'stalker e medicazioni'

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"Portami via" supplico Dylan sentendo Ashton piangere accovacciato per terra.

Dylan guarda un'ultima volta il ragazzo a terra, come se fosse indeciso se dargli un'ultimo calcio, ma poi la sua attenzione si focalizza su di me e senza battere ciglio mi raccoglie da terra tenendomi stretta tra le sue braccia.

In quel momento non chiedevo altro che la sua presenza, il suo profumo e le sue labbra che mi sussurravano all'orecchio parole dolci per tranquillizarmi.


"Dai lasciami a terra, sono troppo pesante" lo avverto una volta oltrepassata la porta d'ingresso.

Dylan continua a camminare con la schiena dritta e le sue braccia che mi tengono salda stretta a lui.

"E' un modo carino per dirmi che non sono abbastanza palestrato per te?"

"E' un modo carino per dirti che siamo arrivati alla tua moto, dai fammi scendere" sorrido tirandogli la manica della giacca.

Nonostante fossi riluttante nel privarmi della sua presa alla fine cedette facendomi appoggiare delicatamente i piedi a terra.

Feci un passo e una fitta lancinante al fianco sembrò irradiarsi nel mio corpo come scariche elettriche.

Vacillai e prontamente Dylan accorse prendendomi per il braccio.

"Cathie stai perdendo troppo sangue" osserva posando la sua mano sulla ferita ritrovandosela immediatamente sporca.

"Non sarà niente, non preoccuparti" provai ad essere disinvolta mentre zoppicavo verso la moto "dopo aver disinfettato la ferita vedrai che sarà tutto a posto"

Dylan non sembrava d'accordo, la fronte corrucciata e le labbra strette in una linea dura.

"Potremmo andare al pronto soccorso"

"Ci sono casi più gravi di una semplice ferita" gli prendo la mano incitandolo a mettersi in moto "Dai, accompagnami a casa"

Dopo avermi infilato il casco sfrecciammo per le strade vuote di quella serata ventosa, potevo sentire sotto le mie mani i muscoli contratti della schiena di Dylan.

Lo vedevo che era perplesso, ad ogni semaforo si girava per guardarmi ed assicurarsi che stessi bene.

"Io vengo con te"

Ci trovavamo davanti casa mia, io che cercavo le chiavi nella borsa e lui che non la smetteva di guardarmi il fianco.

"Non c'è né bisogno" alzai gli occhi al cielo ma una volta aperta la porta fu il primo a fiondarsi dentro.

Cercando di non fare rumore ci chiudemmo in bagno, lui seduto sulla tavoletta del gabinetto ed io che avevo iniziato a cacciare il kit del pronto soccorso.

"Dovresti uscire" lo intimai ma sembrò fregarsene, continuava a guardarmi cocciuto.

"Per medicarmi devo togliermi la ferita, mi metti in soggezione" sbuffai appoggiandomi al lavandino e lui scoppio a ridere, finalmente il suo viso si liberò di quelle rughe che puntualmente spuntavano ogni volta che era preoccupato.

"Cathie ti ho visto più volte seminuda, muoviti a spogliarti o dovrò farlo io" ghignò e vidi nel riflesso dello specchio il mio viso avvampare.

D'altronde aveva ragione, non c'era nulla di cui dovevo vergognarmi, era solo Dylan.

Con un sospiro mi sbottonai la camicetta ormai incrostata di sangue, solo per i brutti ricordi che ora mi avrebbe portato alla mente l'avrei sicuramente buttata.

La ferita era peggio di quanto mi aspettassi, il taglio era lungo e profondo, partiva dall'anca per finire vicino all'ombelico.

Dylan mi affiancò immediatamente, con delicatezza mi sfiorò la pancia e si abbassò per guardare meglio.

Il suo fiato sulla mia pelle scoperta mi creava del solletico, così lo allontanai delicatamente per prendere del disinfettante.

"Quel bastardo me la dovrà pagare"

Lo vidi stringere le mani in due pugni fino a sbiancare le nocche, la mascella contratta e gli occhi cupi.

"Dylan, va tutto bene"

"Va tutto bene, un cazzo Cathie! Ti avrebbe potuto stuprare! E senza motivo oltretutto, a parte che sei bellissima ma lui rimane uno psicopatico" agitò molto teatralmente le braccia in aria mentre io mi dondolavo sui talloni leggermente a disagio.

"A dire il vero un motivo ce l'aveva, me l'ha detto lui"deglutii rumorosamente ed i suoi occhi si focalizzarono nei miei.

"Era arrabbiato, molto, perché aveva capito che io non avrei mai potuto essere la sua fidanzata"

A quelle parole i suoi occhi si allargarono, pur di non vederlo in faccia tornai ad occuparmi della ferita, il sangue si era incrostato in alcune parti ed ora mi era più difficile pulire la zona.

"Tu hai rifiutato di stare con lui? Ma io pensavo ti piacesse"

Scossi la testa prendendo della garza per coprire il graffio.

"Diciamo che voglio concentrarmi solo sullo studio in questo periodo, ecco" avevo improvvisamente un groppo in gola, gli occhi divennero improvvisamente lucidi per il nervosismo.

Le sue mani mi presero delicatamente per le spallo portandomi verso di lui, ora che era seduto riuscivamo a trovarci faccia a faccia.

Avevo il viso paonazzo per il fatto che ero in reggiseno ma a lui sembrava non importare, i suoi occhi erano puntati nei miei, riuscivo a perdermi dentro il suo sguardo per ore intere, da vicino era ancora di più mozzafiato.

L'atmosfera intorno a noi stava diventando elettrica, potevo sentire il suo respiro farsi più pesante.

Mi schiarii la gola e feci un passo indietro prima che potessimo fare il passo più lungo della gamba, con Dylan non potevo rischiare, lui mi apparteneva troppo per poterlo rimpiangere un giorno.

"Mi spieghi come facevi ad essere davanti casa di Ashton proprio in quel momento?"

All'inizio Dylan sembrò destabilizzato, ci mise un po' per realizzare quella domanda.

"Ti avevo seguita" ammesse senza giri di parola.

Incrociai le braccia fingendomi oltraggiata mentre in cuor mio ero al settimo cielo.

"Lo sai che non sono più una bambina, devo avere i miei spazi"

"Il fatto è che non posso vederti con altri ragazzi sapendo che non puoi essere mia, Cathie il bacio a Las Vegas per me ha significato qualcosa"

Mi aveva preso le mani, adesso le mie mani avevano iniziato a tremare insieme alle mie ginocchia.

"Ma Dylan, tu devi stare vicino ad Hol-"

Non riuscii a finire la frase che non capii più niente.

Si era fiondato su di me prendendomi alla sprovvista, come sempre.

Non lo capii, con il tempo capii che non ci saremmo capiti mai.

In quel momento misi da parte tutte le preoccupazioni ,le bugie, i segreti, semplicemente quel bacio fu meglio di una medicina, mi colpì direttamente al cuore.

Non dovete pensare niente di esagerato, fu uno di quei baci così semplici e dolci che però ti rimangono impressi nella mente per il resto della tua vita.

Solo due labbra che si sfioravano facendo mescolare respiri che diventavano un tutt'uno tra loro.

Subito dopo scoppiammo a ridere, fu una risata liberatoria, con le sue braccia che mi circondavano la vita ed io che mi perdevo nell'immensità del suo profumo.

Seven minutes 《Dylan O'Brien》Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora