'soluzioni e cassonetti'

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Qualcuno scosta le tende dalla finestra e la luce del mattino avvolge la mia camera.
"Dolcezza"
Mi copro fino alla testa con il lenzuolo.
Non voglio farmi vedere così da papà, ho passato la notte su internet per chiarirmi le idee su cosa fare, ma pensieri sull'amicizia con Dylan rovinata mi hanno impedito di dormire decentemente.
"Cathie" si siede di fianco alle mie gambe e con la mano abbassa delicatamente il lenzuolo per incontrare i miei occhi rossi e gonfi.
Non fa alcun commento sul mio terribile aspetto e lo ringrazio mentalmente.
"Sono le due del pomeriggio, sei stata a letto tutta la mattina" il suo sguardo è preoccupato e mi sento in colpa per non aver occupato questo tempo con lui.
Sono davvero una persona egoista.
"Papà Dylan mi odia" stringo gli occhi mentre una morsa mi prende lo stomaco.
Il digiuno di queste ore si fa sentire e non resisto più ormai.
"Pensa che io lo giudico e che sono gelosa, ma non è vero, semplicemente mi manca" non ci sono più lacrime, il mio corpo è al massimo della disidratazione.
"Perché non glielo dici allora?" Mi sfiora la guancia con una carezza e chiudo gli occhi a quel tocco.
Perché papà sembra farla sempre così semplice?
"Dai alzati, farai la muffa se stai un minuto di più"
Praticamente mi spinge fuori dal letto e mi rinchiude in bagno.
Devo riprendermi, non posso permettermi di stare a guardare senza fare niente.
Ho bisogno di parlargli, ci siamo sempre chiariti nonostante tutto.
Forse pure lui ora starà pensando di tornare da me.
Succede sempre così.
Più convinta che mai mi asciugo veloce dopo una doccia fredda e liscio i capelli che per l'umidità si gonfiano inevitabilmente.
Non ho tempo di farmi la piastra e corro a cambiarmi mentre corro verso la porta d'ingresso.
Il tempo di dare un bacio veloce a papà che mi ritrovo in auto con la radio a tutto volume.
Non posso perdere la determinazione proprio ora.
Una volta arrivata davanti all'edificio degli studi ricordo che io qui non ci posso venire.
Devo fare attenzione a non farmi vedere.
Parcheggio l'auto ed entro dalla porta del retro che
si affaccia nel gabbiotto delle riprese.
Qui ci sono una decina di computer che inquadrano in diverse prospettive gli attori.
Sarà impossibile non farmi vedere.
Devo trovare un'altra entrata.
Non faccio in tempo a voltarmi che una mano si posa sulla mia bocca impedendomi di urlare dalla paura.
Qualcuno mi tira fuori da quella stanza riportandomi al parcheggio di prima.
Quando finalmente l'assalitore mi libera dalla sua presa mi volto per scoprire che è semplicemente Ashton.
Tiro un sospiro di sollievo e sento il cuore tornare a un battito cardiaco più naturale.
"Volevi farmi venire un infarto?"
"Scusa, ti stavi cacciando veramente nei guai, non avrei sopportato di vederti in mano alla polizia" sorride imbarazzato mentre si dondola sui talloni.
"Che ci fai di nuovo qui?"
"Devo parlare con Dylan"
"Oh beh, mettiti in fila allora" ride evidentemente divertito indicando una folla di ragazze che si trovano verso l'entrata est dell'edificio.
Come ho fatto a non notarle prima?
Un brivido di timore mi percuote le ossa.
Non ce la farò mai, mi sostituirà con una di loro, ne sono certa.
"Stai bene? Sembri sbiancata sul colpo" i suoi occhi mi squadrano e mi sventola una mano sul viso.
"Devi aiutarmi" lo imploro "Ho bisogno di parlargli, subito"
Ci pensa su guardandosi intorno.
È preoccupato, non voglio di certo farlo licenziare, ma ho bisogno di lui.
"Posso distrarre il regista e farti entrare, ma poi sta a te trovarlo"
"Grazie mille Ashton" mi lancio su di lui che si irrigidisce per qualche secondo prima di ricambiare l'abbraccio "sei il mio salvatore"
Arrossisce imbarazzato e lo seguo verso l'entrata principale dove, grazie alla sua presenza, superiamo tranquillamente due guardie degli studi.
All'interno è tutto come sempre, persone che vanno in ogni direzione, c'è confusione più del solito, i costumisti si accertano delle ultime misure mentre gli sceneggiatori sistemano gli ultimi dettagli.
"Allora io vado, tu fai in fretta"
Annuisco mentre con la mente già sto altrove.
Mi sento persa in mezzo a tutta questa gente, non ho nessun punto di riferimento e ciò mi disorienta.
Mi scontro più volte con qualche tecnico prima di imbattermi in Holland, la guardo di sfuggita prima di superarla.
Ma lei non sembra volermi ignorare.
"Tu sei una fan di Dylan?" Mi indica e sbatte veloce le ciglia mentre cerco di metabolizzare le sue parole.
"Ti ho visto più volte che volevi parlarci, senza successo" mi sta prendendo in giro, il suo sorriso falsamente amichevole mi fa venir voglia di strappare quelle extension una ad una.
"A dire il vero no" mi schiarisco la gola e faccio un passo in avanti "sono la sua migliore amica, a proposito, lo hai visto da qualche parte?"
"Che razza di migliore amica non sa dov'è la sua dolce metà?" sento nello stomaco ribellarsi una guerra contro quella ragazza che parla fin troppo per i miei gusti.
"Comunque è nell'ultima porta del corridoio"
Metto da parte l'odio nei suoi confronti e la ringrazio. Scuote con una mano i suoi capelli e si allontana su quei trampoli mentre le auguro una storta alla caviglia.
Seguo le sue indicazioni e arrivo di fronte ad una porta in legno.
Si sentono alcune voci provenire da essa, forse Dylan non è solo.
Busso un paio di volte ma per la confusione nessuno mi sente.
Prendo un lungo respiro e senza pensarci abbasso la maniglia trovandomi di fronte alcuni ragazzi mezzi nudi con solo un asciugamano a coprire le loro intimità.
Merda, è lo spogliatoio del set e stavano per l'appunto girando una scena.
Trattengo il fiato mentre tutti mi guardano sorpresi senza sapere cosa fare.
Non riesco a muovere alcun muscolo, l'unica cosa che sento è il mio viso andare a fuoco, le gambe cedere e la bocca immediatamente priva di saliva.
"Ancora tu?" La voce familiare del regista mi risveglia dal mio stato di trans e quando incrocio il suo sguardo al limite della sopportazione noto che è con Ashton che mi fa cenno di andare via e in fretta.
Gli attori scoppiano a ridere mentre fanno battutine perverse e non faccio in tempo a correre via che sento qualcuno sollevarmi di peso da terra.
In pochi minuti mi ritrovo sbattuta violentemente fuori dagli studi e per di più vicino ad un cassonetto puzzolente.
Lancio un urlo frustrata e il gatto poco lontano da me scappa terrorizzato.
"Perché non me ne va mai una giusta?" Urlo appoggiando la testa contro il muro cercando di regolarizzare il respiro.
"Perché sei tu che ti cacci sempre nei guai" Dylan avanza verso di me, ha il viso pensieroso, le sue mani nelle tasche posteriori dei pantaloni color cachi.
"Dylan" dalle labbra mi esce un flebile respiro, poggia le mani contro il muro poggiando la fronte sulla mia.
"Ci sarà una volta in cui non mi farai uscire di testa? Che avevi intenzione di fare?" Un sorriso compare sulle sue labbra e inevitabilmente sorrido di rimando.
"Volevo parlarti, ti stavo cercando"
"Non potresti nemmeno più entrare tu. Il regista è su tutte le furie"
"È colpa tua. Se non mi avessi fatto arrabbiare non sarei qua a chiederti scusa"
"Sono io che dovrei chiederti scusa Cathie" aggrotta la fronte e con l'indice stendo il cipiglio tra le sue sopracciglia "sono stato davvero insopportabile ieri, dicevo cose a vanvera"
"Ma quelle le dici sempre" scoppio a ridere e lui mi pizzica un fianco provocandomi il solletico.
"Non incominciare" lo avverto mentre alza le mani con un sorriso beffardo.
La porta del retro si apre e Ashton si ferma sui suoi stessi passi vedendoci praticamente attacati al muro.
Mi affretto a dileguarmi dalla sua presa avvicinandomi al ragazzo dagli occhi verdi che in questo momento sembra abbastanza confuso.
"Ho interrotto qualcosa?"
"Certo che no" lo affianco e lo sorrido rassicurandolo.
"O'Brien ti vogliono dentro adesso"
Dylan guarda prima Ashton e poi me. Sospira sconfitto e mi lascia un bacio sulla fronte promettendomi che avremmo cenato insieme questa sera.
Una volta sola con Ashton mi sento in imbarazzo, lui non ha intenzione di parlare e io continuo a dondolarmi sui talloni alla ricerca di un argomento di discussione.
Perché nei momenti in cui tocca a me dover dire qualcosa sembra sempre che il mio cervello vada in vacanza?
"Grazie davvero Ashton" sono le uniche parole che mi escono dalla bocca e persino lui sembra non crederci, ma accenna un sorriso mentre si aggiusta la bandana tra i capelli.
"Non sapevo che tra te ed O'Brien ci fosse qualcosa"
"Oh no, sei fuori strada, è solo il mio vicino, lo conosco da tanto tempo, tutto qua" faccio spallucce e lui sembra rianimarsi.
"Allora questa è l'ultima volta che ti vedo, il regista ha già ordinato alle guardie di non farti avvicinare agli studi"
"Mi odia proprio, ma io mi sento in colpa" borbotto ripensando alle precedenti figure.
"Non è un uomo paziente, ma nemmeno tu sei molto affidabile"
"È stata colpa di Holland! Non sapevo che dietro quella porta ci fosse un set" quella ragazza me la pagherà, la odio.
"Holland? Ma è una ragazza così dolce" Ashton sembra pensarci su mentre io lancio un urlo di nuovo innervosita.
Ma quanto può essere falsa?
Lascio solo Ashton tornando in auto e alzando il volume della radio al massimo mentre lo vedo guardarmi confuso dal marciapiede.
Alza la mano in segno di saluto ma io mi limito a dire addio a quel posto che non mi mancherà affatto.

Seven minutes 《Dylan O'Brien》Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora