"Ragazza mia, tu devi farti curare" Jane prende un vassoio mettendosi in fila verso il bancone della mensa.
"Non c'è niente di cui preoccuparsi" replico prendendo al volo una mela e posandola nel piatto "Non siamo mica fidanzati, io e Dylan"
Anche solo il pensiero di me e lui in una relazione seria mi metteva in agitazione, sentivo d'un tratto le mani sudare e il pensiero di non essere alla sua altezza mi faceva rimanere sveglia la notte.
Non sapevo come avremmo combaciato il suo lavoro, la sua fama, la sua non-paternità con quello che provavamo l'uno per l'altra.
"No, certo, solo pomiciatori occasionali" Jane appoggia due dita sulle labbra fingendo di vomitare ed io scoppio a ridere vedendola contorcersi per non ridere a sua volta.
"Non è assolutamente vero! E poi che razza di parola è pomiciatori? Non esiste nemmeno"
"Preferisci scopa amici?"
Mi scaravento su di lei per impedirle di dire altro mettendole una mano sulla bocca.
Fortunatamente Dylan quel giorno non era a scuola, potevamo benissimo parlare di lui ma era meglio non esagerare in pubblico, chiunque avrebbe potuto fraintendere i nostri discorsi e nei corridoi le voci girano veloci.
"Smettila di prendermi in giro solo perché sono vergine" arrossisco all'istante dirigendomi verso il tavolo.
"Se tu venissi qualche volta con me in discoteca ti toglieresti questo problema definitivamente" ghigna addentando il suo panino ed io alzo gli occhi al cielo.
"Preferirei farmi suora che farlo con il primo ubriaco che c'è in una discoteca"
"Ma tu sei già una suora"
-
"Dylan?"
Avrei dovuto fare una foto alla faccia di mamma nel vedere dopo svariate settimane il ragazzo che mi aveva fatto penare tanto ma che continuava a volergli un bene dell'anima.
Avevamo troppi ricordi con lui per poter voltargli le spalle alla prima occasione.
Anche se di altre occasioni per non farlo entrare più nella nostra famiglia ce n'erano state.
"Marina, sono così felice di rivederla" Dylan irrompe nel nostro soggiorno baciando calorosamente le guance di mia madre che sembra letteralmente paralizzata nel ritrovarselo di fronte in tutta la sua altezza.
"Ma cosa" ha iniziato a balbettare squadrando prima lui e poi me che sono tranquillamente seduta sul divano con sulle gambe il libro di letteratura.
"Cathie, cos'è questa storia?"
Mamma incrocia le braccia al petto diffidente, questa volta sembra più sulle sue, deve aver ripensato a come in questi giorni lui mi abbia fatta soffrire.
"Non eri tu quella che voleva sempre il nostro vicino a casa?" feci spallucce senza distogliere lo sguardo dal libro.
"Uhm, non pensavo ci sarebbero stati problemi" sento le suole di Dylan avvicinarsi nella mia direzione "Io e Cathie ci siamo, come dire, chiariti"
Mamma mi guarda con la sua espressione da detective modalità : non me la racconti giusta, signorina.
Senza aggiungere altro Dylan mi fa alzare dalla poltrona e mentre sono intenta ad aggiustarmi quell'indecente pantalone rosa a pois che uso come pigiama sento le dita affusolate del ragazzo al mio fianco circondare i miei polsi.
Lo guardo corrucciata mentre lo vedo abbassarsi, un ciuffo di capelli gli ricade sulla fronte mentre chiude i suoi occhi.
Quando capisco le sue intenzioni mi affretto a liberarmi dalla sua presa, pestargli il piede fin troppo ferocemente e spingerlo il più lontano possibile.
Mamma lancia un urlo per poi svenire sul tappeto, Caleb, che fino ad all'ora era rimasto impietrito a guardare la televisione era anche lui alquanto sconcertato mentre ci fissava incredulo.
"Ahia!" Dylan saltella per la stanza su un piede solo "Cosa cavolo ti è preso?"
"Non penso che baciarci di fronte a mia madre sia un modo carino e delicato per spiegarle la situazione"
Mi abbasso di fianco al corpo sdraiato e inerme di mia madre, il petto si alza e abbassa velocemente, il suo cuore probabilmente non ha retto lo shock.
"Ma se è da anni che praticamente ci obbliga a fidanzarci"
Dylan mi affianca osservandomi mentre registro le pulsazioni irregolari dal suo polso.
"Caleb chiama l'ambulanza"
"E poi perché ogni volta che provo a baciarti devi sempre farmi male"
"Ogni volta?" per poco il telefono non cadde dalle mani di mio fratello "E' lui quello per cui piangevi, Cathie?"
"Hai pianto per me?"
Le pupille di Dylan si dilatarono immediatamente, la mascella contratta, probabilmente si stava rimproverando di qualcosa.
"Mi dispiace per il piede" cambio frettolosamente discorso.
Scuote la testa mentre mi accarezza lentamente il ginocchio.
Gli mostro un sorriso flebile ma sincero, mi sbilancio fino a quasi perdere l'equilibrio per lasciargli un bacio sulla guancia.
"E questo per cos'è?" alza un sopracciglio mentre sentiamo le sirene dell'ambulanza farsi sempre più vicine.
"Non pensavo avessi avuto il coraggio di baciarmi così pubblicamente"
Mostrò un sorriso sornione e subito dopo gli mollai uno schiaffo prendendolo così alla sprovvista che rimase senza parole.
"Perché l'hai fatto?" la sua voce divenne stridula.
"Perché non dovevi baciarmi davanti a mia madre senza avvertirmi, dovevamo parlarne prima"
Non ero veramente arrabbiata, se mamma non fosse svenuta non l'avrei mai fatto, ma il solo pensiero che lei mi avrebbe visto in un atteggiamento così intimo con lui mi faceva sentire imbarazzata.
Dovevamo parlare, non ero ancora sicura di cosa fossimo noi.
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Seven minutes 《Dylan O'Brien》
FanficDal capitolo : 'acqua e sposalizi' 'L'amore si fa in due, non in uno solo' ~~~ È una storia d'amore come tante, una storia d'odio come poche.