniziando a girare mentre delle voci si fanno sempre più vicine e chiare.
Sono qui.
Lui è qui.Grazie a tutti per le visualizzazioni, spero davvero che la storia vi stia incuriosendo almeno un po', mi farebbe piacere ricevere anche qualche commento o delle stelline, appena posso aggiorno :)
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Seven minutes 《Dylan O'Brien》
FanfictionDal capitolo : 'acqua e sposalizi' 'L'amore si fa in due, non in uno solo' ~~~ È una storia d'amore come tante, una storia d'odio come poche.