'intrusioni e rivelazioni'

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Busso più volte alla porta di casa O'Brien fino a quando un Alan in boxer mi viene ad aprire.
Divago con lo sguardo evitando di guardarlo mentre lo sento ghignare.
"Devo parlare con Dylan" borbotto spostandolo ed entrando in casa.
Una volta in soggiorno me ne pento immediatamente.
Una ragazza mezza nuda è sdraiata sul tappeto mentre io sento le guance colorirsi di rosso.
Torno a guardare Alan e capisco immediatamente perché è a petto nudo e i suoi capelli sono sparati in tutte le direzioni.
"Io.. mi dispiace tanto, non pensavo-"
Mi fermo e faccio un respiro schiarendomi le idee.
"Dylan non è qui" alza gli occhi al cielo Alan.
Ecco perché ci ha messo tanto ad aprirmi.
"Se vuoi puoi aspettarlo in camera sua"
"No, grazie" rispondo d'impulso, l'ultima cosa che voglio è essere il terzo incomodo.
Senza aggiungere altro e con la testa china mi fiondo fuori, li sento entrambi ridere per la mia evidente figura di merda.
Sapevo che Alan fosse un donnaiolo, come suo fratello d'altronde, ma non pensavo se le portasse pure in casa.
Non penso tornerò tanto presto in casa O'Brien.
Decido che lo aspetterò in cortile, seduta sull'altalena a dondolarmi, questa volta da sola.
Alla fine ho ceduto io, sono io quella che lo sta ancora aspettando nonostante tutto.
Quando lo vedo parcheggiare la moto nel vialetto sento la gola improvvisamente secca, le mani mi iniziano a sudare mentre si accorge della mia presenza.
La luna è piena, non ci sono stelle questa sera, solo le nuvole ad offuscare il cielo e anche i sentimenti.
"Cathie?" la sua voce è un sibilo, si ferma ad un metro di distanza.
Gli faccio così schifo?
"Dobbiamo parlare"

Dopo ventidue giorni mi accorgo di quanto mi sia mancato, il suo profumo di tabacco e bagnoschiuma manda a puttane il mio cervello.
Dopo ventidue giorni capisco che lo perdonerei all'istante solo per riaverlo nella mia vita.

"È per i giornali?" domanda avvicinandosi, il suo viso frustrato.
Annuisco e lui si mette le mani dietro la nuca chiudendo gli occhi.
Sta pensando.
"Devi smentire tutto Dylan, pensano che io me la faccia sia con te che con Ashton" lo imploro e questa volta sono io ad avvicinarmi a lui.
"Ho provato a parlare con la stampa, ma questa storia attira troppo, non posso farci niente" sbatte un pugno contro il tronco di un albero per poi scuotere la testa sconfitto.
"Non si può fare niente?"
"Forse è meglio se non ti fai vedere più con lui, gli accontenteresti solo"
"Cosa dovrei fare allora? Chiudermi in casa per il resto della vita?"
"Solo per qualche settimana, il tempo che la notizia svanisca"
Le sue dita sfiorano le mie, una scarica elettrica percorre la mia schiena.
"Tu lo ami?" percepisco il suo fiato sulla mia pelle.
"Non abbiamo fatto niente Dylan, l'appuntamento è stato un fiasco" perché mi sto giustificando con lui? E perché sembra immediatamente più sollevato?
"Posso dirti una cosa?"
Ci sediamo sull'erba entrambi con lo sguardo rivolto sulla strada, faccio un cenno col capo per indurlo a continuare.
"Mi dispiace Cathie, sono stato davvero uno stronzo" strappa un filo d'erba attorcigliandolo intorno al dito.

Prima quel gesto lo faceva con i miei capelli, perché ora sembra intimorito?

"Abbastanza" ammetto e lui aggrotta le sopracciglia "Perché non ti sei fatto vivo? Neanche un messaggio"

Ha la mascella contratta, gli occhi fissi sulle sue ginocchia incrociate, gli occhi iniettati di sangue.

"Volevo Cathie, credimi, mi sei mancata così tanto"

Finalmente mi guarda, le labbra strette in una linea dura.

"Che succede, Dylan?" mi avvicino di più fino a poggiare le mani sulle sue spalle scuotendolo leggermente.

"Ho fatto una cazzata" si tormenta i capelli mentre le sue mani stringono il bordo della mia maglia, potrebbe strapparla da un momento all'altro per la rabbia.

"Parlami" sussurro con gli occhi lucidi "Sai che puoi fidarti di me"

Perché ho una brutta sensazione?

Perché sento il cuore pulsare all'impazzata contro il mio petto?

"Holland è incinta"

In un attimo tutte le mie speranze si ruppero crollando a terra e spargendosi sul mio cuore ormai spento, è stato un colpo veloce, netto, come quando si rompe uno specchio e i pezzi di vetro tagliano tutto, e tu non vedi altro che sangue.

"Cathie?" questa volta è lui a scrollarmi.

Mi sento come un naufrago che continua a cercare la terra ferma senza mai trovarla davvero, e prima o poi quella solitudine mi avvolgerà completamente fino a prosciugarmi da ogni fibra di vita, fino ad uccidermi.

Lo spingo delicatamente via con una mano, il suo sguardo confuso segue i miei gesti.

Mi alzo da terra e prontamente una sua mano mi stringe il polso.

"Aspetta, dove stai andando?"

Guardo in alto dove perfino il cielo sembra rispecchiare i miei sentimenti, in questo momento non riesco a vedere positivamente, tutto ciò che riesco a vedere è un grigio senza fine.

"Solo una cosa" chiudo gli occhi sentendo un conato di vomito arrivare "E' tuo il bambino?"

"Non lo so" allenta la presa sul mio polso "Forse sì, il tempo coincide"

"Bhè allora auguri" ignoro le lacrime che scorrono veloci sul mio viso fino a bagnarmi il collo "tu e Holland siete davvero una bella coppia"

E Cathie Matthews riceve il premio come miglior bugiarda del momento! Un applauso gente!

Trascino i piedi verso casa dandogli le spalle, vorrei correre via, lontano da lui, lontano dal dolore in cui perennemente mi ci ritrovo per colpa sua, ma soprattutto per colpa mia, perché in fondo ci spero sempre, io ci credo in un finale diverso.

Ma ora come ora può andarsene benissimo al diavolo, lui ed Holland.

Come farà a diventare padre?

Lui che cambia ragazza ogni settimana, lui che a scuola ci va solo per rimorchiare e che solo adesso ha iniziato la propria carriera.

Come può un cretino di 18 anni che continua a giocare alla playstation e a comprare giornali porno crescere un bambino?

"Cathie! Aspetta, io non voglio Holland, quel bacio che ti ho dato per me è stato qualcosa"

La sua voce giunge mentre io gli do ancora le spalle.

Ho sempre sognato di sentirmi dire quelle parole, ma non mentre sono in lacrime e non dopo aver scoperto che diventerà papà.

Mi volto senza sorridere, per una volta non mi fingerò felice, per l'ennesima volta dovrò convivere con il dolore di non essere l'unica nella sua vita.

"E' troppo tardi" fa qualche passo per poi fermarsi, le spalle curve e il viso contratto in una smorfia di chi non vuole capire "Devi starle vicino, ora"

E senza aggiungere altro me ne andai, con il viso stanco e il cuore svuotato.

Seven minutes 《Dylan O'Brien》Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora