'panico e risvegli'

1.7K 92 8
                                    

Passai una notte tormentata, una di quelle dalla quale ti svegli ancora più stanca e debole.
Il mattino seguente mi svegliai nel primo pomeriggio, mi ritrovai con le gambe incastrate nel lenzuolo e la fronte imperlata di sudore.
Ero sola, l'altra metà del letto era completamente vuota, non c'era alcun segno del passaggio di Dylan.
Segno che se n'era andato da ore ormai o, nella peggiore delle ipotesi, non era mai rimasto al mio fianco.

Iniziai ad andare nel panico.
Non avevo avuto più notizie di papà e il solo pensiero di aver sprecato tutte quelle ore con il rischio di averlo perso per sempre si insinuo' nella mia testa facendomi rannicchiare sul materasso senza più forze.
La paura mi teneva prigioniera, si era insinuata nella mia testa senza lasciarmi via d'uscita.
Lo avevo lasciato da solo, in fin di vita su un letto d'ospedale.
Ero davvero una figlia pessima, lo avevo abbandonato proprio quando lui aveva maggior bisogno di me.
Mi sentivo un essere spregevole, non riuscivo neanche a guardarmi allo specchio che provavo un infinito ribrezzo verso il riflesso che avevo davanti.

"Cathie?"
Non appena la porta della mia camera si aprì, uno spiraglio di luce si insinuò nella stanza facendomi chiudere d'istinto gli occhi.
Riconobbi la voce di Dylan e mi nascosi sotto il lenzuolo.
Non volevo mi vedesse in quelle condizioni.
"Ti ho portato qualcosa da mangiare"
"Non ho fame" mi limitai a rispondere trattenendo l'impulso di correre fuori di casa e raggiungere l'ospedale a piedi.
"È da ieri che non mangi" spostò piano il lenzuolo dal mio viso e mi limitai a grugnire.
"Come sta papà?" domandai cambiando argomento.
Percepivo la voce tremarmi ma Dylan fece finta di niente ed accennò un sorriso amaro.
"È stabile"
Lasciai che un sospiro di sollievo sorvolasse le mie labbra e non ci pensai due volte a slanciarmi verso Dylan per perdermi tra le sue braccia.
C'era ancora speranza, me lo sentivo.
"Devo andare da lui" bisbigliai con fermezza.
Gli occhi scuri di Dylan mi scrutarono per qualche secondo prima di scuotere leggermente la testa.
"Tu mangia ed io ti porto in ospedale"

Alzai gli occhi al cielo e, senza pronunciare parola, continuando a tenere il mio sguardo fisso nel suo, afferrai la forchetta e mi avvicinai al piatto fumante di pasta.

***

Mio padre era lì davanti ai miei occhi, il suo volto era coperto da una maschera che permetteva ai suoi polmoni di ricevere ossigeno, aveva i capelli scompigliati, negli ultimi giorni gli erano cresciuti, ricci e brizzolati come li portava prima delle spedizioni in guerra.
Mamma era seduta di fianco a lui, stringeva la sua mano e gli parlava come se da un momento all'altro lui potesse risponderle.
Non si era accorta della mia presenza
Gli parlava di quando erano giovani e non ancora fidanzati, si perdeva nei meandri dei ricordi e, per qualche minuto, lasciò che il passato li trasportasse via da quella camera bianca.
Gli raccontò di quando lo vide per la prima volta, di quando cercava di farlo ingelosire parlando con gli altri ragazzi.
Raccontò del loro primo appuntamento, di come fu subito amore senza neanche che se ne accorgessero.
E mentre i loro amici andavano avanti con le loro carriere, loro rimaneva uniti.

Mi avvicinai a lei e le sorrisi pacamente, cercando di non soffermarmi troppo sui suoi occhi.
Non volevo più piangere o, per lo meno, non davanti a lei, lei che adesso rischiava di perdere completamente l'amore della sua vita.

"Concediti una pausa, mamma" bisbigliai stringendole le mani "Ci sto io qua"
Senza proferire parola mi accarezzò la guancia e lasciò la stanza.
Presi il suo posto e sfiorai le dita fredde di papà.
"Non puoi abbandonarmi" scossi la testa cercando di convincere me stessa "Ho bisogno di te, papà"

"Caleb ha bisogno di te, ed anche la mamma. Perché non sei rimasto al tuo posto? Perché hai salvato quel soldato? La tua bontà non fa altro che procurarti dolore, ti lacera fino a farti consumare del tutto. Non posso permetterti di morire, non te lo permetto, capisci?"

Senza accorgermene, mi addormentai con il busto steso di fianco al corpo di papà, avevo la guancia premuta sulle mie braccia conserte ed i capelli sparsi su tutta la mia schiena.
Mi svegliai a causa di un contatto lungo il mio viso, sentivo qualcuno che tracciava il mio profilo con le dita provocandomi un lieve solletico.
Sbattei più volte le palpebre fino a quando i neon della stanza mi accecarono la vista.
Pian piano ripresi coscienza e mi svegliai dal torpore di quel sonno improvviso.

"Mi ero dimenticato quanto bello è guardarti dormire"
Quella voce mi fece sobbalzare, il mio cuore smise di battere per poi tornare a pompare all'impazzata.
Inizialmente pensai di aver avuto un'allucinazione, forse lo scombussolamento di quei giorni mi aveva provocato un calo di pressione.
Ma, quando i miei occhi guizzarono nei suoi, non potei far a meno di cadere in ginocchio ed affondare il viso nel suo petto.

"Papà!" urlai senza fiato.
"Va tutto bene, Cathie" mi rassicurò avvicinando lentamente la sua mano alla mia "Puoi avvertire il dottore, per favore?"

***

Dopo una settimana di convalescenza, papà era riuscito a tornare a casa con tre vertebre rotte e l'ordine di riposo assoluto.
Mi era mancato averlo per caso, sentire costantemente le sue battute squallide o le sue urla quando in televisione veniva trasmessa una nuova partita.

Nonostante l'incidente, il peggio era passato ed adesso in casa si riusciva a respirare quella serenità che pensavo non saremmo mai riusciti a raggiungere.

Era un freddo pomeriggio di fine inverno, mamma e Caleb erano usciti per delle commissioni, in casa c'eravamo solo io, papà ed un film della Marvel in televisione.
Avevo dovuto cambiare alcune abitudini per il suo bene, dovevo puntualmente ricordarmi di non sdraiarmi su di lui per peggiorare la precaria situazione delle sue vertebre o, peggio, non dovevo assolutamente urtare la sua caviglia destra, ancora spossata dopo la violenta storta subita.

"Cathie" mi richiamò inchiodandomi con i suoi occhi "Quando mi parlerai di ciò che c'è tra te e O'Brien?"

Oh, merda.

Non ci posso credere neanche io but, gente, SONO TORNATA!!!

Sono esattamente le 3 di notte ed io mi ritrovo a scrivere il nuovo capitolo di una storia che non continuavo dal 2016 (!!!)

Non so cosa dire, se ho aggiornato è solo merito del vostro continuo supporto che mi ha spronata a mandare avanti questa follia 🌹

Spero di poter proseguire al più presto la stesura dei successivi capitoli.

In ogni caso, a 10 voti  e qualche commento aggiornerò 💙

Come sempre potete trovarmi anche su Twitter (@ runningtoashton )

Un forte abbraccio, Letis 🌹

Seven minutes 《Dylan O'Brien》Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora