'genitori e Alan'

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DYLAN

"Tesoro, sai bene cosa ne penso delle decisioni affrettate"

La voce di mia madre era calma, la sua attenzione era rivolta al libro di ricette che teneva tra le mani.

"Non credo che una decisione che rimugino da due anni possa essere considerata affrettata"

Sapevo non sarebbe stato facile parlare ai miei della mia situazione attuale con Cathie ma il modo in cui sembravano sottovalutare i miei sentimenti mi faceva strappare i capelli.

"Sapevo ce l'avresti fatta, fratello"

Alan mi diede uno schiaffo sulla nuca, è sempre stato il primo a sostenere che un giorno avremmo fatto coppia fissa ed ora non la smetteva di vantarsi e rinfacciarmi il io te l'avevo detto.

Papà ancora non si pronunciava, non che gliele importasse tanto della mia vita, per lui la cosa fondamentale era che riuscissi a diplomarmi per poi lavorare nella sua azienda.

"Francamente non penso tu ti renda conto in quanti guai ti stia cacciando" la voce di mio padre era impassibile, continuava a controllare dei documenti senza degnarmi di uno sguardo "Hai già la scuola che ti tiene impegnato, per non parlare di quel lavoro" il suo tono si fece sprezzante "Ci mancava solo la fidanzatina"

"So quello che faccio" ringhiai balzando in piedi, d'improvviso mi sentivo soffocare in quel salotto fin troppo sfarzoso.

"Dylan ti ricordi quella ragazzina che veniva con te all'asilo? Quella bassina dai capelli biondi! L'altro giorno l'ho incontrata con la mamma e devo dire che si è fatta proprio bella"

"Perché non accettate Cathie?" lasciai penzolare le braccia lungo il mio busto, ero privo di forze, perché non riuscivano a vedere la ragazza di cui ero innamorato con i miei occhi?

"Ha una situazione familiare spiacevole, con il padre completamente assente e la madre che è una svampita"

"Queste sono tutte cazzate" colpii un tavolino dal quale cadde un vaso che raccoglieva solamente polvere "La sua famiglia mi ha mostrato sempre tantissimo affetto, a differenza vostra. E se non accettate Cathie non me ne può fregare di meno, ma sappiate che non rinuncerò mai a lei"

Senza dire altro uscii da quella casa sbattendo la porta con fin troppa violenza e con poche falcate raggiunsi un parco giochi abbandonato che un tempo frequentavo anche io.

Ero così incazzato, non ero mai andato d'accordo con i mie, ero considerato il figlio difficile solo perché essere ubbidiente non era mai stata una mia qualità.

Ricordo quando alle cene di lavoro puntualmente facevo sfigurare i miei per le mie maniere rozze, all'età di tredici anni riuscii ad oppormi a quel teatrino del cazzo.

"Non pensavo avessi le palle di reagire così"

Alan si sedette di fianco a me su una panchina arrugginita, guardavamo il cielo sfumare verso l'indaco.

"Dici che sono ancora un O'Brien?"

Mio fratello scoppiò a ridere, osservandolo notai che niente era cambiato, tra i due era rimasto lui quello più muscoloso ma, soprattutto, quello che prendeva tutto alla leggera.

A volte mi sembrava fossi io il più maturo.

"Mamma e papà non ce l'hanno con te"

"Com'è possibile?"

Fece una pausa cercando le parole giuste da usare, non eravamo mai stati bravi a fare conversazione.

"Danno la colpa alla tua amica"

Seven minutes 《Dylan O'Brien》Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora